Andrea Lecce, responsabile Direzione Impact di Intesa Sanpaolo - undefined
«Nei primi nove mesi del 2024 abbiamo erogato al mondo Non profit 210 milioni di euro e vogliamo continuare a crescere per essere punto di riferimento ed elemento di unione tra chi fornisce risorse e chi le utilizza per generare impatto sociale e rappresentare il bene comune quale valore civile per le comunità in cui operiamo». Andrea Lecce, responsabile Direzione Impact Intesa Sanpaolo, che all’interno della Divisione Banca dei Territori guidata da Stefano Barrese si propone di valorizzare il contributo del Terzo Settore, fa un bilancio delle risorse destinate a questo pezzo fondamentale dell’economia sociale italiana (verosimilmente anche per quest’anno si raggiungerà quota 300 milioni) e delle attività supportate nel corso dell’anno. Dai risultati presentati nei giorni scorsi sulle iniziative portate avanti nel 2023 è emerso che per ogni euro investito si generano oltre 3 euro di benefici sociali, a dimostrazione dell’impatto positivo che arriva sui territori.
Nella misurazione sono emersi alcuni ambiti in cui le iniziative finanziate da Intesa Sanpaolo hanno un impatto particolarmente rilevante: il 34% dei benefici contribuisce all’istruzione e l’inserimento lavorativo, il 33% alla salute e all’assistenza, il 17% a fronteggiare la povertà e le disuguaglianze, il 7% alla sostenibilità ambientale.
Il 60% degli impatti riguarda i beneficiari diretti quali ad esempio gli studenti, gli assistiti e i pazienti. Il 40% si estende all’intera comunità. In ambiti come sanità e assistenza sociale si osserva anche una grande incidenza di benefici indiretti, in particolare per i caregiver. Nel settore culturale gli impatti si estendono prevalentemente alla collettività, attraverso l’ampliamento dell’offerta culturale e l’incremento dei flussi turistici.
Una percentuale elevata di risorse negli anni scorsi è stata destinata ad ambiti fondamentali per il welfare come l’istruzione e la sanità. Un trend che, secondo Lecce, verrà confermato anche nel prossimo futuro, con alcune novità: «Gli ambiti in cui vengono destinate le risorse dipendono dalle esigenze delle comunità, che di volta in volta la banca cerca di supportare, e sicuramente anche nel 2025 molte iniziative riguarderanno la sanità, l’assistenza e l’istruzione – spiega Lecce – . Mi aspetto inoltre un aumento dei progetti che riguardano il social housing e lo student housing, visto che la possibilità di poter contare su soluzioni abitative a prezzi accessibili è una questione sempre più sentita da una quota crescente di famiglie e giovani. Un altro focus su cui vedremo uno scatto in avanti è quello relativo all’educazione e penso in particolare a modelli che curino le varie forme di dipendenza, dalle diverse forme di ludopatia alla dipendenza dai social, per contrastare un disagio che consenta il reintegro delle persone che soffrono di queste patologie».
In generale, dall’osservatorio dell’universo del Non profit della Direzione Impact di Intesa Sanpaolo si segnalano progressi nella gestione del risparmio: «Sul piano finanziario il mondo del Terzo Settore si è evoluto, facendo grandi passi in avanti pur mantenendo un approccio prudenziale – evidenzia Lecce –. Abbiamo assistito a una diversificazione più ampia degli investimenti che hanno avuto rendimenti medi del 5%». Il 2024 è partito un po’ in sordina per un contesto generale complesso tra tassi d’interesse alti e molti rinnovi contrattuali congelati, ma con il trascorrere dei mesi la situazione è migliorata: «È stato un anno in crescendo – conferma il manager di Intesa Sanpaolo –. E da settembre in poi c’è stato un risveglio della domanda di investimenti e di progetti, anche alla luce di condizioni del credito migliorate».
Se sul piano finanziario c’è stata un’evoluzione positiva, ampi margini di crescita ci sono ancora nella dimensione nazionale del Terzo Settore e nel dialogo con le realtà profit. «La maggior parte delle realtà del Non profit opera ancora esclusivamente sul piano locale – sottolinea Lecce –. Basti pensare che solo il 12% delle organizzazioni di volontariato ha contatti con enti nazionali e che l’85% delle realtà associative non ha dipendenti, che sono concentrati soprattutto nelle cooperative e nelle imprese sociali. Per cui occorre fare rete e creare connessioni per mettere in contatto enti e associazioni di diversi territori che operano nello stesso ambito, come abbiamo fatto ad esempio durante il nostro tour di incontri sull’impatto con le organizzazioni non profit a Firenze, Napoli e Padova». L’altra sfida, infine, è quella di intensificare le partnership tra Non profit e profit, nell’ottica di una collaborazione più proficua per entrambi: «A Cuneo, per esempio, nelle scorse settimane abbiamo organizzato un laboratorio Esg per mettere in contatto realtà che si occupano di formazione e lavoro in carcere e aziende profit che lavorano in filiere di produzione similari». Secondo Lecce è soprattutto da queste “connessioni” che passa la crescita dell’economia sociale.
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