venerdì 21 marzo 2025
È arrivato a Roma e non era la prima volta, guida una formazione militare ed è ritenuto responsabile di vari crimini contro l'umanità. Le opposizioni: «Un altro caso Almasri? Il governo chiarisca»
Al-Kikli

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Non si è ancora spenta l’eco del clamore suscitato dalla liberazione del generale Almastri, ricercato dalla Corte penale internazionale per omicidi e torture, fermato a Torino ma poi riaccompagnato con un volo di Stato a Tripoli, che Roma diventa il centro di un nuovo affaire politico legato alla Libia. A trovarsi nella Capitale è Abdul Ghani al-Kikli, controverso capo della milizia libica Stability Support Apparatus, destinatario di sospetti legati alla commissione di crimini contro l'umanità, ma attualmente non ricercato dalla Corte penale internazionale. La notizia si diffonde in mattinata, quando un dissidente libico pubblica sui social una foto che lo ritrae con altre persone, intorno al letto d’ospedale del ministro libico per gli Affari Interni Adel Jumaa Amer (ferito in un attentato a Tripoli e poi trasferito in Italia). La sua presenza innesca le ire delle opposizioni, che annunciano diverse interrogazioni parlamentari al governo.

La folta delegazione libica

Secondo quanto si è appreso, al-Kikli sarebbe atterrato a Fiumicino giovedì alle 18, in una delegazione che comprende alcuni esponenti del governo libico: dal consigliere e nipote del primo ministro libico, Ibrahim Dbeibeh; all'ambasciatore libico in Giordania, Abdelbaset al Badri; al consigliere del premier, Ahmed Sharkasi; fino al fratello del ministro Ammar Jumaa ed altri loro collaboratori. Durante la degenza allo European Hospital, peraltro, il ministro libico avrebbe ricevuto altri visitatori, compreso Saddam Haftar, figlio del comandante dell'Esercito nazionale libico, il generale Khalifa Haftar.

Titolare di visto Schengen e non ricercato

Non è la prima volta che al-Kikli viene “in visita” nella Capitale italiana: c’era già stato nel luglio 2024, in mezzo al pubblico che aveva assistito alla finale del campionato libico, giocata in Italia. Secondo fonti qualificate, sarebbe titolare di un visto Schengen (rilasciato da Malta nel 2023 e valido fino al 25 novembre 2025), che gli permette di muoversi negli Stati Ue senza problemi. A suo carico, non risultano provvedimenti in esecuzione: non è incluso nell’elenco pubblico dei ricercati della Corte penale internazionale e non è (a differenza di quanto avvenuto per Almasri) destinatario di richieste prioritarie di ricerca dell'Interpol. Inoltre, le medesime fonti fanno notare come la milizia da lui guidata sia stata istituita nel 2021 con decreto dell'allora presidente del Consiglio Fayez al-Sarraj e sia ritenuta una formazione ufficiale. D’altro canto, va ricordato come sul suo capo pendano accuse del Dipartimento di Stato Usa e come nel 2017, 2018 e 2024 sia stato identificato da esperti del Consiglio di sicurezza Onu e dell'Alto Commissario per i diritti umani come presunto responsabile di violazioni e abusi.

Le opposizioni: il governo chiarisca

Un personaggio libero di muoversi, dunque, ma controverso e la cui presenza in Italia inquieta le forze politiche di opposizione. «al-Kikli è accusato dall'Onu di gravi e violazioni e dal Dipartimento Usa di crimini contro l'umanità - incalza la segretaria del Pd, Elly Schlein -. Vogliamo chiarezza dal governo sul perché sta rendendo questo Paese un porto sicuro per le milizie libiche che spesso sono anche mafie». Le fanno eco altri esponenti dem, come la senatrice Sandra Zampa, pronta a presentare un’interrogazione parlamentare alla premier Giorgia Meloni, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Altre interrogazioni vengono annunciate da Avs, con Angelo Bonellie Peppe De Cristofaro, che chiedono alla presidente del Consiglio di spiegare Meloni «agli italiani quali sono i motivi di questi rapporti strettti con le milizie libiche» e perché l’Italia sia diventata «un paradiso per quei torturatori». Dall’esecutivo, per ora, nessuno replica. Ma fuori dal Parlamento, pure le ong chiedono chiarimenti: «Come la spieghiamo la presenza in Italia in questi giorni, di capi mafia libici - afferma Luca Casarini di Mediterranea saving Humans -, che girano con jet privati e che il nostro governo protegge?».

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