
L'aula multemediale nel carcere di Bollate (Milano) - FOTOGRAMMA
Sei condannati su dieci sono già stati in carcere almeno una volta. La media dei reati ascritti a ogni uomo detenuto è pari a 2,4 contro l’1,9 di ogni donna detenuta. Si stima che il dato della recidiva possa calare fino al 2% per i detenuti che hanno avuto la possibilità di un inserimento professionale. Questi i dati evidenziati dal Cnel-Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, nell’ambito del programma Recidiva Zero, un articolato piano di intervento sviluppato nel corso dell’anno in collaborazione con il ministero della Giustizia e volto a favorire studio, formazione e lavoro in carcere.
Si registra un "trend positivo" di persone detenute occupate negli ultimi due anni (2022-2024), sia alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria che di ditte esterne. A dirlo l'avvocata Irma Conti, componente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Nel confronto tra il mese di giugno del 2024 e lo stesso mese del 2022, risulta un aumento complessivo dell'11,3% delle persone detenute che lavorano, che passano da 17.957 a 20.240 (+ 2.283). Nello specifico c'è un aumento del 7,4% delle persone detenute che lavorano alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria (da 15.827 a 17.096, + 1.269 persone), e del +32,2% di quelle occupate in ditte esterne (da 2.130 a 3.144, + 1.014 persone). Conti ha poi ricordato come i corsi di istruzione e formazione professionale attivati siano passati da 148 del giugno 2022 a 310 del giugno dello scorso anno, con gli iscritti saliti da 1.545 a 3.716, con un aumento del 140%.
Su una platea di oltre 60mila detenuti presenti negli istituti penitenziari, uno su tre è coinvolto in attività lavorative, ma tra questi non più dell’1% è impiegato presso imprese private e il 4% presso cooperative sociali. La stragrande maggioranza, pari all’85%, lavora alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, spesso per brevi periodi. Circa il 34% dei detenuti frequenta corsi di istruzione e il 6% percorsi di formazione professionale. Il numero complessivo dei detenuti iscritti all’Università non raggiunge il 3%. Il 32% degli istituti penitenziari dispone di aule didattiche utilizzate per corsi di istruzione di I e II grado e per l’istruzione terziaria, di cui oltre la metà cablato. Il 65% dispone solo di aule per istruzione primaria e secondaria, mentre il 3,5% non dispone affatto di aule. Circa uno su quattro degli istituti dispone di spazi non utilizzati, sebbene siano cablati e possano essere impiegati per percorsi formativi.
La mancata offerta di opportunità lavorative per i detenuti priva lo Stato di un ritorno sul Pil-Prodotto interno lordo fino a 480 milioni di euro. L’86% degli istituti penitenziari hanno locali all’interno adibiti ad attività di tipo lavorativo e formativo, ma quattro su dieci sono inattivi.
«Su 100 detenuti che seguono percorsi di formazione e di inserimento lavorativo in carcere nelle cooperative sociali torna a delinquere meno del 10%, un abbattimento della recidiva importante rispetto a chi è sottoposto a trattamenti standard. E di margine per far crescere l’impegno della cooperazione sociale in quest’ambito, ce n’è». Lo dice Stefano Granata, presidente di Confcooperative Federsolidarietà.
«Un detenuto su tre, tra quelli occupati nel privato, è assunto da una cooperativa sociale associata a Confcooperative Federsolidarietà. E sono oltre 1.500 i detenuti ed ex detenuti impegnati in percorsi di formazione, tirocini e borse lavoro. Mentre sono 3mila gli ex detenuti che, intrapreso il percorso di lavoro in una cooperativa sociale, vi restano anche al termine della pena. Come è emerso anche dalla proposta del Cnel - continua Granata – è importante far diventare la pubblica amministrazione un committente stabile delle prestazioni erogate attraverso un piano di acquisti sociali della pubblica amministrazione così da rendere più efficaci i servizi e la connessione con il territorio».
