martedì 15 aprile 2025
Nel 2024 sono aumentati i lavoratori a cui si riferiscono le violazioni che risultano pari a 120.442, circa il 15% in più dell'anno precedente
Ancora troppi lavoratori irregolari

Ancora troppi lavoratori irregolari - Inl

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In Italia sono circa tre milioni i lavoratori invisibili, giovani, poveri, irregolari, quelli che pur lavorando non riescono a portare a casa uno stipendio sufficiente a condurre un’esistenza libera e dignitosa, quelli che non godono di alcuna tutela, rischiando la vita anche per la mancanza di sicurezza nelle strade, nei cantieri, nelle officine e nei campi. Cittadini italiani e stranieri che non possono far valere i loro diritti, sanciti addirittura dalla Costituzione. Nel 2024, grazie anche all'aumento degli accertamenti, sono aumentati i lavoratori a cui si riferiscono le violazioni che risultano pari a 120.442, circa il 15% in più dell'anno precedente. Tra questi, 19.008 i lavoratori in nero (di cui 1.368 sprovvisti di regolare permesso di soggiorno, +13% rispetto al 2023). È quanto emerge dal rapporto sull'attività di vigilanza, in cui si precisa inoltre che il dato relativo alle vittime di caporalato registra un numero di 1.226 lavoratori.

Le ispezioni effettuate nel 2024 dal personale Inl-Ispettorato nazionale del lavoro, Inps e Inail sono aumentate del 59% nel 2024 e più che raddoppiate quelle in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. I numeri principali dell'attività svolta dal personale dell'Inl sono: 139.680 verifiche ispettive; 83.330 violazioni in materia di salute e sicurezza accertate nelle 46.985 ispezioni effettuate (+126% sul 2024); 15mila sospensioni delle attività imprenditoriali; 200 milioni di euro di contributi previdenziali e 20 milioni di euro di premi assicurativi recuperati. Nel complesso sono state ispezionate 90.831 aziende di cui sono risultate irregolari 65.096, con un tasso di irregolarità al 71,7% (69,8% nel 2023). Sono circa 15mila le attività imprenditoriali che nel 2024 sono state raggiunte da un provvedimento di sospensione a seguito dei controlli in materia di salute e sicurezza, di cui oltre 5mila (il 37%) per violazioni gravi. Si tratta di un aumento del 34%, il massimo storico di "stop" mai registrato. I successivi provvedimenti di revoca sono stati 12.521, in seguito alla messa a norma.

Si tratta, sottolinea l'Inl, di «risultati straordinari» conseguiti da un corpo ispettivo che, al 31 dicembre 2024, conta complessivamente 4.585 unità così ripartite: 3.160 ispettori civili dell'Inl, dei quali 831 tecnici; 761 ispettori dell'Inp; 182 ispettori dell'Inail; 482 militari dell'Arma. I risultati conseguiti confermano inoltre la costante attenzione dedicata all'azione di intelligence che, abbinata a un'efficace programmazione, ha consentito di registrare un tasso di irregolarità del 74% (considerando la vigilanza lavoro, previdenziale e assicurativa) migliorando la capacità di intercettare realtà aziendali in cui, con buona probabilità, sussistono fenomeni di violazione. L'attività di vigilanza svolta nel 2024 è stata illustrata dal direttore dell'Ispettorato Danilo Papa. «Nel 2025 - spiega Papa - l'Ispettorato prevede un impegno ancor maggiore, soprattutto in ambito salute e sicurezza sul lavoro, grazie anche all'immissione, nella seconda parte dell'anno, di nuove unità ispettive». In ambito prevenzione e promozione, saranno inoltre incrementate le iniziative di sensibilizzazione sui rischi connessi agli infortuni e alle malattie professionali, nonché le campagne informative per promuovere i vantaggi del lavoro regolare e contrastare il lavoro sommerso. Un'attività che, assieme alla vigilanza, può essere determinante al fine di prevenire violazioni non dolose ma realizzate per una mancata conoscenza di normative in materia lavoristica».

«I dati dell'Inl confermano l'impegno del governo Meloni e di questo ministero per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro. La crescita del 59% del numero delle ispezioni, il picco del +126% per quelle in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e l'aumento della loro efficacia grazie all'utilizzo di una preventiva attività di intelligence va però accompagnata da una costante e diffusa attività di formazione che permetta di migliorare la capacità di prevenire il rischio, di qualunque natura esso sia». Così la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone, commentando il rapporto sull'attività di vigilanza nel 2024.

