I vescovi dell'Emilia Romagna durante l'incontro con il Papa - Vatican Media
Sono stati ricevuti dal Papa giovedì scorso i vescovi della regione ecclesiastica dell’Emilia-Romagna (Ceer), che da lunedì 26 febbraio a sabato 2 marzo hanno vissuto la loro visita ad limina Apostolorum. Dallo scorso 15 gennaio il loro presidente è l’arcivescovo Giacomo Morandi, pastore della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, a cui abbiamo chiesto alcune impressioni dell’incontro.
Eccellenza, come ha trovato il Papa di salute?
L’ho trovato bene, è stato con noi più di due ore, parlando tranquillamente, con grande serenità, giovialità, in modo informale come spesso accade.
Quindi non l’ha visto debole.
No, molto attento alle domande e nel rispondere.
Come si è svolto il colloquio? Lei ha fatto una relazione introduttiva?
No, il Papa ci ha messo a nostro agio, ha chiesto che uno di noi facesse da moderatore per gli interventi, quindi uno ha rotto il ghiaccio con la prima domanda e di seguito sono arrivate le altre. Ci sono problematiche comuni che gli avete sottoposto? Un tema toccato da tanti interventi è come essere oggi una Chiesa che evangelizza, che annuncia la Parola. Il Papa ci ha invitati a essere creativi e coraggiosi nel proporre nuove vie di evangelizzazione. Un altro tema è stato quello della comunione, tra noi vescovi, con i presbiteri e con il popolo di Dio.
C’è un tratto che caratterizza l’Emilia- Romagna rispetto ad altre regioni, una secolarizzazione molto marcata a causa di vicende storico-politiche note.
Sì, il tema è uscito anche negli incontri con i capi dicastero, con la necessità di rievangelizzare i battezzati, tema che riguarda tutti pur nelle diversità delle singole diocesi.
Quali sono dei punti di forza della Chiesa emiliano- romagnola?
Credo che abbia una grande autorevolezza per quanto riguarda la dimensione della carità e della missione, per il suo impegno sociale sotto diversi aspetti. È un elemento di forza e di testimonianza verso i giovani, un punto che il Papa ha voluto sottolineare. Nel giro dei vari dicasteri cosa avete potuto raccogliere?
I capi-dicastero hanno sottolineato che erano lì innanzitutto per ascoltare la nostra esperienza, in questo senso ci siamo sentiti molto accolti, ascoltati. Poi ci hanno offerto delle piste di lettura di quello che abbiamo presentato. Ma credo che la dimensione più significativa sia stata appunto quella dell’accoglienza e anche del conforto per i problemi che dobbiamo affrontare.
Come vescovi dell’Emilia Romagna avete diffuso venerdì una nota dai toni forti sulla deriva eutanasica della Regione. Ne avete parlato anche con il Papa o i capi-dicastero?
Sì, ci siamo confrontati, soprattutto con i dicasteri che hanno più competenza su queste cose. Un confronto importante in ordine a uno dei temi della predicazione di papa Francesco, il non assecondare la cultura dello scarto. La nota che abbiamo pubblicato è espressione dell’unanimità della conferenza episcopale regionale.
Hanno fatto rumore anche le disposizioni che a inizio febbraio lei ha emanato in vista delle prossime elezioni europee e ammini-strative, chiedendo ai candidati di dimettersi da ruoli di responsabilità ricoperti in diocesi o nelle parrocchie, e che le parrocchie non ospitino incontri o dibattiti in vista della tornata elettorale. Di questo ne ha parlato con gli altri vescovi?
Certo e i miei confratelli sono rimasti stupiti della reazione che si è avuta a Reggio Emilia, perché anche altri avevano già preso in precedenza provvedimenti simili. Quindi sorpresa per la reazione a una decisione che non voleva certo essere un “Non expedit” come qualcuno ha scritto. Che ci siano cristiani che si impegnano nella sfera politico è un auspicio di tutti, però è importante che le due aree rimangano distinte, per ovvi motivi.
Come vescovi dell’Emilia-Romagna avete in programma altri appuntamenti a breve?
Ci confrontiamo quasi ogni mese e mezzo, un appuntamento sarebbe stato questa settimana, ma visto che ci siamo appena visti sarà il prossimo 15 aprile. Devo sottolineare il fatto che la settimana passata insieme a Roma è stata un bel momento di fraternità e un’occasione preziosa per conoscerci meglio.
Il ricambio dei vescovi della regione è stato profondo in questo pontificato.
Sì, penso che l’unico vescovo superstite della visita ad limina fatta sotto Benedetto XVI sia il vescovo di Parma, monsignor Solmi.
Che lei conosce bene, immagino, entrambi venite dal clero di Modena- Nonantola.
È stato anche mio insegnante in Seminario.
Qual è un’immagine che il Papa vi ha lasciato?
Rivolto a un presule che conosceva prima che diventasse vescovo, ha detto: «So che tu andavi in giro in bicicletta, non smettere di farlo. Non smettete di andare in bicicletta, di stare in mezzo al popolo di Dio». Un’immagine che riassume la sua idea di un pastore che condivide la vita del popolo a cui è affidato, che ha l’odore delle pecore.