L’impegno della cooperazione sociale si rinnova per rendere tangibili sia la finalità rieducativa della pena, sia la funzione sociale della cooperazione, come indicato dall’articolo 45 della Costituzione. Considerando che un detenuto costa oltre 150 euro al giorno al nostro Paese, investire in questi strumenti per il reinserimento socio lavorativo, premia. I lavori al Cnel rappresentano un’occasione per mettere in luce le esperienze e il contributo che le cooperative sociali danno alle politiche di inclusione e di inserimento lavorativo dei detenuti all’interno e all’esterno degli istituti penitenziari come richiesto dall’articolo 27 della Costituzione con «le pene che devono tendere alla rieducazione del condannato».
Una riabilitazione sociale che punta molto sulla formazione e il lavoro. Sono circa 110 le cooperative sociali aderenti a Confcooperative che assumono regolarmente (con retribuzioni previste dal Ccnl delle cooperative sociali siglato con Cgil, Cisl e Uil) persone svantaggiate nell’ambito della giustizia, sia in lavorazioni intramurarie che all’esterno delle carceri, per un totale di circa 1.107 persone tra detenuti, ammessi alle misure alternative alla detenzione e al lavoro esterno.
Oltre 4mila persone usufruiscono dei servizi residenziali per detenuti ed ex-detenuti, in particolare con problemi psichiatrici e di dipendenze, e di altri servizi di reinserimento socio lavorativo una volta finita la detenzione. La cooperazione sociale rappresenta un importante fattore di congiunzione tra il carcere ed il mondo esterno.
Il disegno di legge del Cnel
Nel maggio del 2024 l’assemblea del Cnel ha approvato all’unanimità il primo disegno di legge della XI Consiliatura, recante “Disposizioni per l’inclusione socio-lavorativa e l’abbattimento della recidiva delle persone sottoposte a provvedimenti limitativi o restrittivi della libertà personale emanate dall’autorità giudiziaria”, poi trasmesso formalmente alle Camere. È stato così dato seguito al lavoro istruttorio svolto a decorrere dalla data di sottoscrizione dell’Accordo interistituzionale con il ministero della Giustizia del giugno 2023. L’obiettivo di fondo è gettare un ponte tra il carcere e la società, portando il lavoro e l’istruzione al centro di un grande progetto di inclusione sociale, che veda protagonisti le imprese, i sindacati, il volontariato, il sistema scolastico e universitario e gli enti locali, secondo una logica win-win-win. Presso il Cnel è stato anche insediato un Segretariato per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale, al fine di promuovere la cooperazione interistituzionale e concorrere, in stretto raccordo con il Dap-Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e attraverso il coinvolgimento sistematico delle parti sociali, delle forze economiche e delle organizzazioni del terzo settore, alla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi per il reinserimento socio-lavorativo e l’inclusione delle persone sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria limitativi o privativi della libertà personale.
Il ddl è volto a migliorare l’attuale sistema di governance in materia, favorire le migliori progettualità esistenti e al tempo stesso attivare progetti nei territori meno attrezzati. Attraverso una rivisitazione complessiva dell’attuale quadro normativo e regolamentare, il Cnel vuole concorrere alla strutturazione di una rete interistituzionale integrata in grado di: gestire il problema dell’inclusione lavorativa nella sua globalità sia in carcere che nella fase post-rilascio; attrarre stabilmente risorse esterne in termini economici e di competenze; implementare interventi ad alto impatto su scala nazionale che coinvolgano un numero significativo di detenuti. Il ddl innanzitutto equipara lavoratori liberi e lavoratori ristretti, prevedendo l’applicazione del contratto collettivo nazionale e la parità di trattamento economico e normativo complessivo. Tra gli altri punti rilevanti del ddl, la valorizzazione del ruolo delle Commissioni regionali per il lavoro penitenziario, il miglioramento delle misure previste dalla Legge Smuraglia e l’istituzione del collocamento mirato per i giovani che escono dagli Istituti penali per minorenni, dopo un percorso certificato di formazione.
