venerdì 25 giugno 2010
Tutti d'accordo sulla necessità di una crescita sostenibile, robusta edequilibratà. Ma lontani sulle "ricette" per centrare l'obiettivo. A Toronto si incontrano i capi di Stato e di governo che rappresentano il 90% del pil mondiale.
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A Huntsville, cittadina a circa 150 chilometri da Toronto, tutto è pronto per il vertice dei capi di Stato e di Governo del G8 che prenderà il via nel pomeriggio italiano. I leader degli otto Paesi più industrializzati del Mondo sono arrivati in Canada nella notte e, appena sbarcati all'aeroporto, sono stati trasferiti in elicottero in un lussuoso lodge immerso nei boschi che circondano il lago Ontario.Poi, sabato, nuovo spostamento a Toronto dove il G8 si allargherà a G20. Gli auspici sotto cui si apre il summit non sembrano però dei migliori. Tra Stati Uniti ed Europa diverse sono le analisi e le ricette contro la crisi. Washington ha chiesto agli europei di rinviare il ritiro degli incentivi economici. Per l'amministrazione Obama il rilancio dell'economia resta prioritario rispetto al risanamento dei bilanci. Scottati dal crack greco e dalle difficoltà spagnole, però, i leader del vecchio continente ribattono che il debito pubblico è ormai insostenibile e senza manovre di rientro c'è il rischio concreto che tutto salti per aria. Il presidente della commissione europea, Josè Barroso, nel corso di una conferenza stampa, ha assicurato che gli interventi saranno «graduali» e verranno effettuati in modo da non mettere a repentaglio la ripresa che, secondo le bozze di comunicato finale circolate tra gli sherpa, resta «incerta e fragile». Forse è proprio quest'ultimo l'unico punto su cui tutti sono realmente d'accordo, ora che la Cina ha pensato da sola ad avviare il processo di rivalutazione dello yuan, senza attendere che fossero i Grandi a ricordarglelo. Una mossa che ha avvicinato Pechino agli Usa e che darà maggior credito al presidente Hu Jintao, anche lui più sensibile al rafforzamento della domanda che alle manovre sui conti pubblici. Germania, Francia e Gran Bretagna insisteranno sicuramente sulla necessità di imporre una tassa globale sulle banche per chiamarle a ripagare almeno in parte i costi della crisi. A qualsiasi tipo di imposizione continuano però fieramente a opporsi Canada, Australia e Giappone i cui istituti non hanno ricevuto alcun tipo di aiuto pubblico. E anche l'Italia, tutto sommato, sembra schierata su questa posizione. A illustrare pregi e difetti tecnici dell'ipotesi ci penserà, in qualità di presidente dell'Fsb, il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, secondo cui, comunque, la definizione delle nuove regole su trasparenza e capitalizzazione resta la sfida più importante e decisiva per evitare nuovi tsunami.
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