venerdì 27 dicembre 2024
La tensione è aumentata dopo lo sgombero di 36 famiglie abusive. Il parroco, don Maurizio Patriciello, da tempo sotto scorta: è un Natale molto triste, molti non mandano più in chiesa i loro figli
A Caivano feste in un clima da coprifuoco. Saltata pure la Messa di mezzanotte
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Gesù è nato un po’ più solo, qui, dove nasce più volentieri che da altre parti: niente Messa di mezzanotte, niente fiori sull’altare, neppure un bimbo alla Messa della mattina di Natale. Le strade del Parco Verde di Caivano intanto sono silenziose, strane, niente colore e calore e nemmeno i mille rumori che t’accolgono da queste parti e normalmente fanno sorridere. Strade strane, silenziose, tese, cupe, come fossero in attesa di qualcosa. Niente luci di festa e anche questo, qui, non dev’essere mai successo. Una macchina dei Carabinieri è fissa davanti al cancello della parrocchia “San Paolo Apostolo”.

Un «Natale molto triste per noi», dice il parroco don Maurizio Patriciello. «Trentasei famiglie sono state mandate via dalle case che occupavano abusivamente, in tutto erano duecentocinquanta le famiglie occupanti». Ma queste trentasei «hanno dovuto lasciare la casa perché avevano problemi con la legge, parliamo di penale». E lui pensa, «da pastore di questa parrocchia così provata, che tutta quanta la comunità risenta di quel che è successo».

E da quel giorno d’un mese fa, il 28 novembre, quando arrivarono per eseguire gli sfratti oltre mille fra poliziotti, carabinieri, finanzieri, il clima al Parco Verde è diventato velenoso e il parroco di “San Paolo Apostolo” è nel mirino. I suoi due uomini di scorta non lo mollano un attimo. La frequenza della sua chiesa «s’è più che dimezzata», spiega don Patriciello. «Il dolore più grande sono i bambini, tante famiglie non ce li mandano né all’oratorio, né al catechismo».

Molta gente del quartiere viene “invitata” a non andare in chiesa e tutti sanno che l’invito parte da certi gran ciambellani della camorra nel Parco Verde. Meglio, allora, non correre rischi: la Messa di mezzanotte non è stata celebrata e non era davvero mai accaduto. Cancellata «anche perché si sarebbe potuta creare ancora un po’ di confusione - dice don Patriciello - e ci sarebbe potuto essere qualche incidente. Voglio che nessuno si faccia male, da prete devo tutelare tutti».

Non solo. Anche l’altare - sul quale di solito, in queste settimane, c’erano un bell’albero decorato e tanti fiori - è diverso. «Quest’anno abbiamo fatto la scelta di non mettere né l’uno né gli altri e lasciare tutto così com’è, nulla oltre il Presepe - racconta il parroco -. Per sottolineare con uno stile sobrio la nostra comprensione per le difficoltà di coloro che, comunque, hanno dovuto lasciare la casa».

A proposito, dal 28 novembre il quartiere è ancora presidiato dalle forze di polizia e da queste parti è un mese che non si vende più roba o quasi: tenendo conto che il Parco Verde era tra le prime due o tre piazze di spaccio d’Europa come grandezza, male non sembra andare da questo punto di vista, anzi. Naturalmente a parte per quelli che traffico e vendita li gestiscono. Che stanno aspettando passi la tempesta e però non troppo tranquillamente, già troppi soldi (sporchi, sporchissimi) sono svaniti: non si spaccia, non s’incassa.

Ma almeno ora «non c’è più questo fiato puzzolente sul collo», ripete don Patriciello: «C’erano quattordici punti di spaccio, e in un quartiere piccolo come il Parco Verde, le persone, i bambini, le signorinelle, avevano questo fiato puzzolente sul collo dalla mattina alla sera».

Adesso, però, vedere vuota o quasi questa parrocchia fa male. Prima c’erano a ogni ora ragazzini, che giocavano a pallone, si divertivano, scherzavano con zio prete (come lo chiamano), entravano e uscivano dalla chiesa e poi c’erano gli altri, quelli del catechismo e delle associazioni. Adesso la chiesa è fredda. Deserta. Triste. Spariti anche da qui colori e calore e rumori.
Don Patriciello pensa e spera che «col tempo le cose si possano aggiustare, che lentamente qualcosa cambi». Dice: «Spero anche che i fratelli che hanno sbagliato, possano rimettersi sulla giusta strada e non sbagliare più». Del resto, «l’annuncio del Vangelo è per tutti, anche per loro».

Il parroco del Parco Verde è chiaro, deciso: «Da una parte c’è la sete di giustizia, che non potrà mai venire meno. E noi abbiamo sete di giustizia, la Chiesa ha sete di giustizia, non possiamo stare dalla parte di un fratello che ha venduto droga o fatto estorsioni o chiesto il pizzo, non succederà mai, non potrà mai succedere». Però la stessa Chiesa ha anche «sete di carità, perciò neanche la speranza verrà mai meno».

C’è un regalo di Natale che proprio vorrebbe, don Maurizio Patriciello: «Chiederei un po’ di normalità. Per questa povera gente che da decenni vive nell’illegalità», anche «perché le istituzioni non hanno fatto il loro dovere e lo dico con sofferenza, io che da prete ho il dovere di aiutare i giovani a credere nelle istituzioni».

Ci sono poche persone in giro per il Parco, strano anche questo, visto che sono i giorni di Natale. Poche persone che si fermano e parlano tra loro, poche persone nei bar. Al solito, se ti muovi in macchina ti accorgi che ti tengono d’occhio: più che un problema, è diventata un’abitudine.

Il sacerdote ricorda le lacrime di Adriano, uno dei giovani di “San Paolo Apostolo”, ventenne, quando qualche anno fa andarono dal Presidente Mattarella al Quirinale: «“Presidente”, disse Adriano , “noi non vogliamo essere i primi, ma non vorremmo essere neanche gli ultimi - ricorda don Patriciello -. Ogni mattina per andare a scuola, io devo attraversare cinque posti dove si spaccia. Ecco, noi vogliamo solamente essere normali, aiutateci a esserlo”».

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