Inoltre si è svolta al Cnel la giornata di lavoro Recidiva zero. Studio, formazione e lavoro in carcere, ulteriore tappa del programma ideato d’intesa con il ministero della Giustizia e volto all’inclusione socio-lavorativa dei detenuti, avviato lo scorso anno ed elemento centrale della XI Consiliatura. È stato un importante momento di confronto, a porte chiuse, che ha coinvolto circa 150 rappresentanti delle istituzioni, del sistema penitenziario, di associazioni datoriali ed enti del Terzo settore. Un incontro tecnico-operativo in vista di un evento pubblico che si terrà nel mese di giugno.
Intanto il progetto di ampliamento della piattaforma Siisl va verso un sistema sempre più esteso, attraverso il coinvolgimento di nuovi target, come appunto i detenuti. Questa idea progettuale (denominata Esperienze lavorative negli istituti penitenziari) potrà essere realizzata con il coinvolgimento di enti, istituzioni, cooperative, professionisti, soggetti pubblici e privati, integrando in ottica sinergica l’attività e il ruolo di ciascuno e valorizzando le migliori esperienze già condotte presso gli istituti penitenziari. Attualmente in Italia si contano circa 60 mila detenuti, 90 mila condannati con esecuzione esterna della pena e 80 mila persone in attesa di esecuzione della pena. Per ciascuno di loro è necessario un percorso personalizzato. Siisl può già da ora garantire per questa platea l’utilizzo immediato delle potenzialità della piattaforma. Seguirà lo sviluppo di funzionalità dedicate, per favorire ulteriormente il reinserimento socio-lavorativo dei detenuti, anche attraverso il programma Gol-Garanzia di occupabilità dei lavoratori.
Siisl è una piattaforma digitale istituita dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e gestita dall'Inps, con l'obiettivo di facilitare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Nato nel settembre 2023 per supportare l’attuazione delle misure che hanno sostituito il reddito di cittadinanza, il Sistema è stato poi allargato alle persone che hanno perso il lavoro e, dallo scorso dicembre, a tutti i cittadini. La piattaforma facilita l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, fornendo percorsi di formazione e supporto all'inserimento lavorativo. È anche prevista l’implementazione di strumenti basati sull’Intelligenza Artificiale, per la compilazione del curriculum e l’autovalutazione delle proprie competenze.
Il Siisl è complementare a Gol, un ampio programma di politiche attive, orientamento e formazione per lavoratori con difficoltà occupazionali, gestito dalle Regioni e coordinato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Un programma che è parte integrante del Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilenza.
Le buone pratiche
Nelle cooperative sociali di tipo B aderenti a Confcooperative Federsolidarietà sono più di 3mila gli occupati nell’agricoltura sociale, di cui almeno 350 sono i detenuti ed ex detenuti. Un legame forte, quello tra agricoltura, inclusione e percorsi di riabilitazione sociale. «Nell’ambito agricolo, in particolare, si segnalano investimenti in crescita nella cooperazione sociale: nel florovivaismo e nell’agricoltura biodinamica e biologica. E sono molte quelle impegnate nel lavoro con detenuti ed ex detenuti, con risultati importanti. E c’è ancora molto margine per far crescere l’impegno della cooperazione sociale in questo ambito, forte anche del lavoro che si sta portando avanti nel settore agricolo», sottolinea Granata. Ecco altre buone pratiche da segnalare:
A&I (Milano) Dal 1992 realizza progetti in ambito psicologico e socio-educativo, con particolare attenzione all’area del disagio e della marginalità. Agenzia per il lavoro, realizza anche corsi di formazione per detenuti, beneficiari di misure alternative e operatori delle Forze dell’Ordine. Tra le iniziative: il Servizio Puntoacapo; il progetto E.T. – Evoluzioni Territoriali; Libera Scuola di Cucina.
