martedì 23 luglio 2024
Il vulcanologo Marco Neri rassicura: «Le fontane di lava sono frequenti e non pericolose». Per turisti e abitanti ore di disagi. Ma in serata l’aeroporto di Catania riprende le attività
«Tanto spettacolo, zero rischi. Vi spiego il fenomeno Etna»

REUTERS

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Si è svegliata con una nuvola grigia alta 8 chilometri sopra la testa. E per la seconda volta in meno di venti giorni la città di Catania si è dovuta adeguare al ritmo della sua montagna.

Dal cratere Voragine, da lunedì notte e fino al pomeriggio di martedì, l’Etna ha sputato cenere e lava. La città abituata a convivere con il vulcano ha subito diramato allerta rossa: l’Unità di crisi della Sac, società che gestisce l’aeroporto di Catania, ha disposto la chiusura di due settori (B2 e B3) dello scalo e la sospensione di tutti i voli in arrivo e in partenza con conseguente dirottamento su altri aeroporti finché, intorno alle ore 18, la cenere finita sulle piste di atterraggio e altre strutture è stata rimossa. Ma cosa è successo esattamente? Lo abbiamo chiesto a Marco Neri, vulcanologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia-Osservatorio Etneo di Catania, che ci risponde da Aci Castello, a pochi chilometri dal vulcano.

«Dai primi di luglio, sull’Etna, sono cominciate eruzioni che i vulcanologi definiscono “parossistiche”, volgarmente chiamate “fontane di lava”. Provengono da una delle quattro bocche sommitali del vulcano, il cosiddetto cratere Voragine, che sta all’interno del cratere centrale ed è il più antico, attivo dalla prima metà del secolo scorso. Il cratere Voragine ha un condotto stabile e perciò le fontane di lava delle ultime settimane sono particolarmente violente e voluminose, se paragonate a quelle che in passato hanno interessato altri crateri».

Come si sviluppa il fenomeno?

Le esplosioni iniziano lentamente, diventano via via più frequenti e violente fino a sfociare nelle cosiddette fontane di lava: un getto di magma incandescente che viene espulso fino a 1.500 metri di altezza. Sopra c’è una colonna di materiale piroclastico e gas turbolento che può arrivare, come in questo caso, a 8 km di altezza. Quando il pennacchio arriva negli strati alti dell’atmosfera, viene piegato e distribuito dal vento anche per centinaia di chilometri. Ieri si è visto fino a Capo Passero e nel mar Ionio, nei pressi di Malta.

Sono fatti rari?

Per niente: dal 2000 sono avvenuti centinaia di volte. Direi che è la norma per l’Etna, che è un vulcano “a condotto aperto” ovvero con un canale che – come una canna fumaria – mette direttamente in comunicazione la camera magmatica con la superficie terrestre. Queste sono le prime le fontane di lava dell’anno. Lo stesso cratere ne era stato interessato l’ultima volta nel 2015.

C’è da avere paura?

Si tratta di fenomeni molti violenti che espellono molto magma in atmosfera ma durano poco, circa una decina di ore. Quelli parossistici non sono eventi pericolosi per chi vive sulle pendici dell’Etna anche perché interessano la parte alta del vulcano e anche le colate di lava che si formano in conseguenza a questi eventi non raggiungono le parti abitate: si fermano a 2.800 metri di quota. I disagi si hanno perché il materiale piroclastico mandato nell’atmosfera viene disperso in direzione del soffio dei venti e questo interferisce con le aerovie. Visto che in queste zone molto spesso il vento spira da nord a sud, la cenere vulcanica che per gravità cade atterra sull’aeroporto causando un grave danno economico per gli operatori turistici. Dall’altro lato però le fontane di lava sono un evento estremamente spettacolare e molti turisti vengono a Catania con l’obiettivo di vederne e fotografarne una: da questo punto di vista la stagione li sta accontentando.

E invece gli abitanti?

Anche per loro c’è qualche disagio. Chi, come me, abita nei paesi intorno a Catania deve camminare in strada con l’ombrello perché per qualche ora piove cenere. Poi bisogna poi ripulire le strade, per evitare di respirare pulviscolo, e spazzare i tetti, visto che i lapilli occludono le grondaie.

Ora è tutto rientrato?

Guardando in diretta dalla mia finestra posso dire che è finita la fase parossistica (in effetti confermata da una nota ufficiale Ingv nel tardo pomeriggio, ndr) però persiste intorno a 3.360 metri un’attività stromboliana: significa che ci sono piccole esplosioni che fanno ricadere brandelli di lava nell’intorno di poche decine di metri. Entro sera finirà tutto, a quel punto il vulcano si prenderà una pausa di qualche giorno e poi ricomincerà da capo con la stessa dinamica di cui ho parlato.

Che conseguenze ci saranno?

Le fontane di lava hanno ricoperto l’orlo del vulcano e hanno alzato la quota del cratere Voragine di oltre 100 metri di altezza: dei fenomeni parossistici dell’Etna non hanno mai prodotto una crescita così ampia. Adesso il cratere Vulcano misura 3.370 metri e ha superato il cratere sud-est che si aggirava intorno alla quota 3.350 metri. Il cratere è al centro e ha una base solida, senza zone esposte a frane: credo che “la conseguenza” sarà che manterrà il primato di punta più alta dell’Etna.

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