venerdì 14 dicembre 2012
Bersani sfida Vendola: «Non toccherò l’articolo 18». Il segretario di largo del Nazareno parla alla stampa estera Prefigura un’alleanza con i centristi per fermare il populismo, che vede incarnato nella Lega, in Grillo e nel Cavaliere.
E Fassina torna a evocare il Colle: «Monti è una figura di garanzia»
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​«Sono sicuro che non ci sarà ingovernabilità» al Senato, «sia per i numeri sia per la politica, perché in qualsiasi condizione numerica siamo disponibili a un dialogo con le forze del centro europeiste e costituzionali». Pier Luigi Bersani parla alla Stampa estera e nel momento di massima difficoltà del Pdl sul piano internazionale, soprattutto Europa e nel Ppe, dunque, batte la strada che porta alle cancellerie del Continente. E lo fa mettendo in chiaro che lui si prepara a governare. «Penso di vincere proprio perché dirò che favole non ne racconto». E comincia a proposito della crescita: «In queste condizioni è una parola grossa. Cominciamo con il contrastare attivamente la recessione».Resta da stabilire in questo quadro quale ruolo ci sarà per l’attuale inquilino di Palazzo Chigi, Mario Monti. Sono settimane che il Pd ripete che lui è una risorsa per l’Italia (quindi non si pensa a Bruxelles, dove il Professore è già stato commissario e per la sua statura potrebbe solo profilarsi per lui la poltrona che oggi è di José Manuel Barroso). Il Quirinale? Bersani non si sbilancia. «Ritengo che questa figura debba continuare ad avere un ruolo per il nostro Paese», ha spiegato «dopodiché mi fermo lì». Poi, «il giorno dopo le elezioni, se toccasse a me, il primo colloquio vorrei farlo con Monti per ragionare assieme, non posso dargli io la destinazione d’uso». Un cosa è chiara Bersani non farebbe un passo indietro, se scendesse in campo. «Per noi il rigore è irrinunciabile e Monti lo abbiamo voluto noi». Dunque più riforme, non meno, e via libera a «un’agenda del cambiamento».E, per fare questo, porte a aperte a Casini. Ma senza rinunciare a Vendola. Che è «prezioso» è «saldamente europeista». E, comunque, «se ci saranno problemi li risolveremo». Con le buone o con le cattive visto che «ha sottoscritto il patto con noi con un accordo che prevede decisioni a maggioranza», sottolinea, «Insomma, l’alleanza post-elettorale sarebbe salda e non rischierebbe di finire come l’Unione. Il pericolo da contrastare, sa benissimo il numero uno di largo del Nazareno, sono i populismi. Lega, Grillo, ma soprattutto l’eterno avversario, Silvio Berlusconi, contro il quale - dopo la forzosa coabitazione nella "strana maggioranza" - è guerra aperta. Sul fonte interno ed estero il Cavaliere è apparso tentennante? Bersani si dice «esterrefatto» dalle sue «giravolte» che bastano a «fare le prime pagine dei giornali», ma «durano mezz’ora». Torna ad attaccare la Germania? Ecco allora <+corsivo>Herr Bersani<+tondo>, che si ispira a quella nazione su due punti - famiglia e lavoro - che però rischiano di scavare fossati con le due ali della agognata alleanza (Udc e sinistra). «A cominciare dal riconoscimento delle unioni civili, che faremo sulla base della legge tedesca, così sul lavoro. Cominciamo a fare anche un riformismo alla tedesca. E voglio vedere chi può obiettare», dice. Sull’articolo 18, poi, assicura che non sarà toccato. «È uguale a quello tedesco. Punto. Non è un problema». E, intervistato dal quotidiano conservatore teutonico "Die Welt", in mattinata aveva detto che alle elezioni «gli italiani daranno il loro giudizio e questo si chiamerà Europa».
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