Alternativa Ambiente Carbonera (Treviso) È una cooperativa sociale di tipo plurimo che oggi coinvolge oltre 400 soci e collaboratori impegnati in servizi molto diversificati nelle province di Treviso e Belluno. Offre percorsi abilitativi-occupazionali e ospita, nei tre centri in cui gestisce i servizi sociosanitari, persone in condizione di marginalità sociale. Da oltre 20 anni coordina il polo occupazionale interno al carcere di Treviso nel quale promuove attività formative e produttive. Accoglie detenuti in misura alternativa alla detenzione impiegandoli in agricoltura e nei laboratori della sede di Vascon di Carbonera.
L’Arcolaio (Siracusa) Nata nel 2003 avviando un panificio nel carcere di Siracusa. Vent'anni e numerosi progetti dopo, i prodotti dolci e salati con il marchio “Dolci Evasioni” raggiungono tutta Europa e le loro oasi didattica accoglie visitatori da tutto il mondo. Con il progetto di agricoltura sociale Frutti degli Iblei coltivano, nel cuore dei Monti Iblei, raccolgono e trasformano erbe aromatiche mediterranee e ortaggi di Sicilia coinvolgendo giovani migranti, ex detenuti e altre persone in difficoltà.
e-Team (Roma) Nasce nel 1999 all’interno del carcere di Rebibbia – Nuovo Complesso. Nell’avvio con la creazione di un Laboratorio Informatico Multimediale per realizzare una piccola lavorazione d’intesa con il Ministero di Giustizia e con Telecom Italia. In questi 25 anni ha gestito tante lavorazioni differenti spaziando in settori diversificati e accompagnando nel mondo del lavoro, fuori e dentro il carcere, centinaia di uomini e donne. Attualmente la Cooperativa conta 27 Soci lavoratori tutti, rigorosamente, detenute e detenuti, persone in misura ed ex-detenuti.
Giotto (Padova) Nata nel 1986, la cooperativa inizia il suo lavoro nel carcere Due Palazzi di Padova nel 1991 con un corso di giardinaggio. Nel 2005 avvia un laboratorio di pasticceria per lavorare con i detenuti: fino a oggi più di 200 sono stati guidati in un percorso formativo e professionalizzante nell'arte pasticceria e non solo. Ormai celebri e pluripremiati i panettoni artigianali sfornato all'interno del laboratorio nel carcere di Padova da una squadra di pasticceri detenuti guidati da maestri professionisti.
Glievitati (Cuneo) Nata nell’aprile 2023, opera nell’ambito dell’economia carceraria impiegando detenuti della Casa Circondariale di Cuneo e della Casa di Reclusione di Fossano nella realizzazione di prodotti da forno artigianali di alta qualità con l’obiettivo di venderli ad aziende dei settori Ho.Re.Ca. e Food Service.
Gusto Libero (Roma) Dall’idea del Cappellano del carcere minorile di Roma “Casal del Marmo”, la cooperativa ha avviato, con un progetto nato nel 2015, un pastificio che conta di tenere occupati circa 20 ragazzi per un totale di 2 tonnellate di pasta prodotta al giorno. In cantiere un percorso formativo con gli studenti delle scuole romane.
Lazzarelle (Napoli) Fondata nel 2010, è un’impresa femminile che ha impiegato oltre 70 donne del carcere femminile di Pozzuoli. Con il progetto Caffè delle Lazzarelle unisce donne detenute e piccoli coltivatori di caffè del sud del mondo, con chicchi dalla cooperativa Shadhilly che sostiene progetti per piccoli produttori. Dopo la produzione di caffè artigianale (50.000 confezioni di caffè all’anno), sono passate al tè e alle tisane e ad altre attività quali la preparazione di fooding box (cena a domicilio) e catering.
