
Vincenzo Livieri
Le azioni messe in campo finora per il risanamento ambientale della “Terra dei fuochi” «non sono sufficienti» e «l’eccesso di concertazione porta a non avere un coordinamento come sarebbe necessario». A due settimane dalla
sentenza con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo
ha certificato il
«rischio grave, reale e accertabile» per la vita degli abitanti
dei territori martoriati dallo sversamento criminale di rifiuti tossici in Campania, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto, in audizione ieri alla commissione Ecomafie, ha ammesso le mancanze dello Stato rispetto al disastro ecologico che da decenni affligge una parte consistente della Regione. Ciononostante l’esecutivo sta valutando un ricorso, ma questo non pregiudica in alcun modo l’intenzione di proseguire nel risanamento, a cui peraltro ha deciso di destinare altri 200 milioni.
I tentativi fatti finora «hanno visto il coinvolgimento sinergico di tutti i livelli istituzionali», ha spiegato il ministro, che «con grande senso di responsabilità, hanno cercato di portare sollievo ad una terra martoriata». L’obiettivo, però, è ancora lontano e «occorre dare un ulteriore slancio alle azioni di risanamento con maggiore rapidità». Pur sottolineando l’inerzia che ha caratterizzato l’azione delle istituzioni negli anni passati, il titolare dell’Ambiente ha precisato di non voler addossare responsabilità a chi l’ha preceduto. Tuttavia, ha argomentato, «è impressionante che ci siano ancora i fuochi» e la circostanza pone con urgenza «una questione di sensibilizzazione della popolazione nel denunciare e delle autorità di intervenire in modo deciso su queste azioni che sono criminali».
Nel merito, Pichetto ha precisato che solo una parte delle terre colpite rientra in siti di interesse nazionale, mentre la maggioranza degli interventi necessari sono in capo all’amministrazione regionale. Nonostante questo, c’è piena disponibilità a unire le forze e «le azioni che il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica porrà nei prossimi mesi saranno improntate ad uno spiccato spirito di collaborazione istituzionale, fermo restando le specifiche competenze di ciascun attore istituzionale. I miei uffici – ha assicurato il titolare dell’Ambiente – sono attenzionati affinché sia garantito il massimo delle funzioni trasferite dall’anno 2018 sul coordinamento e monitoraggio degli interventi di emergenza, anche al fine di individuare ulteriori interventi di prevenzione del danno ambientale e dell’illecito ambientale nei terreni, nelle acque di falda e nei pozzi della regione Campania». In questo senso Pichetto ha parlato anche della gestione dei fondi a disposizione per il risanamento che, oltre ai 200 milioni già stanziati, contemplano «altri 200 milioni previsti dal contratto istituzionale di sviluppo per triennio 25-26-27». Un tesoretto che sarà bene «non disperdere sui 90 Comuni» interessati, perché il rischio è quello di alimentare la logica deleteria dei «piccoli campanili». A tal proposito non è esclusa l’ipotesi di nominare un commissario straordinario, anche se è necessario verificare se «ci sono le condizioni» per farlo. Ma in ogni caso, è la promessa di Pichetto, «sarà una valutazione che farò e porterò al tavolo di Palazzo Chigi».
Il ministro, come detto, ha messo in conto anche la possibilità di un’impugnazione rispetto al pronunciamento della Cedu, chiarendo che al momento «è in corso una valutazione con l’Avvocatura dello Stato di ordine giuridico», che contempla anche «l’eventuale proponibilità di un ricorso rispetto alla tempistica prospettata».
Infine un invito diretto all’amministrazione campana, «che deve pubblicare il registro tumori», perché «è chiaro che è una questione sanitaria prima di tutto». Di contro, il gruppo di lavoro del ministero pubblicherà i suoi dati ambientali e sulle acque. Mentre sulla scorta dell’audizione di ieri la prossima settimana è prevista una nuova missione in Regione da parte della commissione Ecomafie.