Un ragazzino solo, immagine di repertorio - Ansa
È arrivata la condanna per gli orchi, gli sfruttatori sessuali di minorenni. Adulti che approfittavano di ragazzini immigrati, non più che quindicenni, sul lungomare di Mondragone (Caserta). Per pochi euro, una ricarica telefonica, un paio di birre. Ieri sera il Tribunale di Napoli, con rito abbreviato, ha condannato a sei anni per prostituzione minorile un pensionato di 72 anni, residente a Roma, e due operai, entrambi 52enni, residenti a Formia e Gaeta, in provincia di Latina. Si chiude così, con condanne molto dure, il primo capitolo della gravissima vicenda denunciata da Avvenire un anno e mezzo fa. Un mercato del sesso minorile che andava avanti, in piena luce, da molti anni nel grande centro costiero casertano al confine col Lazio. La nostra inchiesta ha acceso i riflettori su uno squallido traffico che in tanti vedevano senza fare niente. E ha accelerato le indagini portate avanti dai carabinieri di Mondragone.
Malgrado l'attenzione mediatica (dopo Avvenire sono arrivate le telecamere della Rai e di La7), e le gravissime prove raccolte dagli investigatori, solo all'inizio di agosto dello scorso anno erano scattate le manette per le tre persone poi condannate ieri. Una era finita in carcere e due ai domiciliari. In appena nove mesi è arriva la pesante condanna. Il reato di prostituzione minorile prevede, infatti, una pena da 6 a 12 anni, che col rito abbreviato viene diminuita di un terzo. Le tre condanne a sei anni confermano la gravità della vicenda. E che le prove erano davvero solide.
I tre non erano gli unici a comprare i ragazzini, molti altri sono stati filmati e identificati ma non si è riusciti a raccogliere prove sufficienti, malgrado l'utilizzo anche di intrcettazioni ambientali nelle auto. Ma gli investigatori che hanno indagato a lungo sono molto soddisfatti. Non solo perché le prove raccolte hanno retto al giudizio, ma soprattutto perché il fenomeno della prostituzione minorile è scomparso. Almeno quello per strada. Effetto deterrente. Sicuramente ha inciso la chiusura, dopo approfondite verifiche, di alcuni centri per minori immigrati non accompagnati, risultati con non poche irregolarità. I ragazzini, infatti, provenivano in gran parte da questi centri, anche se poi venivano abbordati sul lungomare. Abbiamo visto e raccontato questo squallido mercanteggiare, i ragazzini in bicicletta, gli adulti in auto, il patteggiamento e poi la consumazione in un canneto non lontano o in compiacenti affittacamere. Immagini immortalate dalle telecamere dei carabinieri che hanno monitorato per mesi tutta la zona. Una presenza che ha convinto altri sfruttatori a lasciare il campo. Troppo il timore di essere inquadrati e scoperti.
Le condanne di ieri si spera che chiudano anche le polemiche, e le accuse anche violente, di aver infangato il paese di Mondragone. In realtà, come avevamo accertato coi nostri occhi, grazie a chi ci accompagnava, il fenomeno dello sfruttamento sessuale dei ragazzini avveniva in pieno giorno e in zone molto frequentate. E nessuno, o quasi, aveva denunciato. Solo silenzi e negazionismo. Sulla scomparsa del mercato del sesso minorile ha sicuramente inciso anche la fortissima riduzione della comunità bulgara che da anni si trasferiva a Mondragone per lavorare nei campi, sfruttata da imprenditori e caporali (altra storia raccontata da Avvenire nella lunga inchiesta di due anni fa sullo sfruttamento dei braccianti). Ora, ci dicono gli investigatori, ha preferito andare a lavorare in Gran Bretagna. Come mai? Mistero.
Di sicuro si vedono in giro molti meno ragazzini immigrati, sia bulgari che nordafricani. Quelli che non andavano a scuola, mentre i genitori si spaccavano la schiena nei campi dei Casertano, diventando facile preda degli "orchi", per pochi euro o per un pacchetto di sigarette. E questo malgrado l'impegno della Chiesa locale per allontanarli dalla strada. Se il mercato dei ragazzini sembra davvero una storia del passato, non così lo sfruttamento nei campi, di uomini, donne (anche incinte) e minori. Intere famiglia. Vicende non meno squallide sulle quali gli investigatori tengono gli occhi ben aperti. Così come sul mercato della droga che, ci dice uno di loro, "durante l'emergenza Covid-19 non ha avuto pause. Anzi, ha fatto ricchi affari". Ma queste sono altre storie da raccontare.