POLO 9 (Ancona) Dal 2018 assistono e supportano le persone, in particolare quelle più fragili a rischio di emarginazione sociale. Con Campo Libero, progetto di agricoltura sociale, sostengono percorsi di integrazione socio formativa e lavorativa in favore di detenuti ed ex detenuti. Casa Paci, centro di ospitalità educativo e relazionale per detenuti ed ex detenuti, offre un appoggio a chi, uscito dal carcere, non ha una rete sociale di supporto.
Cinque milioni di euro da Fondo per la Repubblica Digitale e Dap
Sostenere progetti per il reinserimento sociale delle persone detenute attraverso la formazione digitale, per contrastare il fenomeno della recidiva. Questo l’obiettivo di Fuoriclasse, il bando promosso e sostenuto dal Fondo per la Repubblica Digitale, in collaborazione con il Cnel e il ministero della Giustizia - Dap. Il bando prevede un totale di cinque milioni di euro.
Secondo le evidenze emerse nell’ambito dell’iniziativa Recidiva zero. Studio, formazione e lavoro in carcere: dalle esperienze progettuali alle azioni di sistema in carcere e fuori dal carcere, solo il 6% del totale dei detenuti risulta coinvolto in percorsi di formazione professionale. Tuttavia, in termini di corsi offerti, tra il 2021 e il 2023, è aumentato sia il numero di detenuti iscritti che i corsi attivati, le cui tipologie più frequentate includono settori quali cucina e ristorazione, giardinaggio e agricoltura, edilizia. Infatti, dal report della Fondazione Censis emerge che il digitale è oggetto di meno del 5% dei corsi di formazione professionale offerti in carcere.
Per Martina Lascialfari, direttrice generale del Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale, «con Fuoriclasse, il Fondo prosegue nel suo impegno a sostenere iniziative su scala nazionale mirate a favorire l'inclusione digitale e il riscatto sociale delle fasce di popolazione più vulnerabili. Grazie alla collaborazione con il Cnel e il Dap, ci dedicheremo a potenziare le competenze digitali delle persone detenute, facilitando il loro reinserimento sociale e lavorativo: perseguire questo obiettivo deve essere al centro delle policy di uno Stato di diritto. Invitiamo quindi enti pubblici e soggetti privati non profit a presentare proposte progettuali per promuovere azioni formative e di orientamento digitale sia all'interno che all'esterno degli istituti penitenziari».
Per Renato Brunetta, presidente del Cnel, «la formazione digitale è un elemento chiave nei processi di inclusione socio-lavorativa dei detenuti. Non solo in quanto ambito particolarmente ricco di opportunità occupazionali, ma anche perché può fungere da volano per una maggiore informatizzazione degli istituti penitenziari, contribuendo in modo rilevante a gettare un ponte tra carcere e società civile. Sono temi su cui il Cnel ha posto una grande attenzione, avviando d’intesa con il ministero della Giustizia e il Dap un programma specifico di attività. In questo contesto si inserisce anche la proficua collaborazione con Acri, coinvolta nel Fondo Repubblica Digitale in un ottimo esempio di partnership tra pubblico e privato».
Per Giovanni Russo, capo del Dap «i beneficiari diretti delle attività progettuali saranno detenuti con pena definitiva residua non superiore ai tre anni, in carico agli istituti penitenziari o agli uffici di esecuzione penale esterna. Con il Fondo abbiamo la possibilità di individuare buone pratiche utili all’orientamento delle politiche pubbliche».
