martedì 8 giugno 2010
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Deciso a riportare il deficit entro i parametri del Patto di stabilità e di crescita, Berlino ha varato il più grande pacchetto di austerità mai visto nella Germania del dopoguerra: una maxi-manovra finanziaria da oltre 80 miliardi di euro in quattro anni che prevede tra l’altro la riduzione di migliaia di dipendenti pubblici, tagli alla Difesa e pesanti sacrifici nel sociale, ma che non tocca le tasse sui redditi dei cittadini o l’Iva.La Germania deve dare il «buon esempio» all’Europa, ha detto la Merkel durante una conferenza stampa congiunta con il vice cancelliere e ministro degli Esteri, Guido Westerwelle. Ma soprattutto, deve dare una «dimostrazione di forza senza precedenti» perché «le finanze solide sono adesso la migliore misura che possiamo prendere per prevenire le crisi», ha sottolineato la leader conservatrice.La manovra, che dovrà essere approvata dal Parlamento, ammonta a 86,3 miliardi di euro fino al 2014, un livello molto superiore alle indiscrezioni della vigilia, che parlavano di circa 51 miliardi di euro fino al 2016. Alla fine, quindi, la coalizione (Cdu-Csu, Fdp) ha dovuto rinunciare ai tagli alle tasse promessi durante la campagna elettorale.Di fronte alla crisi della Grecia e al piano salva-euro, entrambi molto onerosi per la Germania, Berlino «non aveva alternative», ha detto la Merkel.Le misure, decise tra domenica e ieri durante una maratona del consiglio dei ministri, serviranno a riportare il rapporto defici-pil sotto il 3% fissato dal Patto entro il 2013, rispetto al 5% di oggi. «Dobbiamo risparmiare 80 miliardi di euro entro il 2014 per restituire solidità al nostro futuro finanziario», ha detto la Merkel. «La Germania, quale principale economia d’Europa, ha il dovere di dare il buon esempio». Il governo, quindi, è deciso a dimostrare – anche ai mercati – la propria volontà di affrontare uno tra i principali problemi d’Europa – quello del deficit – che ha già fatto precipitare l’euro nella crisi. Nel 2011 sono previsti risparmi per 11,1 miliardi di euro, nel 2012 per 17,1 miliardi, nel 2013 per 25,7 miliardi e nel 2014 per 32,4 miliardi di euro. Una fetta di questi tagli arriverà da una prevista riforma della Difesa. Ma a fare le spese di questo pacchetto sarà soprattutto il welfare. Saranno tagliati, infatti, i sussidi per i disoccupati, che nelle intenzioni del governo avranno così un maggiore incentivo a cercare lavoro, ma saranno ridotti anche i fondi per i congedi parentali. È prevista poi la riduzione di 10mila-15mila dipendenti pubblici, verrà introdotta una tassa «verde» sui voli, è stato bloccato fino al 2013 il progetto del castello di Berlino (552 milioni di euro) vinto dall’architetto Franco Stella e verrà introdotta una tassa sulla produzione di energia nucleare qualora venisse prolungata la vita di questi impianti. Dovrebbe aumentare, invece, la spesa per l’istruzione e la formazione, mentre Westerwelle ha assicurato che le tasse e l’Iva non saliranno. Così come rimarrà invariata al 5,5% la «tassa di solidarietà», imposta 20 anni fa per finanziare i costi della riunificazione.
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