sabato 30 ottobre 2010
Il nostro Paese resta due punti sotto la media europea (oltre il 10%). L’accelerazione della disoccupazione deriva in parte dalla più alta partecipazione al mercato del lavoro: la ripresa dell’economia aumenta le speranze di trovare occupazione, così calano gli inattivi, soprattutto donne (60mila). In recupero gli occupati (+0,2%).
- Sì, c'è da imitare un modello tedesco di Domenico Delle Foglie
COMMENTA E CONDIVIDI
Quelle «senza speranza» sono sempre tante, ma ora alcune credono che sia possibile trovare un lavoro e si sono rimesse in gioco: sono state infatti 60mila le donne "adulte" che figuravano tra gli inattivi e nel mese scorso sono invece risultate tra quante un lavoro lo cercano o lo hanno addirittura trovato. Tra i giovani, invece, torna più forte lo spettro della disoccupazione, perché «dopo quattro flessioni congiunturali consecutive» il tasso è di nuovo in aumento portandosi al 26,4% dal 25% del mese precedente. E anche se inferiore al 30% di alcuni mesi fa, «resta un tasso molto elevato», soprattutto se confrontato con quello rilevato nell’Eurozona dove i ragazzi senza lavoro sono il 20,3%. Questi i due dati salienti che emergono dall’indagine Istat sul lavoro di settembre, quando il tasso globale di disoccupazione è passato all’8,3%, con i senza lavoro saliti di 43mila unità (+2,1% su agosto), mentre l’occupazione ha registrato «un modesto recupero» con un aumento di 35mila unità (+0,2% su agosto) e gli inattivi sono diminuiti di 69mila unità (-0,5%) di cui 60mila donne. Nel mese passato i tecnici dell’Istat hanno registrato una più alta partecipazione al mercato del lavoro, evidentemente perché con la ripresa dell’economia aumentano le speranze di trovare una occupazione, ma questo disgraziatamente produce nella rilevazione maggiore disoccupazione (circa due punti sotto la media dell’Eurozona che registra un tasso al 10,1%, massimo livello dal 1998). L’indagine, tornando alle donne, segnala che l’incremento dei disoccupati si deve soprattutto ad un aumento delle disoccupate (+70mila) che si oppone a una diminuzione degli uomini senza lavoro (-28mila). Per questi ultimi il calo di disoccupati si traduce, seppure in misura lieve, in un incremento degli occupati che infatti salgono dello 0,3% sia su mese che su anno.A questo punto il tasso di occupazione, che in generale si trova al 57% e dunque lontanissimo da quel 70% auspicato a Lisbona dall’Unione europea, per gli uomini sale al 67,7%, in crescita di 0,2 punti percentuali su agosto e in diminuzione di 0,4 punti su settembre 2009, mentre per le donne il tasso scende al 46,3%, invariato rispetto ad agosto e in diminuzione di 0,1 punti percentuali sul 2009. Invece il tasso di disoccupazione, che complessivamente è all’8,3%, per il genere maschile è uguale al 7,3%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali su agosto e di 0,1 punti su settembre 2009, mentre il tasso di disoccupazione femminile è pari al 9,7%, in aumento sia rispetto ad agosto (+0,6 punti percentuali) sia rispetto a settembre 2009 (+0,4 punti).Da ricordare, infine, che in Europa il tasso di disoccupazione più alto è quello registrato in Spagna (20,8%) e il più basso in Olanda (4,4%), mentre tra i grandi paesi industrializzati gli Stati Uniti sono al 9,6% e il Giappone al 5,1%. Bruno MastragostinoSACCONI: «IL DATO È UNO. BANKITALIA? ORIGINALE»«Il dato dell’Istat che attesta il tasso di disoccupazione all’8,3% è importante e non ha bisogno di ulteriori forzature». Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, mette subito le cose in chiaro. Il dato è uno. Ed è quello dell’Istat, che – riferendosi a quello di ieri – «conferma l’andamento, già evidenziatosi nel mese precedente, di un positivo incremento dell’occupazione e della partecipazione al mercato del lavoro». Niente «forzature» dunque, né «drammatizzazioni». Perché, secondo Sacconi, «con la ripresa, più persone, giovani in particolare, si offrono per un impiego. Il tasso di disoccupazione si mantiene al di sotto della media europea di quasi due punti».Appena giovedì, per la Giornata mondiale del Risparmio, il ministro Giulio Tremonti e il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, avevano "ricucito" lo strappo sui dati: a Draghi che insisteva su una disoccupazione reale all’11%, il numero uno del Tesoro rispondeva: dati «assolutamente condivisibili». Una "tregua" durata poco. Sacconi infatti segna i distinguo. «Il tasso di disoccupazione, nei termini definiti da Eurostat, è l’unica misura impiegata in tutta Europa per identificare coloro che cercano attivamente un lavoro senza trovarlo e come tali meritano sostegni e servizi di accompagnamento. Altri indicatori sono utili a definire elementi e condizioni come la vulnerabilità delle persone in relazione alla povertà, l’andamento dei redditi e il loro impatto sui consumi». Il riferimento è ovviamente ai dati di Bankitalia che comprendono infatti i cassaintegrati e i cosiddetti scoraggiati. Da qui l’invito di Sacconi a evitare «ulteriori forzature» e «strumentalizzazioni» di natura ideologica: il «cassaintegrato ha già un rapporto di lavoro, mentre lo scoraggiato è una persona che non cerca un lavoro: può farlo, ma ha perso motivazione». I dati di Bankitalia – puntualizza Sacconi – sono «apprezzabili e utili» ma «originali», dato che «non esistono in nessun altro Paese europeo». Incalzato dalle domande dei giornalisti ne è nato un battibecco con un cronista che insisteva sul perché gli inattivi non fossero considerati disoccupati. Sacconi ha perso la pazienza: «Lei parla da militante e da ignorante». Poi ha assicurato che avrebbe chiamato il giornalista «per una riconciliazione».Il dibattito però non si ferma. L’Istat ha annunciato che sta organizzando un workshop per individuare misure che affianchino il tasso di disoccupazione e siano meglio in grado di fotografare «le vulnerabilità» nel mercato del lavoro. «La misura della disoccupazione è condivisa a livello internazionale. È importante costruire nuovi indicatori che integrino il tasso di disoccupazione cercando di cogliere la vulnerabilità nelle condizioni lavorative, ma non esiste ancora un consenso tra le autorità europee sul tema», spiega Linda Laura Sabbadini, direttore centrale Istat per le statistiche della qualità della vita. Reazioni ai dati dalle parti sindacali. «Il tasso di disoccupazione complessivo e quello giovanile in settembre tornano a salire dopo la flessione dei mesi scorsi, ma risultano in leggera crescita anche gli occupati, con un segnale positivo e incoraggiante», ha detto il segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini, evidenziando che «il quadro dell’occupazione resta ancora critico». Più dura la Cgil con il prossimo segretario generale, Susanna Camusso: «Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi dovrebbe smetterla di raccontare che le cose vanno meglio. La realtà è diversa, ingannando le persone non si aumenta il consenso nè si trova una soluzione». Giuseppe Matarazzo
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: