
L’Italia non ci sta a fare da comparsa e rivendica pari condizioni di trattamento. Il primo tavolo nazionale StMicroelectronics, il colosso italo-francese di microchip si è concluso con le rassicurazioni da parte dell’azienda. Ma i nodi sul tappeto restano molti dagli esuberi ai finanziamenti, dal crollo dei ricavi ai piani per lo sviluppo.
All’incontro, presieduto dal ministro Adolfo Urso e convocato d’intesa col Mef hanno partecipato il cfo dell’azienza, Lorenzo Grandi il responsabile Manifattura, Fabio Gualandris, i sindacati di categoria e i rappresentanti delle Regioni e degli enti locali coinvolti.
È stata l’occasione per illustrare il piano industriale della multinazionale che in Italia ha circa 13 mila dipendenti, in buona parte dislocati nei due siti principali di Catania e Agrate Brianza con oltre 5 mila dipendenti ciascuno. L’azienda ha garantito che tutti i siti resteranno aperti e ciascuno continuerà ad avere un ruolo e una missione specifica. Previste azioni “sostanzialmente equivalenti” tra Francia e Italia sia per ricerca e sviluppo che per la produzione. Massima collaborazione, almeno sulla carta, con le parti sociali per un “dialogo costruttivo” che porti a “soluzioni condivise”. Dai sindacati però arrivano considerazioni di tutt’altro avviso di un piano pieno di ombre e di omissioni, perché il taglio all’occupazione in Italia non è stato quantificato, ma si è parlato di 2.800 esubieri a livello globale. «Come questo si articolerà sul nostro territorio non è dato saperlo» spiega Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom-Cgil. Il timore è che a pagare il prezzo più alto sia lo stabilimento di Agrate Brianza dove un enorme reparto, con 2500 persone, che rischia di venire raso al suolo perché diventato ormai “vecchio”. Gli investimenti saranno di 2,6 miliardi di euro per Catania e 1,2 miliardi di euro per Agrate. Il ministro Urso ha ribadito che nel sito siciliano ci sarà anche un corposo investimento pubblico. Ad Agrate rimarrà il centro per la ricerca tecnologica, la progettazione e la produzione di semiconduttori. In allerta anche la Regione Lombardia che vuole convocare azienda e sindacati. L’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi ha giudicato insufficienti le garanzie sul futuro del sito di Agrate Brianza che «deve restare centrale e strategico per le prospettive di sviluppo della società». Preoccupazioni condivise dalla Cisl. Massimiliano Nobis, segretario nazionale della Fim parla di un «piano ambizioso, ma non sostenibile nei tempi e per la mancanza delle risorse» ed esprime una «forte preoccupazione per la tenuta occupazionale e industriale».
Altro nodo spinoso quello della governance. Il Mef, al pari del governo francese, detiene il 50% di Stm Holding, che a sua volta controlla il 27,5% della multinazionale. Tra Italia e Francia è in atto da settimane un braccio di ferro sulla gestione, ultimo atto la bocciatura da parte del consiglio di sorveglianza della nomina di Marcello Sala, direttore generale del dipartimento Economia del Mef, un atto che il Giogetti ha giudicato “gravissimo e inaccettabile”, annunciando da parte dell’azionista italiano un atteggiamento “d’ora in poi di critica opposizione”. Da tempo il ministero dell’Economia è critico nei confronti dell’ad Jean Marc Chery. Un’insoddisfazione dovuta al forte calo (-23%) dei ricavi nel 2024, al dimezzamento del titolo in borsa e alla stesura di un piano di contenimento dei costi considerato sbilanciato. L’Italia, è l’opinione diffusa da tempo negli ambienti governativi, sarebbe stata trascurata. Pieno sostegno alla linea Giorgetti è stato espresso da Urso nel corso dell’incontro. «Ci sono stati degli errori sui prodotti da sviluppare, forse dovuti anche agli evidenti squilibri nella governance» ha detto auspicando un confronto serrato, quello di ieri è stato solo un primo passo, per riportare l’Italia al centro del piano di sviluppo.
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