Operai al lavoro su tralicci elettrici - Archivio Ansa
L'Europa si prepara al peggio sul fronte del gas, nell’imminenza della sospensione – annunciata da Gazprom ufficialmente, per ora, per tre giorni a partire da domani – dei rifornimenti attraverso il gasdotto NordStream1.
«Dobbiamo prepararci a una potenziale interruzione totale del gas russo» avvertiva ieri, intervenendo al Forum di Bled, in Slovenia, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
Il tutto mentre il sempre più virulento ex presidente russo, ora vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca Dmitry Medvedev lanciava un nuovo affondo: «ai capi di Stato e di governo dei Paesi Ue – ha dichiarato via Telegram – in relazione all’aumento dei prezzi del gas a 3.500 euro per mille metri cubici (ieri in realtà il prezzo era intorno ai 2.900 euro ndr), sono costretto a rivedere al rialzo le previsioni sui prezzi a 5.000 euro entro la fine del 2022».
Un clima di alta tensione mentre la presidenza ceca dell’Ue ha finalmente comunicato la data della riunione straordinaria dei ministri dell’Energia: il 9 settembre. A questo punto la Commissione, che puntava al 13 settembre per presentare le sue attese proposte su come arginare i prezzi energetici, dovrà accelerare, al più tardi alla riunione dei commissari del 7.
Ieri von der Leyen ha confermato che la via maestra su cui sta lavorando è il «disaccoppiamento» dei prezzi dell’energia elettrica da quelli del gas, come da tempo richiesto da Spagna, Portogallo (che usano pochissimo gas e molte rinnovabili per produrre energia elettrica), Francia (che usa soprattutto il nucleare), e ora anche dalla Germania.
L’attuale mercato elettrico, delineato circa vent’anni fa, ha spiegato la presidente, «è stato sviluppato per circostanze diverse. Per questo stiamo lavorando su un intervento d’emergenza e una riforma strutturale». «L’obiettivo principale – ha dichiarato anche il ministro dell’Industria di Praga Jozef Sikela – è separare il prezzo dell’elettricità da quello del gas, in questo modo impedendo a Putin di dettare all’Europa i prezzi dell’elettricità con le sue bravate sul fronte delle forniture di gas».
L’Italia è d’accordo ma insiste anche per un tetto sui prezzi di import del gas insieme a vari altri Paesi, tra cui la Grecia e il Belgio e ora anche l’Austria, finora tra i «mercatisti» contrari a toccare il mercato energetico. Non è chiaro se questa misura potrebbe rientrare nel quadro dell’«intervento d’emergenza» citato da Von der Leyen, anche se permangono forti divisioni tra Stati membri (vari Stati del Nord e la Germania restano contrari e la stessa Bruxelles è scettica).
Sullo sfondo, la volontà di punire Mosca per l’aggressione dell’Ucraina. «Se vogliamo preservare i principi di base – ha detto Von der Leyen – come l’autodeterminazione e l’inviolabilità dei confini, Putin non può vincere questa guerra ma è l’Ucraina che deve vincere».
Oggi a Praga i ministri degli Esteri Ue, riuniti per un vertice informale, discuteranno della questione dei visti ai cittadini russi. Vari Paesi dell’Est (molti dei quali hanno già cominciato a rifiutarli ai concittadini di Putin) insistono per un bando generalizzato da includere nelle sanzioni. Ma su questo, come ha sottolineato anche l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, non c’è la necessaria unanimità. La linea di compromesso punta alla soppressione dell’accordo tra Ue e Mosca per la facilitazione dei visti in vigore dal 2007. Vorrebbe dire per i russi procedure più lunghe e complesse.
DA SAPERE: cos'è il Decoupling
È circa un anno che la questione del disaccoppiamento (decoupling) del prezzo del gas da quello dell’elettricità è sul tavolo dell’Ue. In seguito della prima impennata delle quotazioni delle materie prime energetiche causata dalla ripresa dell’economia post-Covid, diversi Paesi hanno infatti iniziato a sperimentare aumenti spropositati della bolletta elettrica pur avendo nel mix energetico una quota marginale di gas. Un risultato determinato dal meccanismo messo a punto negli anni novanta del secolo scorso dall’Ue in concomitanza con il processo di liberalizzazione dei mercati dell’energia europei. Il sistema ha funzionato bene per decenni, garantendo energia a prezzi accessibili. Ed è servito anche a rendere più costoso il carbone, favorendone la dismissione. Ma la crisi del Covid e la guerra in Ucraina hanno radicalmente cambiato lo scenario.