Il trattore (alimentato a gas) dell’azienda agricola arriva all’impianto trasportando il letame prodotto dai suoi bovini. Lo scarica, e riparte carico di sacchi di fertilizzante, risultato del processo di trasformazione. E dopo aver fatto anche il pieno di carburante alla colonnina del gas, pure quello estratto proprio dal letame. Un perfetto esempio di “economia circolare” lo offre l’Egea di Ozegna ( Torino), una delle prime centrali italiane che produce biometano dai reflui zootecnici. L’impianto nel Canavese lavora scarti agricoli, quali deiezioni animali e resti vegetali, e li “digerisce” in due grossi serbatoi cilindrici entro il quale si genera il biogas. Attualmente viene utilizzato per alimentare un motore collegato a un generatore di energia elettrica, che nel 2015 ha immesso nella rete 4,2 gigawattora di corrente. Il biogas, attraversare un modulo aggiuntivo dell’impianto che separa l’anidride carbonica e le impurità, può essere trasformato anche in biometano per autotrazione. I promotori del “Biometanoday” hanno sottolineato come il suo processo produttivo può contribuire a ridurre in modo significativo le emissioni del settore agricolo, che rappresentano a livello globale il 14% dei gas clima alteranti, e a restituire al terreno sostanza organica. Il digestato, cioè quello che rimane dopo il processo di digestione anaerobica delle matrici agricole, è un ottimo fertilizzante naturale. Le imprese agricole possono, in questo modo, abbattere i loro costi di produzione e aumentare competitività e produzioni agricole tradizionali.
(A.C.)