sabato 15 marzo 2025
La cantautrice milanese reinterpreta l'opera di Branduardi sul Santo di Assisi 25 anni dopo: "Rileggo in chiave femminile il Cantico delle Creature e Audite Poverelle a 800 anni dalla composizione"
La cantautrice Patrizia Cirulli

La cantautrice Patrizia Cirulli

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In questo Giubileo del 2025 ricorrono gli ottocento anni della composizione del Cantico delle Creature, sublime testo di inarrivabile valenza spirituale e poetica. Noto anche come Cantico di Frate Sole, è preghiera e lode a Dio per la creazione, la vita e la redenzione, nonché storicamente primo componimento letterario della lingua italiana. Tutto ciò ci è stato donato e lasciato in perenne eredità da san Francesco d’Assisi che, divinamente ispirato, ha a sua volta ispirato e guidato nei secoli schiere di uomini e donne nella comprensione della fratellanza e della comunione con il Creato.

Ebbe un’esigenza Francesco quando compose il Cantico: accompagnare con una melodia quel mirabile testo di lode al Creatore. Non sappiamo come risuonò l’armonioso connubio, perché quella musica è andata perduta, non ve n’è traccia. Ma è certo che Francesco avvertì il bisogno di trasformare quei versi in canto. In una dimensione sonora che aiutasse a penetrare più in profondità l’afflato contemplativo dell’uomo così grandioso nella lode e così “infinitamente piccolo”.

Fu altamente ispirato anche Angelo Branduardi un Giubileo fa quando, allo scoccare del nuovo millennio, attingendo assieme alla moglie Luisa Zappa alle Fonti francescane, trasse illuminazione per accompagnare in musica i passi del santo per le vie del mondo, dalla sua Umbria fino alla corte del sultano nipote di Saladino, raccontando e cantandone le miracolose vicende. Quelle armonie, quei ritmi e quelle note fattesi canto (e preghiera) riverberano ora nella voce e nelle corde poetiche di Patrizia Cirulli con la sua delicata e “sacrale” rielaborazione in chiave acustica dell’intero album L’infinitamente piccolo, che nel 2000 tanto successo e consenso ottenne a livello internazionale anche con numerosi concerti oltre che con traduzioni in altre lingue della versione discografica.

Un disco intitolato Il visionario (Francesco d’Assisi) che esce il 21 marzo in cd e in digitale (Egea Music), allo scoccare della primavera, stavolta con una voce femminile a condurci attraverso le undici tracce composte da Branduardi, quasi a simboleggiare le donne a cui Francesco dedicò quel suo Audite poverelle che non poté portare di persona a Chiara e alle consorelle a causa delle critiche condizioni di salute in cui già versava. «Un canto con tanto di melodia, poi andata persa - spiega Patrizia Cirulli -, che Francesco finì col dettare a un confratello perché i frati la cantassero a Chiara e alle compagne. Erano preoccupate e in ansia per la salute di Francesco e quel canto aveva anche un valore consolatorio. È un’immagine che mi piace tantissimo, così come mi colpisce il fatto che ricorra ora l’anniversario del componimento, ottocento anni esatti».

In armonia con il messaggio francescano di semplicità ed essenzialità, le sonorità dell’album sono minimali con la partecipazione del chitarrista Marcello Peghin, della violinista Maria Vincentini e del batterista Paolo Zuddas a cui si aggiungono le voci di Rosario Di Bella nel brano Il Sultano di Babilonia e la prostituta (nel disco del 2000 Branduardi duettava con Franco Battiato), Kalika in Audite poverelle e il coro “Su concordu e su rosariu” di Santulussurgiu nel brano La morte di Francesco.

«Per affrontare al meglio questo progetto mi sono molto documentata su san Francesco - svela la cantautrice, quattro volte finalista al premio Tenco e per tre volte vincitrice del premio Lunezia - spostando così via via il mio approccio dal piano musicale a quello intimo e personale e aprendo cuore e mente per una visione sulla vita ancor più profonda. In studio di registrazione percepivo ciò che cantavo in un modo speciale, arricchito. Ripenso alla immedesimazione provata con il Salmo che chiude il disco, con quel «si avvicina il dolore» finale, le ultime parole, che accomunano Francesco a Gesù Cristo prima della Passione e della morte in croce. Ciò che pronunciavo riverberava in me in un modo totalizzante e assoluto».

Un’interpretazione che induce a una sorta di meditazione, con tempi esecutivi leggermente dilatati rispetto alla versione originale a braccetto con una certa “povertà” strumentale, in una rilettura che mira all’essenzialità, proprio in stile idealmente francescano. «Anche con il precedente disco, in cui avevo musicato poesie di Eduardo - spiega Cirulli -, avevo cercato di calarmi in una sorta di dimensione meditativa per sottolineare il peso e il senso profondo delle parole. La mia propensione a unire musica e parola alta con Francesco è ancor più significativa visto che è anche storicamente considerato il primo poeta italiano, prima ancora di Dante. E proprio il brano musicato da Branduardi sul Canto XI del Paradiso in cui il Sommo poeta parlava di Francesco («nel crudo sasso intra Tevero e Arno / da Cristo prese l’ultimo sigillo»), quando lo canto non riesco a non commuovermi nel punto in cui dico «nacque al mondo un sole».

Questo disco in pieno Giubileo mentre gli scenari in cui si sta muovendo l’umanità sono folli e orribili generano in Patrizia Cirulli ancor più profonde riflessioni ed emozioni. «Com’è stridente tutto ciò con quanto Francesco ha mostrato possibile e necessario fare - osserva -. C’erano le crociate allora, uno scontro tra civiltà, quando lui ha parlato di pace andando incontro al sultano di Babilonia, il nipote del feroce Saladino. Magari avrebbe anche voluto convertirlo, ma alla fine il senso profondo di quell’evento è stato l’essersi andati incontro. Ciò che poi predicò ai confratelli: andate con amicizia, non imponete nulla. Anzi, sottomettetevi. E ora in un momento così terribile per l’umanità è il messaggio di Francesco ciò che ci serve. Quanti segni da vedere e da cogliere per illuminarci la strada».

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