
La serie tv "Il Gattopardo" - Netflix
È stato proprio il salone del Plaza Hotel di Roma, nuova location per uno dei balli più celebrati e copiati della storia del cinema, a ospitare la conferenza stampa della serie Netflix in sei puntate Il Gattopardo, creata e co-sceneggiata dall’inglese Richard Warlow, diretta da Tom Shankland, Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti e disponibile sulla piattaforma dal 5 marzo. Un ballo (lo vedremo nella sesta puntata) reso leggendario dal film che Luchino Visconti diresse nel 1963, al quale anche la Disney ha reso omaggio ne La Bella e la Bestia, e con il quale questo nuovo lavoro dovrà confrontarsi, ancora prima che con il romanzo su cui è basato, uno dei grandi capolavori della letteratura italiana, scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel 1954. Ambientata in Sicilia durante i moti del 1860, quando lo sbarco di Garibaldi fece crollare i privilegi dell’aristocrazia locale, la serie, prodotta da Indiana Production e Moonage Pictures, è un racconto epico che ruota intorno a don Fabrizio Corbera, principe di Salina, consapevole che l’unificazione italiana sta mettendo a rischio il futuro della sua casata e della sua famiglia. Per rimanere a galla dovrà stringere nuove alleanze tradendo anche i propri principii.
Nei panni del Gattopardo c’è Kim Rossi Stuart, mentre Saul Nanni è Tancredi, Benedetta Porcaroli è Concetta, principessa di Salina, e Deva Cassel è Angelica. Nel cast, tra gli altri, anche Paolo Calabresi, Francesco Di Leva, Astrid Meloni, Francesco Colella. Le musiche sono di Paolo Buonvino.
«Il Gattopardo – afferma Tinni Andreatta, vicepresidente per i contenuti italiani di Netflix – rappresenta la nostra ambizione artistica e culturale. Abbiamo voluto realizzare una serie sontuosa ed emozionante per restituire l’attualità di un romanzo che ha scosso il mondo letterario ed è oggi un grande classico. Da una parte c’è il racconto di una transizione tra passato e presente, dall’altra una saga familiare, un racconto intimo che sviluppa alcuni temi e personaggi solo accennati nel romanzo. Questa è senza dubbio la più grande avventura di Neflix in Italia, realizzata con orgoglio e responsabilità».
Il regista Tom Shankland, che ha diretto gli episodi 1,2,3 e 6, ha un legame speciale con il romanzo e con il nostro Paese. «Il Gattopardo è un’opera che appartiene alla mia infanzia perché mio padre, professore universitario di italiano in Inghilterra, ci portava molto spesso in Sicilia, dove ho scoperto un altro mondo e dove ho fumato la mia prima sigaretta, a soli sei anni. Il romanzo di Tomasi di Lampedusa insieme a quelli di Verga erano molto preziosi per mio padre». Warlow ha aggiunto che le sfide sono state molte. «Adattare il romanzo allo schermo significava entrare nella mente del protagonista. Le grandi ellissi temporali tra un capitolo e l’altro ci hanno lasciato spazi dove sviluppare personaggi di cui si dice poco nel libro e situazioni che abbiamo immaginato a partire dalle accurate ricerche storiche di due consulenti».
«Quando ho letto la sceneggiatura – commenta Rossi Stuart – mi sono dovuto confrontare con un’immagine mastodontica del principe di Salina, che con i suoi passi faceva tremare i mobili. Per uno come me che si percepisce fragile e insicuro, è stato un triplo salto mortale. Ma poi, grazie alla sceneggiatura, ho avuto accesso all’articolato mondo interiore del personaggio, che me lo ha avvicinato. Ho appesantito il mio corpo, reso più profonda la mia voce, ho tirato fuori cose che non sapevo fossero in me e mi sono lasciato trascinare». La Porcaroli interpreta invece proprio uno dei quei personaggi che nella serie tv ha trovato un respiro molto più ampio rispetto alla pagina scritta: «Concetta, figlia prediletta del Gattopardo, cerca la giusta distanza da quel padre amatissimo e ingombrante. In un’epoca in cui era difficile per una donna immaginare un futuro diverso da quello deciso dalla famiglia, lei si porta dentro una piccola rivoluzione contro una figura maschile forte allo scopo di farsi vedere per quella che è realmente e instaurare un dialogo alla pari con il genitore». E se a Nanni, che nei panni di Tancredi incarna quella gioventù decisa a a prendersi ciò che non ha, è affidata la frase più celebre del romanzo, «affinché tutto resti uguale tutto deve cambiare», Rossi Stuart dice che quella battuta in realtà non l’ha mai davvero capita: «Il romanzo è pieno di molti importantissimi non detti e sembra poi smentire quell’affermazione quando conclude che tutto cambia per tornare in polvere. Secondo me sta in queste parole il senso più profondo del romanzo».
Warlow: «Viviamo in un’epoca di grandi rivoluzioni, sociali, geopoliche e tecnologiche. Quando ho cominciato a sceneggiare il romanzo la gran Bretagna con la Brexit sperimentava una sorta di Rinascimento al contrario. Ora che ci prepariamo a lanciare lo show, l’Europa che conosciamo da 70 anni è stata smantellata davanti ai nostri occhi e ancora una volta sembra che per mantenere immutate le cose tutto debba cambiare».
La Cassel parla invece della sua Angelica come di «un personaggio ricco di strati e sfumature, che vive una battaglia interna nascondendo la propria sensibilità, e usa bellezza e sensualità sia per rendere orgoglioso il padre che per conquistare la propria indipendenza da lui». E aggiunge: «L’interpretazione di Claudia Cardinale è sublime, ma io non ho rivisto il film, sono partita dal libro che ho riletto con gli occhi del regista».
Donvito, produttore di Indiana, torna a parlare della realizzazione della serie: «È stato un cammino lungo e avventuroso quello necessario al racconto di una famiglia aristocratica, alla Daunton Abbey, che in Italia si frequenta poco. I diritti del libro erano liberi e noi abbiamo partecipato a una grande gara internazionale dove a vincere è stata la nostra visione».
E a proposito delle possibili polemiche sul tema spesso spinoso (ma non sempre pertinente, diciamo la verità) della cosiddetta “appropriazione culturale”, il produttore continua: «La Sicilia è un luogo molteplice che ha visto greci e normanni». E Andreatta aggiunge: «Sceneggiatori e registi conoscono bene la cultura italiana e noi ci siamo innamorati della visione offerta dallo script. Il nostro è un lavoro fedele allo spirito della Sicilia».