"Sì sono stato io, ma è stato un colpo fortuito". Alla fine ha ammesso la propria responsabilità l'operaio dell'Anas indagato per aver ucciso a colpi di fucile
l'orso marsicano ritrovato morto venerdì scorso su una pista ciclabile a Pettorano del Gizio, nell'aquilano. L'uomo, che nei giorni scorsi aveva dichiarato di essersi ferito dopo un incontro ravvicinato con un orso, rischia una condanna da 4
mesi a 2 anni di reclusione.
Ad arrivare sulle tracce del colpevole sono stati gli uomini del Nucleo investigativo di Polizia ambientale e forestale (Nipaf), che negli ultimi due giorni hanno cercato indizi nelle vicinanze dell'abitazione dell'indagato. In casa dell'uomo, nella tarda serata di ieri, gli investigatori della Forestale hanno sequestrato sei fucili a canna liscia e due a canna rigata.
"Sono uscito con il fucile - ha detto l'uomo - per difendere la mia famiglia. Poi, quando mi sono trovato davanti l'orso, ho avuto paura e indietreggiando mi è
partito un colpo. Non pensavo di averlo colpito. Poi, quando lo hanno ritrovato, ho capito che il colpevole ero io". Il colpo, ricostruisce la Forestale, è stato esploso nella notte dell'11 settembre. La stessa notte, intorno alle 2.30,
secondo il racconto che ha reso l'uomo alla stampa la mattina subito dopo il fatto, allertato da rumori nel pollaio, è uscito di casa per controllare e si è trovato a tu per tu con l'orso. In seguito il 61enne aveva dichiarato di essersi ferito cadendo all'indietro e perdendo i sensi e andando a farsi medicare al
pronto soccorso dell'ospedale di Sulmona. È la prima volta in Italia che si riesce a individuare il responsabile della morte di un orso.
Intanto, c'è preoccupazione per i due figli di Daniza, l'orsa
rimasta uccisa in Trentino a seguito di un tentativo di cattura.
Il presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi, in una lettera
aperta inviata al Presidente della Provincia di Trento, Ugo
Rossi, chiede "assolute e chiare garanzie circa la sorte dei due
cuccioli, ora rimasti senza le cure parentali, proprio alle
porte dell'inverno e in un'età (otto mesi) in cui necessitano
ancora a lungo delle cure e della fase di apprendimento
culturale materno (almeno fin ai due anni di età) con
particolare riferimento alla delicatissima fase di letargo
invernale che i cuccioli non hanno mai affrontato prima
e lo dovranno fare oggi per la prima volta da soli".
"Anche noi
siamo preoccupati - replica Rossi - per i cuccioli dell'orsa
Daniza, come pure per la tenuta di un progetto, quello del
reinserimento dell'orso bruno delle Alpi, cui abbiamo tenuto e
continuiamo a tenere moltissimo e che abbiamo gestito sulla base
di un patto tra la nostra comunità, il rigore scientifico e la
cura della fauna selvatica".