Il bando Fuoriclasse intende sostenere progetti in grado di realizzare efficaci azioni formative in ambito digitale e di valorizzare le potenzialità, attitudini e ambizioni delle persone detenute tramite una presa in carico personalizzata e la costruzione di percorsi integrati che ne facilitino il reinserimento sociale e lavorativo, con il fine ultimo di contrastare il fenomeno della recidiva. I beneficiari diretti delle attività progettuali dovranno essere detenuti con pena definitiva residua non superiore ai tre anni intra o extra moenia, in carico ad istituti di pena o uffici di esecuzione penale esterna. Le proposte potranno essere presentate da partenariati formati da un minimo di due a un massimo di cinque soggetti. Il soggetto responsabile dovrà essere un soggetto privato senza scopo di lucro. I partner potranno essere enti pubblici o privati senza scopo di lucro.
Inoltre, ciascun progetto dovrà prevedere la partecipazione di almeno una struttura penitenziaria. Oltre a tali tipologie di enti, potranno essere coinvolti in qualità di partner – nelle sole attività di formazione digitale e di accompagnamento nel percorso di inserimento lavorativo – anche soggetti for profit che potranno gestire una quota di budget complessivamente non superiore al 30% del contributo richiesto.
Ogni progetto può essere sostenuto con un minimo di 150 mila e un massimo di 500 mila euro.
Il supporto di Intesa Sanpaolo
Il 2024 ha visto Intesa Sanpaolo impegnata in diversi progetti per il mondo del carcere. Condizioni di vita dignitose per le persone detenute e il reinserimento a fine pena sono cruciali per ridurre la recidiva e promuovere una società più coesa e sicura. Il 70% di loro invece cadrà nuovamente in errore: una sconfitta per la persona, che non riesce a costruirsi una nuova vita, e per la società, che ha reso vano il periodo di reclusione. Nell’ambito del programma di contrasto alle disuguaglianze voluto da Carlo Messina, che destina al sociale 1,5 miliardi di euro entro il 2027, inserito nel Piano di Impresa di Intesa Sanpaolo fin dal 2018, il sostegno al mondo del carcere è un’attività trasversale che impegna diverse strutture della Banca.
Alcuni dei progetti del 2024:
• Il Programma di Intesa Sanpaolo Aiutare chi Aiuta: un sostegno alle nuove fragilità nasce nel 2020 e si sviluppa con la Caritas Italia la quale, con la sua rete capillare, consente di raggiungere anche le comunità più periferiche. Nel 2024, il programma si è concentrato sul sostegno di giovani e adulti del circuito carcerario e sulle loro famiglie distribuendo beni primari e no, organizzando l’accoglienza esterna in fase di reinserimento, la formazione sia all’interno che all’esterno del carcere e il sostegno allo studio, progetti di occupabilità e di animazione su tutto il territorio nazionale.
• Intesa Sanpaolo sostiene inoltre il progetto della Fondazione Don Rigoldi per l’avvio di una scuola di formazione edile interna per i detenuti di Milano Opera, sostenendoli poi nello svolgimento di un lavoro esterno. Sempre in questo Istituto, come in quello di Padova ‘ Due Palazzi’ la Banca sostiene percorsi di orientamento lavorativo e sulle competenze trasversali (PCTO).
• Presso l’istituto penitenziario di Como, Intesa Sanpaolo si è resa capofila di un programma di lavoro e formazione che consente a undici detenuti di specializzarsi nella realizzazione di quadri elettrici complessi, con rilascio di un attestato di partecipazione al corso per tecnico cablatore elettricista. Un progetto della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, guidata da Stefano Barrese, ispirato da Don Gino Rigoldi, storico cappellano del carcere minorile Beccaria e fondatore di Comunità Nuova, e realizzato con il Provveditorato regionale presso la Casa Circondariale di Como.
• L’arte come aiuto, anche per ridurre i conflitti interni al carcere. Il progetto Rebibbia Festival Digital Arts è la prosecuzione, con apertura internazionale, del progetto Rebibbia on-line, entrambi sostenuti dal Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo. Il primo coniuga espressività artistica e tecnologia colmando l’analfabetismo digitale delle persone detenute con laboratori teatrali e di arti grafiche. Rebibbia on-line è nato in pieno lockdown quando la fibra ottica ha modificato le sorti del carcere ristabilendo con le video call in banda ultralarga i contatti interrotti fra i detenuti e i loro familiari.
