Il morbillo continua a circolare in Europa. Secondo l'ultimo rapporto dello European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) nel mese di giugno si sono contati 1.891 casi. La grande maggioranza dei contagi (1.282) è stata registrata in Romania, seguono Belgio (201) e Italia (150). Su scala annuale il nostro Paese però sale al secondo posto: dal luglio 2023 i casi italiani sono stati 753, mentre in Romania il dato annuo è di 13.879. Alle spalle dell'Italia seguono l'Austria con 514 casi censiti, il Belgio con 493 e la Francia con 436 infezioni. Negli ultimi 12 mesi nei Paesi dell'Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo sono stati riportati 17.273 casi e 13 decessi dovuti all'infezione: 12 in Romania e uno in Irlanda.
Quasi la metà dei casi (il 45%) si è verificata in bambini con meno di 5 anni. In particolare, i bambini sotto l'anno sono quelli con l'incidenza più alta (559,3 casi per milione). Un dato che preoccupa gli esperti: «I bambini di età inferiore a un anno – si legge nel rapporto – sono particolarmente vulnerabili al morbillo e alle sue complicanze. Sono meglio protetti da un elevato livello di immunità di gregge poiché la prima dose del vaccino contro il morbillo viene somministrata dopo i 12 mesi di età». A giugno sono stati riportati anche 19 casi di rosolia: 18 in Polonia e 1 in Lituania. Nell'ultimo anno sono stati 309 i casi di rosolia in Europa: 272 in Polonia, 28 in Germania, 2 in Italia, Lettonia e Lituania.
La diffusione del morbillo fotografa la più o meno diffusa copertura vaccinale dei bambini e degli adulti. «I dati Ecdc sul morbillo registrano una situazione dell'Italia peggiore di quella che in realtà è – spiega Mauro Pistello, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica dell’Università di Pisa e direttore dell’Unità operativa di Virologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana –. È vero che siamo secondi per numero di casi nell'arco dell'ultimo anno, ma se andiamo oltre il record della Romania il dato in rapporto alla nostra popolazione non è sconfortante. Certo, c'è stato un calo delle coperture vaccinali e troppi casi sono di persone non vaccinate da bambini o senza il richiamo della seconda dose».
«Il nostro tallone d’Achille sono gli adulti non vaccinati e che non hanno avuto l’infezione – è l’opinione dell’epidemiologo Giovanni Rezza, professore straordinario di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano –. In misura minore in bimbi troppo piccoli per essere vaccinati. Per questo serve informare di più la fascia dei giovani, compresi gli operatori sanitari. Il programma di eliminazione del morbillo nella Regione europea sia al momento fallito perché il virus doveva essere eliminato già nel 2017. L’età mediana delle infezioni nel nostro Paese è sui 30 anni e questa malattia, nell'adulto, è più pesante. Tant'è vero che si ricorre più spesso alla ospedalizzazione. Ancora oggi c’è poco coinvolgimento tra la popolazione. Si parla tanto dei bambini che però, al momento, hanno una copertura accettabile, mentre bisognerebbe concentrarsi, anche con campagne mirate, alle fasce d'età più vulnerabili all’infezione».