Ansa
Sono condensate in nove punti le ragioni del «profondo disagio politico» del M5s a far parte della maggioranza di governo. Un cahier de doleances che Giuseppe Conte è finalmente riuscito a declinare a voce al premier.
Il documento - che si rivolge direttamente a Draghi -, subito reso pubblico sul sito del M5s, oltre a elencare quali dovranno essere gli interventi dell’esecutivo per evitare che la frattura diventi insanabile, ripercorre alcuni snodi fondamentali dell’esperienza politica pentastellata recente, soffermandosi in particolare sul rapporto tra l’identità del movimento e il senso di responsabilità per il Paese, in una fase emergenziale che si protrae da tre anni tra pandemia, guerra e crisi energetica.
«Il M5s - si legge in quella che può definirsi una premessa -, al momento della nascita del Suo governo, ha sin dalle prime ore mantenuto una linea di assoluta responsabilità nazionale, di generosità politica, di consonanza con le indicazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Abbiamo deciso di non volgere le spalle al Paese, dando priorità alla tutela della salute dei cittadini e al rilancio dell’intero sistema economico». Un atteggiamento responsabile che, a detta dello stato maggiore grillino, è stato pesantemente pagato in termini elettorali: «Non si può nascondere che il processo politico e la collocazione nel governo hanno pesato sul nostro elettorato. Lo hanno sfibrato e anche eroso». È per questo, dunque, che nel passaggio successivo si chiede, o meglio si «pretende un forte segnale di discontinuità», perché a questo punto per Conte e i suoi la «responsabilità di fatto rischia di coincidere con un atteggiamento remissivo e ciecamente confidente». E perché «non è accettabile che il Cdm sia relegato al ruolo di mero consesso certificatore di decisioni già prese». Dopo queste premesse, si passa ai nove punti veri e propri, che coincidono con altrettante bandiere identitarie del Movimento.
Al primo punto c’è il reddito di cittadinanza, sul quale M5s non è più disponibile a «considerare ulteriori restrizioni ancora più penalizzanti, preordinate a restringere la portata applicativa di questa riforma», seguito dal salario minimo, che va introdotto il prima possibile, accompagnandolo alla fine della sospensione del 'decreto Dignità' per contrastare il precariato (punto 3) e a un «intervento straordinario» per famiglie e imprese (punto 4), da operarsi con uno scostamento di bilancio e attraverso anche un sostanzioso taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori. Il punto 5 è uno dei più sentiti dal gruppo dirigente, tanto da essere citato all’inizio del documento, vale a dire la transizione ecologica: vi si chiede sostanzialmente un progressivo stop allo sfruttamento delle fonti di energia fossile e si ribadisce il no «a investimenti nelle infrastrutture a gas».
Il sesto punto rivendica la bontà del Superbonus 110%: si imputano alle «stesse dichiarazioni» del premier l’attuale «clima di forte sfiducia » verso la misura e si chiede al più presto uno sblocco più deciso del meccanismo della cessione dei crediti. A completare il quadro, gli ultimi tre punti sono dedicati rispettivamente alla richiesta di ripristino del cashback fiscale, di un piano straordinario di rateizzazione delle cartelle esattoriali; infine, l’introduzione di un meccanismo legislativo che eviti la violazione delle prerogative parlamentari da parte dell’esecutivo. «Il senso di responsabilità che abbiamo verso il Paese e verso i cittadini - conclude il documento - ci impone un confronto chiarificatore, che recuperi una piena dialettica e valga a ottenere indicazioni precise sull’indirizzo politico » del governo.