venerdì 28 marzo 2025
Secondo il report del Censis: i giovani usano Instagram e TikTok per informarsi. Ma solo un italiano su quattro sa cosa sono gli algoritmi che dominano le piattaforme social
Per informarsi crescono i social media, ma la tv ancora resiste

Imagoeconomica

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Il telegiornale ha perso 12,4 punti percentuali dal 2021 eppure è al primo posto tra le fonti d’informazione degli italiani. Allo stesso modo la televisione, amata dall’83% degli italiani, si conferma il mezzo più utilizzato, nonostante abbia perso il 2% nell’ultimo anno e il 10% dal 2007. Eppure è con la tv tradizionale, affiancata dalla smart tv e dallo streaming sullo smartphone che ci si informa per tutto l’arco della giornata e con un picco serale del 85%.
Fa eccezione solo il momento prima del riposo notturno, quando i social network (51,8%) diventano il mezzo informativo favorito, superando anche televisione (39,3%) e siti d’informazione (33,8%) in quella fascia oraria. Si preferisce, invece, la radio, soprattutto, di mattina (22,1%), ascoltandola non solo in macchina, ma anche da smartphone e da Internet. E ancora, secondo il 20° rapporto "I media e la libertà" redatto dal Censis, la dieta mediatica degli italiani prevede che i quotidiani online siano più consultati, a qualsiasi ora del giorno, dei giornali cartacei che nel 2024 hanno toccato il picco minimo con solo il 21,7% dei lettori e un calo del 45,3% dal 2007. I lettori di quotidiani online sono rimasti stabili al 30,5%.


Per il 50,7% degli italiani tv, radio e quotidiani non sono più così imprescindibili, ma solo il 37,6% si definisce un patito dell’informazione online. Al contrario, tra i giovani si registra un totale rifiuto nei confronti dei media tradizionali (70,3%). Come ha sottolineato Andrea Toma, responsabile dell’area Economia, Lavoro e Territorio del Censis, «Instagram e TokTok sono utilizzati da un terzo dei giovani italiani tra i 14 e i 29 anni come principali fonti di informazioni, seguiti da Facebook (25,6% tra i giovani) e Youtube (22,8%)» che ugualmente vengono utilizzati per informarsi dagli under 30.
Secondo quanto riportato dal Censis, l’informazione continua a interessare: l’85% degli italiani (e l’80% dei giovani) ritengono che sia un diritto e un dovere di tutti tenersi informati. Inoltre, il 75,5% degli italiani è d’accordo nell’affermare che, nonostante i molti difetti, l’informazione sia imprescindibile. Si può sintetizzare che non sembra essere in discussione l’informazione, come bene pubblico, ma alcuni dei mezzi su cui viene diffusa, in primis la carta.

Di pari passo le famiglie italiane, con 1.240 miliardi di euro spesi nel 2023, hanno virato sui dispositivi digitali: diminuiscono gli acquisti di libri e giornali (-37,6% rispetto al 2007, pari a poco meno di 10 miliardi di euro) e per i servizi di informazione e comunicazione (-25,9%). Al contrario, la spesa per l’acquisto di pc, smartphone e tablet nel 2023 ha raggiunto 14,9 miliardi di euro. Nei fatti, la spesa si è quintuplicata: se nel 2007 le famiglie spendevano 100 euro per l’acquisto di apparecchiature informatiche e di comunicazione, diciassette anni più tardi spendono 503,7 euro.

Oltre alla dieta mediatica, nel report del Censis si ragiona anche di piattaforme e algoritmi: al centro la scarsa conoscenza di questi ultimi e del condizionamento che provocano nelle nostre scelte culturali. Solo il 42,6% degli italiani sa esattamente cosa sia un algoritmo. In molti casi si registra una diffidenza nei confronti dell’innovazione: per il 17,3% è uno strumento informatico che prende le decisioni al posto nostro, per il 13,8% uno strumento attraverso il quale, a nostra insaputa, ci vengono sottratti dati personali e per l’8,5% l’ultima invenzione del capitalismo per giustificare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Anche le architetture e le applicazioni di intelligenza artificiale ancora vengono percepite dagli italiani come poco trasparenti: il 59,9% si sente spesso indirizzato nelle scelte su motori di ricerca, feed dei social, piattaforme tv o altro.
La libertà d’espressione versus le regole sui social media è un altro argomento divisivo: per il 55,9% degli italiani le piattaforme social dovrebbero permettere ai propri utenti di esprimersi liberamente su qualsivoglia argomento e in qualsiasi modo, senza restrizioni sui contenuti. Sul versante opposto, il 40,4% considera necessaria l’introduzione di limiti alla libertà di espressione. Di questi, solo il 10,8% pensa sia necessaria una rigorosa regolamentazione.

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