lunedì 17 marzo 2025
Il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, O'Flaherty: per un accordo duraturo, servono risposte sul rientro dei bimbi portati con la forza in Russia e sul rilascio dei detenuti civili
Il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Michael O'Flaherty, davanti a un memoriale delle vittime in Ucraina

Il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Michael O'Flaherty, davanti a un memoriale delle vittime in Ucraina

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Al tavolo dei negoziati per porre fine al conflitto iniziato dalla Russia in Ucraina c'è un convitato di pietra. Lo sottolinea più volte il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, l’irlandese Michael O'Flaherty. «Mi fa davvero male vedere che, tra gli attuali cambiamenti geopolitici e il ritiro del multilateralismo, stiamo assistendo a un'enorme disattenzione ai diritti umani», denuncia nel colloquio con Avvenire. «Ogni giorno dall'inizio dell'invasione russa, la popolazione ucraina ha sopportato bombardamenti, spostamenti di massa, violazioni dei diritti umani e sofferenze di portata inimmaginabile. È fondamentale che le discussioni su una futura pace per l'Ucraina affrontino le urgenti preoccupazioni umanitarie e sui diritti umani e la situazione degli esseri umani colpiti dalla guerra». Eppure, al momento «viene davvero da chiedersi dove sia l'elemento umano nei negoziati di pace…».
Lei è già stato in Ucraina e sta per tornarci. Ha visto le conseguenze di tre anni di bombe, morte e macerie. Eppure, nei negoziati, quella sofferenza non trova riconoscimento né dignità. Perché?
Non è mio compito parlare delle ragioni sottostanti a questa scelta. Ciò che invece posso e devo ribadire è la necessità di garantire il riconoscimento della sofferenza delle vittime e delle riparazioni. Per affrontare il problema, qualsiasi road map deve esplicitamente tenere conto delle violazioni dei diritti umani e delle terribili circostanze sofferte dalle persone colpite.
A conflitto concluso, verranno vagliate le responsabilità delle azioni brutali compiute in guerra?
In base al diritto internazionale, è essenziale ritenere responsabili gli autori di gravi violazioni dei diritti umani e crimini di guerra. Sarà senza dubbio impegnativo, ma rimane un requisito fondamentale per raggiungere una pace autentica e duratura. Il costante sostegno degli Stati membri alla Corte penale internazionale, insieme al processo verso l'istituzione di un Tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l'Ucraina, sarà fondamentale per garantire che venga fatta giustizia. Ma rafforzare la capacità dell'Ucraina di perseguire e processare i criminali di guerra dovrebbe essere una priorità anche negli anni a venire. E, man mano che il Paese si allontanerà dalla legge marziale, sarà importante contribuire ad allentare le restrizioni rimanenti sui diritti umani.
Un altro aspetto doloroso è quello dei prigionieri catturati durante le ostilità, delle persone scomparse e dei molti minori deportati in Russia. Cosa ne pensa?
È un altro aspetto fondamentale, che non dev’essere messo da parte. Il rilascio dei prigionieri di guerra e dei detenuti civili, il ritorno sicuro dei bambini ucraini portati con la forza in Russia e la ricerca di coloro che sono scomparsi a causa del conflitto sono tutti passi vitali verso una pace vera e duratura. La società civile ucraina è stata particolarmente chiara nel richiedere queste misure, e giustamente.
Cosa accadrà alle famiglie ucraine rimaste in aree a cui il Cremlino non intende rinunciare?
Se i diritti umani vengono intrecciati nei colloqui di pace, allora c'è una reale possibilità di rafforzare le protezioni per le persone nei territori sotto il controllo temporaneo russo. Per raggiungere questo obiettivo, agli osservatori internazionali dei diritti umani deve essere concesso l'accesso a queste regioni. Tali considerazioni dovrebbero guidare ogni piano per il ritorno sicuro di sfollati e rifugiati. Così le famiglie potranno essere sicure che i loro diritti saranno rispettati, se e quando decideranno di tornare.
Potrebbe aprirsi pure il tema, come in ogni fase post bellica, dei risarcimenti per le vittime.
Assolutamente. Tutte le vittime dell'aggressione russa hanno diritto a un risarcimento. Ed è fondamentale iniziare a mettere da parte le risorse necessarie fin da ora. Il Consiglio d'Europa sta già dando un contributo, istituendo un Registro dei danni per l'Ucraina e valutando la creazione di una commissione per i reclami. Questi passaggi saranno fondamentali per incanalare efficacemente i risarcimenti e garantire a coloro che hanno sofferto di più il supporto di cui hanno bisogno.
Ma dopo il colloquio alla Casa Bianca fra Trump e Zelensky, non c’è il rischio che il governo di Kiev finisca per essere relegato al ruolo di mero “spettatore” delle trattative?
L'Ucraina, in quanto vittima di aggressione, dovrebbe essere al centro di qualsiasi negoziato e la società civile dovrebbe essere coinvolta. Inoltre, coinvolgere attori multilaterali per i diritti umani potrebbe aiutare notevolmente a dare forma a una pace duratura.
Lei come contribuirà a che ciò avvenga?
Sto per partire per l'Ucraina e vedrò di persona come esplorare tali questioni in modo approfondito. Gli ucraini hanno tutte le ragioni per aspettarsi un processo di pace in cui le preoccupazioni umanitarie e sui diritti umani siano centrali. Io sosterrò il lavoro del Consiglio d'Europa in quella direzione come meglio posso, nell'ambito del mio mandato, continuando a sollevare la questione con vigore. Lo farò perché credo fermamente in una cosa...
Quale?
Che ignorare i diritti umani oggi significa minare la pace domani. Lo ripeto ancora una volta: se vogliamo una pace giusta e sostenibile, in Ucraina come in qualsiasi altra area di conflitto, dobbiamo incorporare i diritti umani nei negoziati.
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