giovedì 13 febbraio 2025
Attingere a nuove fonti di sapere superando il risentimento: è la sfida del pensiero globale, che cerca di elaborare temi ed espressioni non più agganciati ai modelli occidentali
La copertina di "Gutenberg" n. 17, 14 febbraio 2025

La copertina di "Gutenberg" n. 17, 14 febbraio 2025 - -

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Decoloniale, postcoloniale, perfino - in altro contesto - woke (“sveglio”): sono parole che fanno riferimento a qualcos’altro. A un passato. Come se anche una prospettiva non eurocentrica potesse esistere solo in riferimento all’Europa, anche se per contestarla e per lasciarsela alle spalle. Dopo la comprensibile, se non doverosa, pars destruens del pensiero postcoloniale, il tentativo di ricostruire qualcosa ha assunto spesso toni carichi di rivendicazione, anche violenta, e di negazione del passato. Ora forse è il momento di un passo in avanti, che si svincoli dal legame con il coloniale - nel senso di pensiero europeo - e cerchi di elaborare in piena libertà e autonomia temi ed espressioni propri. Il passato va compreso, certo, anche nel riconoscimento dei torti inflitti e delle sofferenze patite; ricostruire la storia e descrivere il presente sono necessità aperte. Ma può servire, a tutti, superare il solo richiamo alle categorie mentali elaborate dall’Europa e per l’Europa e accoglierne anche altre, magari non basate sulla nostra concezione di tempo lineare e uniforme e di successione di fatti “oggettivi”. Senza rinunciare a se stessi, ma disponendosi al confronto con sorgenti diverse di sapere: la dimensione narrativa, per esempio, può donare intuizioni che alla nostra abituale impostazione logico-analitica magari sfugge. Dopo le legittime rivendicazioni decolonizzatrici e dopo le contestazioni postcoloniali, altri germogli di pensiero si stanno affacciando: carichi di originalità e capaci di dire, ai propri popoli e a tutti noi in questo mondo, qualcosa di nuovo e utile per i tempi mutevoli che stiamo vivendo.

La copertina di 'Gutenberg' n. 17, 14 febbraio 2025

La copertina di "Gutenberg" n. 17, 14 febbraio 2025 - -

Così sul nuovo "Gutenberg", l'inserto culturale in edicola con "Avvenire" venerdì 14 febbraio, il teologo ivoriano Benjamin Akotia mostra che dopo il tempo della missione il sapere credente si sta strutturando con le proprie risorse in cerca del discorso giusto per conciliarsi con le tradizioni. Un esempio concreto? Secondo la teologia africana, la costruzione della pace passa attraverso il concetto di ospitalità: né insieme né separati, ma accoglienti l'uno dell'altro. Il narratore e saggista senegalese Elgas, intervistato da Chiara Zappa, rimarca come sia necessario uscire dalla trappola della purezza identitaria, che non esiste mai e analizza le categorie opposte di “ribelli” e “alienati”: i secondi sono accusati di essere rimasti fedeli al giogo coloniale. «Prevale una visione settaria e radicale. Basta evocare le responsabilità dei regimi e si è dei traditori», osserva. Il politologo indo-danese Somdeep Sen, in dialogo con Laura Silvia Battaglia, indaga come definizione della propria identità coloniale dipinga sempre l’altro come “barbaro”: nel suo studio sul caso Hamas va alla ricerca della corretta definizione di colonialismo, radicato nell'idea di spazio vuoto. Lo storico Antonio Musarra presenta lo studio di Éric Schnakenbourg, che rilegge quattro secoli di storia globale spostando l’asse delle prospettiva dalla vecchia Europa al reticolo di relazioni che ha unito i quattro continenti che si affacciano sull'Oceano Atlantico; l'articolo di Eugenio Giannetta traccia invece una mappa del primo canone letterario postcoloniale, nel quale autori come Wanaina, Badawi, Faloyin e Dangarembga esprimono non solo la necessità di decostruire gli stereotipi, ma anche quella di esaltare le diversità del continente. Spazio quindi a due mostre in corso presso C/O Berlin dedicate all'arte africana contemporanea, le cui opere illustrano la sezione monografica.

Il primo dei Percorsi è una riflessione di Flavia Marcacci sulle intersezioni tra scienza e immaginazione, molto meno lontane - anche dal punto di vista narrativo - di quanto si pensi comunemente; Franco Cardini e Flavio Felice tracciano un itinerario di pensiero attraverso la politica americana, dalla Dottrina Monroe a Trump, Roberto Carnero e Vincenzo Guarracino presentano, rispettivamente, le nuove raccolte poetiche di Amedeo Di Sora e Renzo Ricchi. In chiusura, un percorso cinematografico con l'autobiografia di Krzysztof Kieślowski e lo studio sull'horror contemporaneo di Bocchi.

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