• Il carcere di Bollate (Milano) spicca per il modo di concepire e organizzare la detenzione in modo innovativo puntando sul pieno reintegro come cittadini anche attraverso il coinvolgimento di aziende del territorio. Il Fondo di beneficenza di Intesa Sanpaolo, in capo alla Presidenza della Banca, sostiene in questo istituto un progetto che favorisce il reinserimento sociale e lavorativo di detenuti ed ex detenuti accompagnandoli verso la ricostruzione dei legami familiari e comunitari e verso l’autonomia economica attraverso esperienze professionali dentro e fuori dal carcere coinvolgendo anche i territori di appartenenza.
• Per la prima volta quest’anno la Santa Sede è stata presente alla Biennale di Venezia con un proprio Padiglione. Un Padiglione peculiare che ha sede nel carcere femminile della Giudecca dove la mostra “Con i miei occhi” ha coinvolto le persone detenute per lavorare con otto artisti affermati chiamati da tutto il mondo alla creatività, alla realizzazione delle opere, agli aspetti organizzativi. Papa Francesco ha visitato la mostra il 28 aprile scorso, la prima di un pontefice alla Biennale. Intesa Sanpaolo ha sostenuto l’iniziativa nell’ambito di un accordo triennale siglato con il Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione del Vaticano. Anche le prossime i Padiglioni della Santa Sede alle prossime due edizioni della Biennale, Architettura nel 2025 e Arte nel 2026, saranno quindi sostenuti dalla Banca in questo programma ad alto valore umano che coniuga arte e sociale, diritto e fede; che chiede e offre comprensione; che sfida pregiudizi e voyeurismo.
• Il 12 febbraio al Teatro alla Scala di Milano, grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo, si è tenuto un concerto davvero speciale, con il debutto dell’Orchestra del Mare, in cui i musicisti hanno utilizzato violini, viole e violoncelli costruiti nelle liuterie di alcune carceri italiane utilizzando il legno di 60 imbarcazioni con cui i migranti hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Il ricavato della serata ha sostenuto il progetto Metamorfosi, realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che ha consentito la creazione dell’Orchestra del Mare, aiutando a finanziare i laboratori delle carceri dove sono stati realizzati gli strumenti musicali.
• Inoltre, attraverso la Direzione Impact, all’interno della Divisione Banca dei Territori, Intesa Sanpaolo provvede a supportare l’economia carceraria e le sue imprese sociali con misure di credito agevolato.
Un'aula multimediale al carcere di Bollate (Milano)
Un’aula multimediale da cui accedere in tempo reale ai materiali del corso e, laddove disponibili, alle video-lezioni ma anche gestire autonomamente la propria carriera universitaria. È questo il nuovo passo avanti per gli studenti iscritti ai poli universitari penitenziari di Milano-Bicocca, Bocconi e Statale di Milano e detenuti presso la Casa di reclusione di Bollate, che potranno accedere alla piattaforma in tutta sicurezza. Grazie a un collegamento filtrato, usufruiranno infatti dei servizi didattici erogati attraverso le piattaforme online dall’ateneo, tra i quali, ove previsti, quelli di e-learning, e accederanno autonomamente a taluni servizi di segreteria, come ogni altro studente (anche se con le limitazioni del caso). Avranno altresì accesso alla piattaforma dei servizi bibliotecari, potendo quindi consultare in autonomia le fonti bibliografiche disponibili.
