giovedì 20 marzo 2025
«Non saremo mai russi». E in serata tornano le esplosioni. Soccorritori minacciati dal altri droni in arrivo.
Il bombardamento in corso a Odessa

Il bombardamento in corso a Odessa

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Gli operai che nei sobborghi di Odessa si apprestavano a rimuovere detriti e macerie dell’ultimo bombardamento si domandavano «che tregua è questa? Non era meglio prima, quando colpivano le centrali elettriche e il fuoco non era così intenso sui civili? E ora vorrebbero pure prendersi la nostra città?». Nel quarto anno di guerra senza mai un solo giorno in assenza di lutti, la gente fa l’abitudine a convivere con il male minore.

Non questa notte, quando Odessa viene presa di mira da una serie di attacchi devastanti. La contraerea può fare poco contro lo sciame di droni preceduti nel pomeriggio dai velivoli spia venuti a mappare la città. Poco dopo le 22 (le 21 in Italia) la prima esplosione, poi altre. Con i soccorritori bloccati dall’imminente arrivo di altri droni kamikaze. Negli ultimi giorni le forze russe hanno perfezionato il “double strike”. Una prima serie di attacchi con distruzione e vittime e poi il secondo colpo quando i soccorritori e i giornalisti arrivano sul posto. Le ripetute ondate esplosive hanno squassato il cielo che si è acceso di rosso mentre un vasto incendio sta divorando l’area colpita. Ci sono dei feriti, tra cui una ragazza appena diciottenne, ma i soccorsi sono rallentati dalle notizie che arrivano dai radar: altri droni sulla città la cui sorte il Cremlino vorrebbe fare entrare nella partita negoziale.

Perciò con scetticismo si guarda a Gedda, dove per la prima volta da mesi i negoziatori ucraini e quelli russi raggiungeranno lo stesso luogo, anche se non si incontreranno direttamente.

Lunedì gli emissari di Trump vedranno separatamente gli inviati di Kiev e quelli di Mosca. La conferma è arrivata da Volodymyr Zelensky per Kiev e dal consigliere di Putin, Yuri Ushakov, per la Russia. I nomi degli inviati del Cremlino, del resto, non sono estranei ai tentativi di infiltrazione in Ucraina anni prima della guerra e poi coinvolti nei piani per l’invasione. Nella delegazione tecnica russa ci saranno il presidente della Commissione per gli affari internazionali del Consiglio della Federazione (il Senato russo) Grigory Karasin e il consigliere del direttore del servizio segreto federale (Fsb) Sergeij Beseda. Entrambi dal 2014 sono sotto sanzioni di Usa, Regno Unito e Ue. Se Karasin è un diplomatico di carriera con un passato da ambasciatore a Londra e viceministro degli Esteri, meno rassicurante è il profilo del generale Beseda. L'Fsb ha ammesso che nel 2014 si trovava a Kiev durante “l’Euro-Maidan”, la sanguinosa repressione della rivoluzione pro-Ue.

Nel marzo 2022, pochi giorni dopo l'invasione dell'Ucraina, i media riportavano che Beseda era a capo di uno dei dipartimenti incaricati di raccogliere informazioni preliminari all’attacco russo, talmente andato male che Beseda sarebbe poi stato arrestato. Mosca non ha mai smentito né confermato l’arresto del generale che adesso avrà una nuova chance, o l’ultima occasione secondo il bon-ton russo, tornando sulla prima linea diplomatica. Nell'ottobre 2023, il capo dell'intelligence ucraina Kirill Budanov, rispondendo a una domanda su quale generale russo rappresentasse il pericolo maggiore per l'Ucraina, aveva indicato proprio Serghei Beseda come «una persona che crea molti problemi».

Perciò che la tregua sulle centrali energetiche proclamata da Mosca sia un segno di buona volontà verso una trattativa di pace, molti lo sperano ma in Ucraina nessuno ci scommette. Solo ieri l'aeronautica di Kiev ha detto di avere intercettato 75 dei 171 droni russi. Tradotto: 96 sono andati a segno e altri 63 sono spariti dai radar prima di gettarsi in picchiata, probabilmente fungendo da esca per confondere le difese aeree ucraine. La quotidiana contabilità dei danni ha censito edifici residenziali e infrastrutture ferroviarie devastate nella regione di Kirovograd, nell’Ucraina centrale e lontano dalla linea del fronte. Poi 4 condomini sfondati a Kherson, dove sono state danneggiate anche 18 abitazioni singole e la torre per il rilancio della telefonia mobile. Analoghi danni anche a Kharkiv, Sumy e Zaporizhia. L’elenco dei centri abitati colpiti in una sola notte supera la cinquantina di località. Kiev dal canto suo ha centrato la base aeronautica russa di Engels, 600 chilometri a est del più vicino confine ucraino. I feriti sarebbero una decina, secondo le autorità di Mosca, ma le immagini delle esplosioni secondarie, con i magazzini delle munizioni e le cisterne del carburante che saltavano per aria, suggeriscono un bilancio assai più grave. I generali di Zelesnky assicurano che dalla base russa decollavano i bombardieri. Poche ore dopo il cielo di Odessa è stato attraversato da droni spia che nulla hanno fatto per nascondersi alla vista. Di solito è l’avviso per un’imminente rappresaglia.

I delegati russi e statunitensi dovranno discutere a Gedda i modi per garantire la sicurezza della navigazione nel Mar Nero. E Mar Nero significa Odessa, dove i monumenti e le vie non hanno più l’anticco nome russo. «Non credo che al Cremlino siano così sprovveduti da pensare di catturare militarmente Odessa - dice ad Avvenire una fonte diplomatica internazionale giunta a misurare la febbre da occupazione -. Temo semmai che vogliano indirettamente appropriarsi del controllo commerciale della più importante area portuale sul Mar Nero, sperando di trovare ancora consenso nell’élite imprenditoriale locale, in passato in ottimi rapporti con Mosca ma dopo l’aggressione del 2022 ha voltato le spalle al Cremlino e semmai sta costruendo rapporti saldi con uomini d’affari europeio e americani».

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