Appello alla flessibilita da parte dei vertici della Fiat, così come da parte di quelli sindacali, arriva oggi dal parroco della chiesa San Felice in Pincis di Pomigliano d'Arco (Napoli), don Peppino Gambardella, che invita tutti ad una maggiore "razionalità". Mentre un altro parroco, don Aniello Tortora, responsabile della pastorale del lavoro della diocesi di Nola, invita la Fiom a siglare l'accordo per non perdere l'occasione, e trovare una soluzione poi. "La chiusura dello stabilimento - afferma don Peppino - sarebbe un disastro. In questi giorni stiamo vivendo la sofferenza di tanti padri di famiglia, di tanti operai che temono per il loro futuro occupazionale. La chiusura porterebbe alla disperazione migliaia di famiglie che vivono di questo lavoro, e molto probabilmente la camorra, come ha sottolineato anche il vescovo, troverebbe terreno fertile".
La preintesa. Finisce con una pre-intesa separata la trattativa sul rilancio dello stabilimento di Pomigliano. Il sì alla Fiat è arrivato ieri da Fim-Cisl, Uilm, Fismic e anche dall’Ugl, che in primo momento sembrava non avere aderito. Resta fuori solo la Fiom-Cgil. I lavoratori della fabbrica saranno chiamati a esprimersi sull’accordo raggiunto con un referendum, il cui risultato sarà vincolante per l’accordo.L’esito del confronto sembra scongiurare l’ipotesi di una ritirata della Fiat. In mattinata parlando a Venezia l’amministratore delegato Sergio Marchionne era stato molto chiaro: senza intesa sulla proposta presentata dall’azienda, tutto torna in discussione, a partire da gli investimenti per la nuova Panda, e per Pomigliano si profila la chiusura. Il gruppo dell’auto ieri sera ha espresso apprezzamento per le adesioni di quattro delle cinque sigle sindacali ma non ha ancora sciolto formalmente le riserve firmando l’accordo: per il giudizio definitivo sull’applicabilità attende il voto dei lavoratori. Per la Fiat, che punta a un’organizzazione della fabbrica coesa e senza sbavature, un accordo unitario avrebbe offerto maggiori garanzie. Tanto che il Lingotto ha accusato senza mezzi termini la Fiom dell’eventuale fallimento del progetto: «Qualora la situazione individuata con Fim, Uilm, Fismic e Ugl non risultasse praticabile, la responsabilità del mancato investimento a Pomigliano ricadrebbe tutta sulla Fiom», hanno detto i rappresentanti Fiat al tavolo di trattativa.Rispetto al documento già presentato, ieri l’azienda ha fatto solo una concessione, decisiva per strappare il sì alle quattro sigle firmatarie: a decidere se far scattare le sanzioni disciplinari per i lavoratori che non rispetteranno l’intesa (un punto malvisto da tutte le sigle) sarà una commissione paritetica tra azienda e sindacati. La Fiom ha replicato duramente alla Fiat accusandola di «ricatto nei confronti dei lavoratori di Pomigliano e della stessa Fiom». Il segretario Maurizio Landini ha preannunciato per lunedì una decisione definitiva al comitato centrale: «Non è un accordo ma un’adesione degli altri sindacati al testo predisposto dall’azienda» che, ha detto, «deroga a contratti e a leggi dello Stato». Dalla Fim Cisl parla il segretario generale Giuseppe Farina: «Siamo abbastanza soddisfatti perché abbiamo messo una pietra concreta per lo sviluppo di Pomigliano». Il sindacalista ha rivendicato comunque di avere aderito «chiedendo alla Fiat di integrare il documento» ottenendo una clausola di raffreddamento sul tema delle sanzioni per i lavoratori. «Spero che prevalga il senso di responsabilità anche da parte dei sindacati che non hanno firmato», ha aggiunto il leader Cisl Raffaele Bonanni. Adesione per «senso di responsabilità» anche da parte della Uilm, ha spiegato il segretario Rocco Palombella, perché «il documento in sè non ci piace».L’esito della vertenza smuove le acque nel mondo politico. La firma dell’accordo da parte di quattro sigle, ha affermato il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, «incoraggia a ritenere che la grande maggioranza delle organizzazioni sindacali dei lavoratori sono in grado di sostenere la crescita e l’occupazione negoziando decisioni responsabili. Rimane la speranza – ha aggiunto – che la Fiom rifletta sul proprio autoisolamento e concorra a dare a Pomigliano l’unica prospettiva possibile». Imbarazzo nel Partito democratico. L’onorevole Beppe Fioroni, da Levico Terme, rispondendo a una domanda sulla trattativa Fiat del direttore di Avverire, Marco Tarquinio, ha detto che «questo è un momento nel quale c’è bisogno di responsabilità. A volte il meglio è nemico del bene».Il Piano di rilancio di Pomigliano prevede la ristrutturazione degli impianti per produrre la nuova Panda, un’operazione da 700 milioni di euro che garantirà il mantenimento del posto di lavoro al grosso dei 5.200 dipendenti. Circa 500 saranno invece avviati alla pensione.
Nicola Pini