La diffusione del lavoro da casa è stata una delle grandi nuove tendenze globali provocate dalla pandemia - CC Gracini Studios Pixabay
Bisognerebbe tassare chi lavora da casa per aiutare le “vittime” economiche dello smart working. È una della idee degli analisti di Deutsche Bank all’interno di una più ampia analisi su come ricostruire le nostre economie dopo la pandemia.
Le persone che possono lavorare da casa e disconnettersi dalla società faccia-a-faccia hanno guadagnato molto durante la pandemia – argomenta Luke Templeman, macro strategist della banca tedesca –. Una tassa del 5% per ogni giorno di lavoro da casa non peggiorerebbe le condizioni del lavoratore medio rispetto al lavorare in ufficio».
La questione sollevata dall’analista non è ideologica o di retroguardia, ma molto concreta: l'idea è che se decine di milioni di persone possono sfruttare una modalità di lavoro che gli semplifica la vita ma altri milioni di persone pagano le conseguenze di questo cambiamento, si debba trovare un modo per aiutare chi finisce in difficoltà a causa della diffusione dello smart working.
«Abbiamo impiegato decenni e secoli per costruire l’ampia infrastruttura imprenditoriale ed economica che sostiene il lavoro faccia-a-faccia. Se una larga fascia di attività diventa ridondante, il malessere economico sarà grande» aggiunge Templeman.
Secondo i calcoli di Deutsche Bank una tassa del genere potrebbe generare 48 miliardi di dollari di gettito fiscale negli Stati Uniti, 15,9 miliardi di euro in Germania e 6,9 miliardi di sterline nel Regno Unito. Risorse che andrebbero impiegate in misure di sostegno per i redditi più bassi, per i lavoratori che non possono fare smart working e per le attività che devono reinventarsi per un mondo di smartworker.