
Donne di Bagnoli in piazza con i cuscini - Ansa
La si potrebbe chiamare la “protesta dei cuscini”, quella che i comitati dei Campi Flegrei hanno inscenato venerdì pomeriggio a Bagnoli, dove erano attesi i ministri Salvini, Piantedosi e Valditara per un evento organizzato dalla Lega. Cuscini a simboleggiare le notti insonni dei cittadini del quartiere della periferia occidentale di Napoli e della vicina Pozzuoli, dopo i terremoti dei giorni scorsi, ma anche sacchetti dell’immondizia con le facce degli esponenti del governo Meloni e fumogeni, uova e oggetti vari all’indirizzo delle forze dell’ordine, al grido di “Non vogliamo contare i morti”.
Ci sono stati infatti dei momenti di enorme tensione tra gli agenti di polizia schierati a difesa di Città della scienza, dove si tiene l’incontro organizzato dal Carroccio (a poca distanza dall’ex base Nato che accoglie gli sfollati), e i manifestanti, che hanno cercato di forzare il cordone delle forze dell’ordine. Tra le persone coinvolte, è rimasto ferito il vicario del questore di Napoli Stefano Spagnuolo, quando i reparti mobili hanno cercato di contenere la protesta del corteo che intendeva superare il cordone delle forze dell'ordine. Non si conoscono al momento altri dettagli, ma le condizioni del ferito non sarebbero gravi. Le persone scese in strada hanno poi chiesto di incontrare i tre ministri che partecipano all’evento in corso a Bagnoli. Una loro delegazione incontrerà i rappresentanti del governo e chiederà loro un incontro urgente a Roma sulla questione sfollati.
Al momento sono ancora circa 400, infatti, le persone costrette a dormire fuori casa. Solo una parte è stata sistemata in strutture apposite. Giovedì il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha tenuto alla Camera dei deputati un’informativa urgente sulla situazione nell’area dei Campi Flegrei. Ha fatto non poco discutere un passaggio del discorso tenuto da Musumeci a Montecitorio. «In quell’area, che coincide con uno dei più pericolosi vulcani attivi al mondo, un’accurata e responsabile programmazione urbanistica avrebbe dovuto impedire fin dal dopoguerra ogni attività edificatoria», aveva detto il ministro, ricordando che «100mila persone sono esposte a un rischio molto elevato».
Alle parole dell’esponente del governo aveva risposto a stretto giro il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, per il quale «la convivenza con il rischio fa parte della contemporaneità: se guardiamo l’Italia, di zone a rischio dove si è edificato ce ne sono tantissime: sismiche, bradisismiche, vulcaniche e alluvionali. È chiaro che oggi abbiamo di fronte un grande tema, cioè come coniugare l’urbanizzazione con la gestione del rischio».