Don Giovanni Nicolini (1940-2024) - .
Un uomo e sacerdote che per tutta la vita ha servito gli «ultimi»: poveri, carcerati, ammalati, soprattutto fra quest’ultimi i bambini; e così ha lasciato un’impronta forte nella Chiesa e anche nella società, bolognese e non solo. È unanime, nella diocesi di Bologna, dove è vissuto e ha operato per tanti anni, ma anche in quella di Mantova, dove era nato, e nelle Acli nazionali, di cui è stato assistente ecclesiastico, il cordoglio per la morte di don Giovanni Nicolini, scomparso ieri all’età di 83 anni nella clinica «Toniolo» di Bologna, dov’era stato ricoverato pochi giorni fa. I funerali saranno celebrati dall’arcivescovo Matteo Zuppi mercoledì 28 alle 15.30 nella Cattedrale di San Pietro.
La sua è stata una vita ricchissima di impegni e attività. Nato nel 1940, dopo la laurea in Filosofia all’Università Cattolica di Milano, aveva studiato Teologia all’Università Gregoriana. Era stato ordinato diacono a Bologna nel 1967, ma passarono alcuni anni prima che divenisse prete nel 1972, perché don Giuseppe Dossetti, allora provicario generale (e che già aveva conosciuto a Roma, assieme al cardinal Lercaro, ai tempi del Concilio) gli chiese di esercitare il diaconato per qualche tempo, per presentare questo ministero alla Chiesa dopo che il Concilio aveva restaurato il diaconato permanente. Nel 1977 divenne parroco nelle piccole parrocchie di Sammmartini, Ronchi e Caselle (Crevalcore): qui ha fondato le «Famiglie della Visitazione», comunità monacale che riunisce persone consacrate e altre sposate e segue la «Piccola Regola» di don Giuseppe Dossetti.
Assistente diocesano dell’Azione Cattolica per due mandati, nel 1998, con il cardinale Biffi, è diventato vicario episcopale per la Carità: e in questa veste è stato per molti anni direttore della Caritas diocesana, l’incarico per cui è stato più conosciuto. Poi dal ’99 è parroco nella parrocchia in cui si trova il carcere bolognese, Sant’Antonio da Padova alla Dozza: e qui inizia un’opera intensa per i carcerati e per coloro che dal carcere escono in permesso o definitivamente, creando attività artigianali e di formazione al lavoro. Ancora, dal 2009 allo scorso anno un altro grosso impegno: vicario curato, cioè coordinatore dell’assistenza religiosa nell’immenso Policlinico Sant’Orsola, dove si è dedicato in modo particolare ai piccoli ricoverati.
Tantissime le manifestazioni di cordoglio, dalla Chiesa e da esponenti laici, come il sindaco di Bologna Matteo Lepore e il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Tutti sottolineano il suo impegno per i più deboli, per non lasciare indietro nessuno. È morto «dopo avere recitato l’Angelus», come scrivono le Famiglie della Visitazione: Il coronamento di una vita per Dio e i fratelli.
"Esprimo profondo dolore per la scomparsa di Don Giovanni Nicolini di cui sono stato amico fin dai tempi degli studi a Milano. Figlio spirituale di Don Giuseppe Dossetti, Don Giovanni è stato un sacerdote al servizio dei più poveri e degli emarginati - scrive Romano Prodi -. La sua costante sollecitudine nei confronti dei più fragili lo ha condotto e guidato sempre, senza incertezze, sul sentiero della Carità: come direttore della Caritas diocesana che ha fortemente voluto in un rapporto con la città di Bologna, come vicario della parrocchia dell'Ospedale Sant'Orsola quando si è dedicato ai malati condividendone la condizione di sofferenza umana e, nella parrocchia di Sant'Antonio da Padova, dove all'impegno pastorale ha saputo unire la sua completa disponibilità e presenza per i detenuti del vicino carcere della Dozza. Un apostolo delle carceri, con lo sguardo rivolto al mondo: la sua vocazione per i più deboli non gli ha impedito di esprimere la passione per la politica concepita non come contesa, ma come esperienza di condivisione. Ci mancherà aggiunge Prodi – la sua passione, la sua intelligenza, la sua profonda umanità e quella sua straordinaria capacità di aggregare, come fu per la comunità sorta attorno alla parrocchia di Sammartini di Crevalcore", conclude Prodi.