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È ancora lunga la strada verso una piena consapevolezza delle politiche di diversità, equità e inclusione da parte delle aziende italiane. È questa una delle indicazioni principali che emerge dalla rilevqzione “Equality, Diversity and Inclusion Research Italy” condotta da Workday, società leader nelle applicazioni cloud aziendali per la finanza e le risorse umane, in collaborazione con Sapio Research. Lo studio ha coinvolto 301 professionisti tra risorse umane e business leader italiani nell’ambito delle iniziative di diversità, equalità e inclusione (DEI), appartenenti a multinazionali e medie imprese. L’indagine si è posta l’obiettivo di fotografare lo stato di equità all’interno dei luoghi di lavoro, che passa dall’accettazione delle differenze di genere, di etnia, di religione, di orientamento sessuale, di età e di estrazione sociale, cercando di capire a che punto è il mondo professionale nel percorso verso l’inclusione.
Portare diversità e inclusione in azienda significa prestare attenzione e rispetto alle differenze delle persone, integrandole nello stesso ambiente lavorativo con iniziative e politiche aziendali concrete. Ma quante organizzazioni riescono in questo intento? Secondo la ricerca, in Italia la situazione è ancora in bilico: il 36% degli intervistati, infatti, nega, banalizza o tratta in modo conflittuale il tema della diversità, a fronte di un 35% che ha affermato con certezza che la propria organizzazione adotta pratiche virtuose per celebrare le differenze; il 25%, infine, ha dichiarato che le persone sono incoraggiate al dialogo e all’accettazione reciproca. C’è una maggiore visione comune sugli obiettivi: per il 44% degli intervistati la prima finalità è quella di migliorare il benessere dei dipendenti, seguita dalla creazione di gruppi di lavoro più eterogenei.
La ricerca Workday e Sapio Research ha inoltre evidenziato quali sono le problematiche relative alla documentazione e all’analisi dei risultati delle iniziative DEI. Il 62% degli intervistati afferma che la misurazione è una sfida e richiede nuovi sistemi tecnologici e software più efficienti: gli strumenti indicati come più utilizzati sono ancora i sistemi di comunicazione interna come l’Intranet aziendale o l’instant message. Appena il 24% delle aziende misura l’impatto sul business e il valore percepito dai dipendenti delle iniziative di inclusione, mettendo ai primi posti gli indicatori riguardanti la disabilità, l’età e il genere sessuale. La mancanza di un approccio strategico, unito alla necessità di adottare nuove tecnologie che integrino le metriche DEI negli indicatori di business, è lo step successivo richiesto alle imprese italiane per sviluppare definitivamente una cultura aziendale incentrata sul rispetto e la valorizzazione di tutte le persone senza distinzioni di alcun tipo. Alcune organizzazioni hanno però iniziato un nuovo percorso verso la trasformazione digitale: secondo la ricerca 2 aziende su 5 stanno investendo in strumenti come l’intelligenza artificiale e altri software più avanzati, con l’obiettivo di rendere più scientifiche e migliorare le rilevazioni rivolte ai dipendenti, lo sviluppo delle prestazioni dei lavoratori e il sistema di assunzione di nuovi talenti.