
Uno dei pochi arrivi di migranti in Albania nei mesi scorsi - Ansa
«Abbiamo approvato un decreto legge molto semplice, composto da un solo articolo, al netto del secondo che ne disciplina l'entrata in vigore». Il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi esordisce così, nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri, per illustrare il contenuto del mini-testo che punta a “riconvertire” parzialmente lo scopo dei centri per migranti realizzati in Albania, vuoti da mesi. Una modifica annunciata dal governo negli ultimi giorni e che ieri mattina, in un Cdm durato due ore e con molta carne al fuoco, ha trovato veste giuridica in un provvedimento d’urgenza. Il decreto, prosegue Piantedosi, «interviene sulla legge di ratifica» approvata dal Parlamento «e non sul contenuto del Protocollo» siglato dai premier Giorgia Meloni ed Edi Rama nel 2023 e ratificato lo scorso anno. E lo fa, aggiunge, «rendendo possibile utilizzare la struttura già esistente nel centro di Gjader per le persone trasferite dall'Italia» e «non, come prevedeva la legge di ratifica, solo per quelle salvate in mare».
Le novità del mini-decreto
Secondo quanto riporta il comunicato finale del Consiglio dei ministri, emesso da Palazzo Chigi, il testo prevede «la possibilità di trasferire presso la struttura per il rimpatrio ubicata nella località di Gjadër, anche gli stranieri destinatari di provvedimenti di trattenimento convalidati o prorogati in quanto già destinatari di una decisione di rimpatrio». Il trasferimento, si legge ancora, «non fa venire meno il titolo del trattenimento già convalidato o prorogato dall'autorità giudiziaria (pericolo di fuga, soccorso allo straniero, accertamenti supplementari sull'identità o nazionalità, acquisire i documenti per il viaggio o la disponibilità di un mezzo di trasporto idoneo) e non produce effetti sulla procedura amministrativa - di espulsione o di respingimento - cui lo straniero è sottoposto». Inoltre, viene attribuito alla Direzione Centrale dell'immigrazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza il potere di assegnazione dello straniero al Cpr più vicino e la possibilità di trasferire lo straniero trattenuto in altra struttura analoga, comprese quelle albanesi. E, informa la nota, «la convalida del trattenimento non preclude la possibilità di disporre il trasferimento, in ogni momento, in altro centro. In tale evenienza, ciò non pregiudica il titolo del trattenimento già adottato e non richiede un ulteriore provvedimento di convalida da parte dell'autorità giudiziaria».
A Gjader «solo migranti da rimpatriare, su aerei o navi»
Stante la brevità del decreto legge, tuttavia, sono diversi gli interrogativi sulla sua concreta applicazione. Chi potrebbe essere trasferito? «Solo persone che sono già destinatarie di provvedimento di espulsione e di trattenimento presso un Cpr», risponde Piantedosi. Quando inizieranno gli spostamenti? Sul primo trasferimento dei migranti dai Cpr in Italia al centro di Gjader «non abbiamo ancora una data», ammette il titolare del Viminale, ma «il decreto andrà in Gazzetta ufficiale a breve e diverrà efficace. Stiamo programmando un primo viaggio». Come? «Per via aerea o via nave, vedremo in base alle condizioni logistiche». Non ci saranno ulteriori spese? «Il centro è già attivo per 48, 49 posti. E in fase di completamento arriverà a oltre 140. Non costerà un centesimo di più. Le risorse sono già state stanziate», insiste Piantedosi. Nemmeno per il carburante e i mezzi impiegati? La sua risposta è questa: «Quando una persona deve essere rimpatriata, parte un meccanismo di ricerca del posto. E il trasferimento successivo prevede l’impiego di mezzi aerei o terrestri a seconda delle condizioni. Ecco perché facciamo un provvedimento a invarianza di spesa». Ad esempio, continua il ministro, «abbiamo un Cpr a Macomer in Sardegna che forse è più lontano rispetto ai centri continentali e a quello dell’Albania. Quindi quello a Gjader sarà un trasferimento in un centro per noi assimilabile in tutto e per tutto a quelli sul territorio nazionale». L’intervento non annulla il piano per realizzare un Cpr per regione italiana: al momento quelli attivi sono 10, per 1.100 posti circa, ma «altri 5 sono in preparazione», annuncia il ministro.
La strategia: un piano B in attesa della sentenza Ue
Da quando sono state realizzate, con costi di edificazione e gestione fra 800 milioni e un miliardo di euro, le strutture di Schengin e di Gjader hanno ospitato solo poche decine di migranti soccorsi in mare, poi riportati in Italia perché i giudici non hanno convalidato quei trattenimenti. A Shengjin c’è solo un hotspot per l’identificazione, senza posti letto; a Gjader invece 880 posti per richiedenti asilo e altri 50, che diverranno 140, in un Cpr, oltre a 20 nelle celle per chi commette reati durante il trattenimento. Il governo, come detto, pensa di utilizzare solo Gjader. «Gli daremo immediata riattivazione - assicura Piantedosi - ma non perderà le sue funzioni, né verrà snaturato». La strategia è evidente: mostrare all’opinione pubblica italiana ed europea che - in attesa che la Corte di giustizia europea si pronunci sui ricorsi dei tribunali italiani sui «Paesi sicuri» - una minima parte di quelle spese milionarie può essere ammortizzata. La scommessa di Palazzo Chigi e del Viminale è che la decisione Ue, prevista per fine maggio, possa dare ragione al governo: in quel caso entrambe le strutture tornerebbero a svolgere principalmente la funzione originariamente prevista.
Tajani: confermata la lista dei «Paesi sicuri»
Proprio per questo, contestualmente, il Cdm ieri ha «approvato la relazione sui Paesi di origine sicuri» e rispetto al 2024 «non ci sono cambiamenti o variazioni», fa sapere il ministro degli Esteri Antonio Tajani. I Paesi sono: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. E la relazione sarà trasmessa al Parlamento.
Le opposizioni: non si rimpatria da Paesi extra Ue
Sul cambio di utilizzo, Piantedosi spiega di aver interloquito con Bruxelles: «La verifica con la Commissione europea si è conclusa positivamente, con la possibilità di andare avanti». Ma le opposizioni dubitano che un decreto legge possa cambiare il quadro normativo europeo: «Pur di coprire il fallimento della sua propaganda, Meloni vuole trasformare i centri vuoti nel Cpr più caro della storia», incalza la segretaria dem Elly Schlein, puntando l’indice anche sui diritti dei migranti, dato che «la normativa europea vigente non consente di delocalizzare un centro di rimpatri in un Paese terzo». Tagliente è il leader di M5s, Giuseppe Conte: «L’operazione Albania è una bufala, come il blocco navale». La pensa così anche Nicola Fratoianni, di Avs: «Invece di chiedere scusa agli italiani per gli sprechi, il governo insiste con un nuovo capitolo, disumano e inefficace».