Purtroppo il lavoro “nero” fa spesso rima con le “morti bianche”. Nel 25esimo rapporto del Cnel-Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro su Mercato del lavoro e contrattazione collettiva, alla Campania va il triste primato dei lavoratori “invisibili”. Infatti, si registrano gli indici più elevati (43%) di lavoratori al nero, sul totale territoriale di impieghi irregolari. Cioè, tra tutte le tipologie di irregolarità (lavoro nero o grigio o parzialmente irregolare eccetera) in Campania c’è la più alta incidenza di forme estreme del fenomeno. La Campania, quindi, si conferma la “patria” del lavoro nero e del caporalato, un fenomeno che continua a colpire duramente l’economia e il tessuto sociale della regione. I dati diffusi dalla Cgia di Mestre sono allarmanti: 308.200 occupati non regolari, con un tasso d’irregolarità del 16,5% e un’incidenza sul valore aggiunto regionale del 6,9%. Secondo l’Istat, dei 2.848.100 occupati non regolari stimati in Italia, 1.061.900 si trovano nel Mezzogiorno. La Calabria ha il tasso di irregolarità più alto con il 19,6%, seguita dalla Campania con il 16,5%. Nell’Agro Nocerino Sarnese, il caporalato resta una pratica diffusa soprattutto nel settore agricolo. Le vittime principali sono i più vulnerabili: persone in condizione di estrema povertà, immigrati e donne. Il lavoro nero è spesso l’anticamera del caporalato, una piaga che non affligge solo l’agricoltura, ma anche settori come l’edilizia, il tessile, la logistica e i servizi di consegna e assistenza. «Nella Relazione sulla amministrazione della giustizia nell’anno 2024 della prima presidente della Corte suprema di Cassazione si evidenzia, giustamente, l’estrema complessità del rapporto tra legge e giurisdizione. Il tempo in cui viviamo ci consegna una frammentazione sociale legata anche alla crisi dei corpi intermedi, che contribuisce ad acuire il divario tra la previsione normativa e la sua effettività. Il caso del lavoro è eclatante e non a caso Margherita Cassano segnala con preoccupazione il fenomeno del lavoro irregolare. Un fenomeno complesso e capillarmente diffuso che si articola poi in forme di lavoro nero, di lavoro sommerso, di lavoro invisibile, di lavoro simulato, di lavoro difforme e di lavoro "grigio". Il Cnel, quale casa dei corpi intermedi, è presidio istituzionale della legalità e contribuisce a rafforzare l’azione preventiva e anche pedagogica delle forze sociali, in termini di prossimità e di vicinanza ai bisogni di lavoratori e imprese. Lo sforzo, anche progettuale, del Cnel è quello di contribuire a contrastare fenomeni di dumping sociale e cioè forme di impropria concorrenza tra le imprese, mediante una totale trasparenza e conoscibilità del quadro dei contratti collettivi applicabili e depositati nell’archivio Cnel, che sono al tempo stesso il vero baluardo delle tutele dei lavoratori e di una corretta concorrenza tra le imprese». Così in una nota il presidente del Cnel Renato Brunetta.

Tra i lavoratori “poveri” i rider, spesso sottopagati, senza contratto o tutele. Costretti a un lavoro rischioso. Anche se dopo il negoziato di mesi e un accordo già raggiunto in primavera, gli Stati dell’Unione Europea hanno approvato in ultima battuta la nuova normativa sui diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali. Il voto conferma l'intesa per garantire trasparenza nell'uso degli algoritmi sul posto di lavoro e riconoscere per la prima volta più tutele a un comparto che occupa, secondo le stime, oltre 30 milioni di persone nell'Ue: autonomi a chiamata o parasubordinati che vanno dai tassisti, ai rider per le consegne dei pasti, dai lavoratori a domicilio, passando per babysitter, operatori socio sanitari e badanti e molti altri ancora. «Come ho avuto modo di ribadire in numerose occasioni i rider sono oggi il simbolo del lavoro precario, sottopagato, con turni estenuanti, pochi diritti e pericoli continui. Il loro numero è in crescita (di parla di circa 100mila nel nostro Paese), ma le tutele diminuiscono; cifre precise sono comunque difficili da ottenere, dato che molti di questi lavoratori sono autonomi e non tutti si registrano alla gestione separata Inps». È quanto dichiara il deputato Pd e segretario regionale della Toscana Emiliano Fossi sulla sua proposta di legge assegnata alle Commissioni Giustizia e Lavoro di Montecitorio. «La proposta di legge ha alcuni obiettivi espliciti: contrastare il caporalato digitale, tutelare i dati sensibili dei lavoratori e introdurre nuovi obblighi a carico del committente che utilizzi le piattaforme on line. Nello specifico il committente dovrà monitorare e valutare periodicamente l'impatto sulle condizioni di lavoro delle decisioni prese dai sistemi decisionali e di monitoraggio automatizzati nonché valutare i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori. Vengono inoltre contrastati i fenomeni di sfruttamento e somministrazione fraudolenta di lavoro. Questo testo, che chiederò di calendarizzare prima possibile, è comunque un punto di partenza aperto alle proposte migliorative di tutti: forze politiche, sindacati, enti locali ed associazioni», conclude Emiliano Fossi.

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