L’Università di Milano-Bicocca si è fatta promotrice di questa iniziativa ed è capofila del progetto che ha coinvolto anche l’Università Bocconi e l’Università degli Studi di Milano, svolgendo tutti i test di sicurezza necessari: ora anche dal carcere si possono vedere i dettagli dei corsi universitari, compresi gli obiettivi formativi, eventuali video-lezioni, slide e materiale integrativo richiesto per gli esami, ma anche gli esiti delle prove e tutte le informazioni relative al percorso universitario. L’iniziativa è stata realizzata grazie al contributo della Universo Cooperativa Sociale, che ha fornito i computer e provveduto a collegarli a una rete filtrata da firewall. La cooperativa gestirà il servizio e si farà carico del filtraggio dei contenuti.
Il progetto è stato presentato il 3 dicembre alla presenza del direttore della Casa di reclusione di Bollate Giorgio Leggieri, nonché del responsabile dell'area educativa Roberto Bezzi e di Lorenzo Lento, presidente della Universo Cooperativa Sociale.
Erano presenti anche i rappresentati dei tre Atenei milanesi attivi con i loro Poli universitari penitenziari all’interno dell’istituto carcerario ovvero il professor Stefano Simonetta, prorettore ai servizi agli studenti e diritto allo studio dell’Università Statale di Milano, il professor Carlo Salvato, prorettore vicario dell’Università Bocconi, e la professoressa Maria Elena Magrin, delegata della rettrice per le attività del Polo universitario penitenziario di Milano-Bicocca.
«Si tratta di un progresso dal punto di vista operativo, ma anche psicologico - sottolinea Magrin -. Lo studente detenuto potrà avere infatti una certa padronanza nella gestione della propria posizione e non avrà più bisogno di qualcuno che gli faccia da filtro con l’istituzione universitaria». Il Polo universitario penitenziario di Milano-Bicocca fa parte di una rete nazionale di 44 Università e un centinaio di istituti di pena: attualmente gli studenti detenuti iscritti al Polo penitenziario dell’Ateneo di Bicocca sono 90 (53 nella Casa di reclusione di Bollate), divisi tra 27 corsi di laurea che afferiscono a 13 dipartimenti».
«Occuparsi delle comunità vulnerabili, come quella dei detenuti - dichiara Salvato - è un impegno che Bocconi porta avanti attraverso una molteplicità di iniziative che vanno dal Progetto carceri, che in questo anno accademico coinvolge 15 detenuti regolarmente iscritti al corso di laurea in Economia e management, alle cliniche legali presso le carceri di Bollate e Opera. Un impegno che continueremo a incrementare grazie alla competenza della professoressa Marta Cartabia, che da quest’anno è prorettrice all’Impegno sociale e agli Affari Istituzionali».
«Per la Statale di Milano si tratta di un ulteriore, importante, tessera nel mosaico di azioni attraverso cui portare quotidianamente l’università nelle carceri. Quest’aula permetterà infatti alle persone ristrette di accedere in autonomia a una serie di servizi e materiali, ferma restando l’importanza primaria di una presenza concreta all’interno degli istituti penitenziari, attraverso i corsi che vi svolgiamo ogni settimana e l’ingresso quotidiano dei tutor che seguono le nostre studentesse e i nostri studenti ristretti. Il Progetto Carcere della Statale di Milano, anch’esso parte della rete nazionale, è tra i più grandi d’Europa con 159 studenti iscritti (di cui 51 a Bollate), 28 dipartimenti coinvolti sui 31 totali e tutte le dieci facoltà coinvolte», aggiunge Simonetta.
«Gli studenti del Polo universitario penitenziario hanno gli stessi diritti e doveri di tutti gli altri. Le condizioni detentive, però, limitano la loro possibilità di fruizione delle attività universitarie, didattica compresa: questa nuova aula accorcerà la distanza tra carcere e università, tra “dentro” e “fuori” - conclude la rettrice di Milano-Bicocca Giovanna Iannantuoni -. Educazione e istruzione sono indispensabili per la riduzione del crimine ed è per questo che dalla valorizzazione di questi percorsi ne deriva un vantaggio per tutta la società».