È quasi generale l'alzata di scudi in Italia contro il via libera dell'Europarlamento allo stop di auto nuove a benzina e diesel nel 2035. Protestano l'Anfia, gli industriali, il mondo politico, mentre i sindacati chiedono l'apertura del confronto sulla transizione. Unica voce fuori dal coro è quella della Cgil Piemonte, che considera la decisione europea "un'opportunità da sfruttare".
"Sono 70.000 i posti di lavoro a rischio nell'industria automotive, legata alla produzione di componenti che non serviranno per l'elettrico", è il nuovo allarme dell'Anfia. "L'elettrico a oggi non è in grado di compensare la perdita di posti di lavoro, non basta costruire colonnine di ricarica o altri componenti. Servono piuttosto azioni per portare in Italia pezzi di filiera legati alla produzione di batterie per le auto elettriche", spiega il direttore dell'associazione Gianmarco Giorda.
"È una soluzione molto ideologica e poco realistica", commenta da parte sua il viceministro allo Sviluppo Economico, Gilberto Pichetto. "È difficile immaginare - osserva - come sarà il 2035. Bisognava ridurre le emissioni in modo graduale tenendo conto della realtà che stiamo vivendo". Anche per il presidente degli industriali torinesi "è un durissimo colpo per il settore automotive: il
voto del Parlamento Europeo ribadisce un'impostazione ideologica a favore dell'elettrico e pone in serio rischio la filiera dell'auto italiana e continentale". I sindacati intanto chiedono al governo di aprire un confronto. Il segretario nazionale della Fim, Ferdinando Uliano, sollecita l'immediata convocazione del tavolo ministeriale dell'automotive. "È fondamentale - spiega - non perdere
ulteriore tempo davanti a una transizione epocale che mette a rischio, se non governata, oltre 75 mila posti di lavoro nel nostro Paese". Anche Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil, chiede che "parta subito con il confronto tra governo, sindacati e imprese. Il silenzio del Governo è ormai insostenibile e non si spiega nel momento in cui sindacati e sistema delle imprese insieme stanno chiedendo e sollecitando l'apertura di un tavolo specifico con la presidenza del consiglio e i ministri competenti". Dal canto suo Giorgio Airaudo, segretario generale della Cgil Piemonte, invita "il sistema industriale italiano legato alla
produzione dell'endotermico a non perdere l'occasione e ad adeguarsi sfruttando l'occasione di innovare". "È inutile - afferma - fare gli ultimi del vecchio processo produttivo. Conviene approfittare del salto tecnologico. Senza lasciare indietro nessuno".