venerdì 28 marzo 2025
Cambiano le norme per i discendenti di connazionali all’estero. Tajani: «Fermeremo gli abusi». Bonelli: il Governo dica se è vero che Bolsonaro, a processo per tentato golpe, ha chiesto il passaporto
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri

Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri - ANSA

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Il Consiglio dei ministri di venerdì 28 marzo ha adottato un “Pacchetto cittadinanza”, non a vantaggio dei cittadini nati (o arrivati giovanissimi) in Italia da genitori stranieri, bensì per renderne più difficile la concessione ai discendenti di italiani che vivono all’estero. A loro sarà riconosciuta la nazionalità solo se hanno almeno un genitore o, al massimo, un nonno nato in Italia.Stop ai lontani (e talvolta incerti) antenati, insomma, che hanno consentito in passato a non pochi calciatori, per fare un esempio piuttosto noto, di venire tesserati come atleti nostrani e anche di giocare in Nazionale.

Niente ius soli o ius scholae, dunque, ma anche meno ius sanguinis. Lo spirito delle norme (un decreto legge e due disegni di legge) è stato spiegato dal ministro proponente, il vicepremier e titolare degli Esteri Antonio Tajani. L’obiettivo - ha detto - è valorizzare il legame effettivo tra l’Italia e il cittadino all’estero, perciò «non verrà meno il principio dello ius sanguinis e molti discendenti degli emigrati potranno ancora ottenere la cittadinanza italiana, ma verranno posti limiti precisi soprattutto per evitare abusi o fenomeni di “commercializzazione” dei passaporti italiani».

I Paesi di maggiore emigrazione italiana - spiega la Farnesina in una nota - hanno avuto negli ultimi anni un forte incremento di riconoscimenti della cittadinanza. Dalla fine del 2014 alla fine del 2024 i cittadini residenti all’estero sono aumentati da circa 4,6 milioni a 6,4 milioni: un aumento del 40% in 10 anni.

Secondo Tajani, i tre provvedimenti a cui ha dato il via libera il Cdm, fanno diventare la cittadinanza «una cosa molto seria con cui diamo una risposta concreta alle amministrazioni locali, permettiamo ai nostri consolati di lavorare per tutelare i nostri concittadini». Ovviamente, ha aggiunto il ministro, «non si toglie il passaporto a chi l’ha già ottenuto onestamente, ma non ci saranno sanatorie». E si dà - ha assicurato - «un colpo a chi puntava a fare affari con la cittadinanza, come quelle agenzie che miravano a promuovere la cittadinanza per altri motivi». Invece, l’obiettivo di questa riforma della cittadinanza sarebbe quello di «favorire l’immigrazione di ritorno» e quindi «chi si sente legato all’Italia», combattendo gli «abusi».

Argomentazioni che non convincono le opposizioni, in particolare Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra e Riccardo Magi di Più Europa. Quest’ultimo ha definito «schizofrenico» l’approccio del governo alla materia: «Tajani parla di serietà, ma nemmeno due mesi fa il Governo dava la cittadinanza al presidente argentino Milei, uno che in Italia non ha mai vissuto, non ha alcun interesse a diventare italiano e non si sente italiano. Eppure, utilizzando la legge che oggi il Governo vuole riformare, è potuto diventare italiano grazie a qualche antenato partito ai primi del ‘900». Avanti, quindi - ha concluso Magi - con il referendum dell’8 e 9 giugno «per dare la cittadinanza a italiani veri».

Bonelli, da parte sua, ha chiesto all’esecutivo chiarimenti sulla notizia secondo cui «Flavio ed Eduardo Bolsonaro, figli dell’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro, avrebbero ottenuto la cittadinanza italiana e il passaporto», a poche ore dalla decisione della Corte suprema federale brasiliana di processare l’ex presidente per tentato golpe. Anche lui, ha aggiunto Bonelli, ha già avuto la cittadinanza oppure l’ha chiesta? E «la riforma ne impedirà la concessione a chi si è macchiato di crimini così gravi?».

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