Il Papa con Zuppi - Siciliani
“La Chiesa italiana sta accompagnando il Papa con la preghiera e con l’affetto”, in questo periodo di infermità. E la malattia, anziché togliere autorevolezza al Papa, “ha dato più credibilità e ancora più autorità al ministero di Pietro”. Francesco, infatti, ha scelto di condividere con noi “anche la sua fragilità”. Lo afferma il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in un’intervista al quotidiano Avvenire che sarà pubblicata nell’edizione di domenica 16 marzo. A proposito delle condizioni di salute del Pontefice, oggetto in questo mese di degenza, di varie fake news, il porporato afferma: “Siamo così poco abituati alla trasparenza che dobbiamo comunque renderla opaca. Come se ci fosse chissà cosa dietro. Il Papa ha voluto un’informazione assolutamente non adattata. Abituiamoci alla trasparenza. Il Papa non nasconde nulla. E liberiamoci da tante fake news”.
L’invito di Zuppi è a sostenere il Papa anche con una maggiore responsabilità di ognuno. “L’importanza del suo ministero risalta ancora di più e nella fragilità non perde nulla della sua efficacia, ma ci chiama a quello che lui ha sempre chiesto. Cioè di vivere la responsabilità nella comunione e non nella divisione o nell’affermazione di una parte sull’altra. Quindi un protagonismo che non sia mai divisivo, ma che aiuti la comunione”.
Il presidente della Cei ha descritto il rapporto tra il Papa e la Chiesa italiana nei 12 anni di pontificato come “diretto, franco, che si è espresso in due modi: tanti contatti e tanta conoscenza diretta, anche tramite le visite ad alcuni luoghi simbolo, e poi il dialogo assembleare con i vescovi”. Francesco “è il Papa del Vangelo sine glossa, del Vangelo per tutti”. E tutti “devono trovare nella Chiesa una casa e non un albergo”.
Sul cammino sinodale della Chiesa italiana, infine, il cardinale Zuppi ricorda che “la spinta del Papa è stata determinante”. E sulla prossima assemblea sinodale: “È il momento delle decisioni perché il camminare insieme trovi anche delle risposte. Tutto il cammino sinodale ha come fine non il fissare nuove regole per stare tra di noi, ma vedere come essere cristiani e comunità oggi nel nostro Paese” per annunciare il Vangelo.