giovedì 30 luglio 2020
L’Aula del Senato decide se concedere l’autorizzazione a procedere chiesta dai magistrati nei confronti dell’ex ministro. Per respingerla servirebbero 160 voti, difficilmente raggiungibili
 Caso Opens Arms, il Senato decide sul processo a Salvini
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AGGIORNAMENTO: E' iniziata poco fa nell'Aula di Palazzo Madama la discussione sull'autorizzazione a procedere in giudizio per il segretario federale della Lega, Matteo Salvini, per i fatti relativi alla nave Opn Arms al tempo in cui Salvini era ministro dell'Interno. È accusato di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio per il caso della nave Open Arms.
L'Aula del Senato è chiamata a decidere se confermare o meno la decisione della Giunta delle elezioni che a maggio votò contro l'autorizzazione a procedere. "Noi voteremo a favore dell'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Salvini". Così si è espresso Matteo Renzi prendendo la parola in Senato per quanto riguarda Italia Viva. Posizione analoga espressa dalla senatrice del gruppo misto, Emma Bonino.

La spavalderia è quella di sempre. Nessun appello al Senato affinché voti contro l’autorizzazione a procedere chiesta dai magistrati nel processo sulla vicenda della nave Open arms. Alla vigilia del voto in Aula, Matteo Salvini si professa «tranquillo », ritenendo che «le carte sono là, non sono cambiate e parlano chiaro». L’unico appello del segretario leghista è rivolto alla «coscienza» di tutti i senatori: «Mi aspetto che qualcuno esprima dignità, onestà e correttezza, se devo andare a processo non sarà la prima volta». Quindi lancia frecciate politiche agli ex partner di governo, M5s e il premier Giuseppe Conte: «Ho agito a difesa del mio Paese. E ciò che ho fatto, l’ho fatto in compagnia del premier Conte, c’era nel prorgamma di governo e non ritengo che ci sia stato un errore o reato. Se qualcuno domani ritiene che sia un reato, ne risponderemo in tanti. Vorrà dire – ironizza – che Conte mi accompagnerà un po’ a Catania e un po’ a Palermo e prenderemo una granita».

L’altra stoccata è per gli ex alleati del Movimento: «Difendere l’Italia non è reato: ne sono orgoglioso, lo rifarei e lo rifarò. Invece voglio vedere se i Cinque Stelle diranno che erano d’accordo, come è scritto nero su bianco, o se vogliono andare avanti con un processo tutto politico». Sul piano dei numeri e dei pronostici sul voto, Pd, M5s e Leu dovrebbero votare compatti per il semaforo verde. Ma resta l’incognita sulla condotta di Italia Viva: secondo indiscrezioni, i renziani, pur non sciogliendo la riserva, potrebbero essere orientati a votare il via libera al processo. Il loro atteggiamento cauto alimenta la suspence: lunedì proprio Matteo Renzi ha precisato di non avere ancora stabilito cosa fare: «Su Salvini noi leggiamo le carte e poi decidiamo. Si chiama garantismo e noi siamo seri. Mi colpisce che ora anche altri scoprano il garantismo: la Lega su Fontana e M5s su Casalino». Il Carroccio, tuttavia, non fa richieste: «Io non mi aspetto nulla da nessuno. Le carte parlano chiaro», taglia corto Salvini.

E i suoi colleghi del Carroccio sono ugualmente scettici: Renzi parla, parla – è il ragionamento – ma alla fine non ha la forza di rompere con gli alleati di maggioranza, specie ora che starebbe per incassare la presidenza di alcune commissioni. In caso di voto contro, dunque, la Lega insisterebbe sul piano mediatico nella stigmatizzazione del cambio di rotta dei Cinquestelle.

Da Forza Italia, invece Francesco Giro chiede espressamente a Renzi e a Iv di votare contro il processo a Salvini: «Sarebbe un segnale importante in una vicenda surreale, in cui si accusa un ex ministro dell’Interno per aver esercitato le proprie prerogative nel contrasto all’immigrazione clandestina». Se l’Aula dovesse dare via libera alla richiesta dei giudici, verrebbe ribaltato il parere espressso a fine maggio dalla Giunta per le Immunità del Senato, che (grazie all’astensione dei senatori di Italia viva e al voto di una ex M5s poi approdata nella Lega) si pronunciò contro la richiesta di autorizzazione a procedere. In tal caso, Salvini verrebbe processato per il sequestro di persona di 164 migranti soccorsi nel Mediterraneo, il cui sbarco nel porto di Lampedusa fu bloccato per 19 giorni. Stessa accusa per la quale, a inizio febbraio, il Senato ha dato il via libera al processo per la vicenda analoga della nave Gregoretti. Per respingere la richiesta, Salvini dovrebbe oggi ricevere i voti della maggioranza assoluta dei senatori, ovvero 160, che confermino il parere della giunta. Un obiettivo difficile, visto che il centrodestra conta su 136 voti e per il quale non potrebbero bastare nemmeno i 18 senatori di Iv: ne servirebbero altri 6 del Misto. In ogni caso, nella Lega nessuno scommette sul sostegno in extremis dei renziani, che comunque si potrebbero astenere, come avvenuto in giunta.

Dal canto suo, Iv non ha ancora sciolto la riserva. Il capogruppo al Senato, Davide Faraone, martedì ha ribadito: «Valuteremo nelle prossime ore come votare. Ma se anche dicessimo no al processo, non sarebbe uno strappo politico». Faraone ha poi annunciato che la decisione sarà annunciata direttamente oggi da Renzi, nel suo intervento in Aula.

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