
Un gruppo di pellegrini sta raggiungendo la chiesa della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone: fra tutte le chiese giubilari dell'arcidiocesi di Milano, è l'unica collocata all'interno di una struttura dedicata alla cura e all'assistenza sanitaria e socio-sanitaria - .
L’Anno Santo 2025, con il suo invito a farsi “pellegrini di speranza”, trova ospitalità alla Fondazione Sacra Famiglia, che – dal 1896 – è “Casa della speranza” per tanti bambini, adulti e anziani “fragili”. Così avviene, in virtù del decreto dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini che ha inserito la chiesa della sede storica della Fondazione, a Cesano Boscone (Milano), fra le “chiese giubilari” dell’arcidiocesi ambrosiana: e mentre gli altri luoghi di culto designati nelle sette Zone pastorali sono, tutti, santuari e basiliche, questo è l’unico collocato all’interno di una struttura dedicata alla cura e all’assistenza sanitaria e socio-sanitaria.
Ebbene: domenica 30 marzo, nella chiesa giubilare di Cesano Boscone, su iniziativa della Fondazione, si terrà il “Giubileo degli operatori sanitari e socio-sanitari” della Zona pastorale VI. Ma, ovviamente, nessuno è escluso (per partecipare gli organizzatori chiedono di iscriversi a https://bit.ly/giubileo-30-marzo). La celebrazione della Messa, presieduta dal vicario episcopale di Zona VI, don Marco Bove, avrà inizio alle 10,30 e sarà seguita da un momento di preghiera e condivisione.
«La Fondazione Sacra Famiglia, assiste ogni anno oltre quindicimila persone nelle sue ventidue sedi fra Lombardia, Piemonte e Liguria grazie al lavoro di duemila operatori. Accogliamo, assistiamo, curiamo e accompagniamo persone che soffrono di complesse o gravi disabilità e fragilità fisiche, psichiche e sociali. Non siamo un semplice “luogo di passaggio”, come può essere un ospedale che ti tiene per il tempo di una degenza magari breve: siamo un luogo di vita – abbiamo ospiti che stanno in Sacra Famiglia da 50 o 60 anni – dove persone fragili e non fragili camminano insieme e imparano, insieme, le cose della vita che contano davvero», spiega monsignor Bruno Marinoni, presidente della Fondazione oltre che vicario episcopale per gli Affari economici della diocesi di Milano. Essere “chiesa giubilare” è un riconoscimento della missione e vocazione della Sacra Famiglia, del suo radicamento nel territorio e nelle comunità, e nel contempo una responsabilità, sottolinea il presidente: «La speranza, il messaggio centrale di questo Anno Santo, in Sacra Famiglia si fa incontro nel cammino condiviso di persone fragili e non fragili. Insieme impariamo l’essenziale, cosa dà senso al presente, cosa apre al futuro. Che, per noi cristiani, è la porta al pieno compimento della nostra vita in comunione con Dio. Insieme viviamo segni di speranza che dicono la presenza di Dio fra noi».
Per tante persone fragili, il primo grande segno di speranza abita nella quotidiana dedizione degli operatori socio-sanitari e socio-assistenziali e dei volontari. «È il loro volto, è la loro presenza, ciò che le persone assistite e i loro familiari attendono, conoscono, apprezzano. Professionalità e competenze sono necessarie e vanno sempre coltivate, certo, ma il loro servizio va oltre l’esercizio di una prestazione per diventare accoglienza, cura, “presa in carico” di una persona, non solo di una patologia», sottolinea il presidente. La celebrazione giubilare di domenica 30 marzo si offre, dunque, «come occasione per rigenerare le motivazioni, le prospettive e lo spirito di quanti si dedicano alla cura degli altri, e per aiutarli, nella fatica, a rinnovare la speranza». La Messa delle 10,30 «è la nostra Messa ordinaria, animata ogni domenica dai nostri ospiti con disabilità. Che in questo modo vogliono dare il benvenuto e accogliere in questa loro casa, che è “casa della speranza”, gli operatori socio-sanitari della nostra zona pastorale».
Ci sono modi molteplici per vivere il Giubileo e ottenere l’indulgenza. Fra questi: compiere opere di misericordia. Com’è possibile fare in Sacra Famiglia. «Nella chiesa abbiamo allestito una mostra e un video che aiutano a conoscere meglio la nostra realtà – riprende Marinoni –. Articolati in un percorso, sono inoltre proposti i cinque “segni giubilari” suggeriti dalla Cei – il segno della croce con l’acqua santa, l’adorazione dell’Eucaristia, l’ascolto della Parola, la preghiera davanti al Crocifisso, il gesto di carità». Il pellegrinaggio giubilare alla Sacra Famiglia non si conclude infatti in chiesa. Ma chiama a “farsi prossimo”. Visitando persone fragili come gli ospiti di Sacra Famiglia. E «sostenendo una delle nostre strutture, intitolata a Santa Maria Bambina, l’unica della Fondazione dedicata a minori con disturbi gravi e gravissimi del comportamento, una realtà attiva nella sede di Cesano e che vorremmo rinnovare e ampliare», aggiunge il presidente.
Per essere accolti e accompagnati nella visita alla chiesa giubilare, ricorda ancora Marinoni, è possibile contattare per tempo i frati cappuccini e le suore che prestano servizio in Sacra Famiglia. Per tutti, ad aprire l’esperienza spirituale, un video – proiettato, come detto, nella chiesa – che presenta la Fondazione come “Casa della speranza”. E come scuola di quella “pazienza” che «non è un atto passivo, ma un impegno attivo, una virtù decisiva per fare spazio all’incontro con l’altro nell’accoglienza dei tempi e dei ritmi del più debole e del più fragile», scandisce Marinoni. Ma Sacra Famiglia è anche casa e scuola di preghiera. E quanto si è pregato per papa Francesco, che oggi lascia il Policlinico Gemelli per tornare a Santa Marta: «I nostri fragili lo hanno sentito e lo sentono particolarmente vicino. A me – perché prete, come se avessi un “filo diretto” – quante volte hanno chiesto: come sta? Quando esce? Sì, ci sentiamo in profonda sintonia con lui. E la nostra preghiera lo esprime».