lunedì 21 ottobre 2024
Sulla legge che ora definisce per l'Italia la "gestazione per altri" come reato perseguibile anche se commesso all'estero prendono posizione i leader delle sigle dell'impegno cristiano nella società
Le associazioni cattoliche: la vita non è merce

Foto Siciliani

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All’indomani del varo definitivo in Senato della legge che rende la surrogazione di maternità reato perseguibile anche se commesso all’estero (“universale”) alcune associazioni d’ispirazione cristiana impegnate sulla famiglia e la vita hanno preso posizione con dichiarazioni dei loro leader o portavoce, che vi proponiamo qui integralmente.

Adriano Bordignon (presidente Forum famiglie): un figlio non è un “diritto”
L’approvazione in via definitiva, da parte del Senato, del disegno di legge per rendere la maternità surrogata un reato universale, contribuisce a scrivere una pagina storica nel contrasto ad una pratica che sfrutta il corpo delle donne e costituisce una palese violazione dei principi fondamentali di dignità e diritti umani. Con l’introduzione del reato di maternità surrogata il legislatore introduce una misura fondamentale per proteggere le donne da possibili sfruttamenti e per salvaguardare il diritto dei bambini a crescere in un contesto familiare sano, naturale e non regolato da accordi contrattuali. Un figlio non è un diritto che può essere creato a tavolino, tantomeno un vanity asset da scegliere. Continueremo ad essere in prima fila a tutela della famiglia, del rispetto dei diritti di tutte le persone coinvolte, del corpo delle donne che in nessun caso può essere mercificato o svilito da interessi di terzi.

Matteo Fadda (presidente Comunità Papa Giovanni XXIII): è schiavitù femminile, finita l’ambiguità
Riteniamo che sia stato fatto un passo avanti per la tutela della dignità delle donne e del diritto dei bambini di non essere arbitrariamente separati dalle loro madri. La pratica dell'utero in affitto è una nuova forma di schiavitù della donna e il fatto che ora sia considerato un reato anche se praticato all'estero rende più chiara la legislazione in merito e fa uscire dall’ambiguità.

Marina Casini (presidente Movimento per la Vita): un primo passo per proteggere la vita da abusi
Accompagniamo, come Movimento per la vita, con grande soddisfazione l'approvazione della legge sull'utero in affitto reato universale. Ricordando che i figli non sono prodotti da commissionare o diritti da pretendere, la legge è un traguardo di civiltà che rende onore ai bambini, alle donne, alla genitorialità, a tutta la società. La speranza è che non sia un punto di arrivo ma una tappa nel cammino di riflessione, che va portato a tutti i livelli, sul senso del figlio, tale dal concepimento, della maternità e della paternità. Non basta dire “no” alla maternità surrogata, bisogna dire “sì” all’uguale e inerente dignità di ogni essere umano dal momento del concepimento. Solo questo garantisce il vero progresso e mette al riparo da abusi, discriminazioni, sfruttamenti e prepotenze di ogni tipo, e solo da qui possiamo gettare solide basi per un più alto livello di civiltà.

Domenico Menorello (coordinatore “Ditelo sui tetti”): il corpo non è una “cosa” a disposizione dei più forti
Con il definitivo voto del Senato, il Parlamento ha il merito di aver optato con nettezza per i più deboli, estendendo il reato di maternità surrogata anche se commesso all’estero. Questa decisione corrisponde a una delle principali richieste dell’agenda pubblica “Sui tetti” , perché tantissime “formazioni sociali” da tempo chiedono di dire pubblicamente che nessuno può «pretendere di essere soddisfatto attraverso il corpo di un’altra persona utilizzato come mero supporto materiale», come scandiscono le Sezioni Unite della Cassazione nella sentenza del 30 dicembre 2022. Finalmente il Legislatore italiano ha il pregio di dire che non corrisponde al bene di nessuno la «cultura dello scarto» dei più fragili, quali sono una donna durante la maternità e i più piccoli fra noi, come il concepito e il neonato, che, nell’abominio della maternità surrogata diventano delle vere e proprie “cose”, oggetto e schiavi di contratti nella disponibilità dei più forti.

Jacopo Coghe (portavoce Pro Vita & Famiglia): l’Italia smette di essere complice

L’approvazione della legge che qualifica l’utero in affitto un “reato universale” rende quella dell’approvazione della legge una giornata storica, perché assesta un colpo durissimo all’osceno mercato internazionale di bambini alimentato dalla maternità surrogata. L’Italia non sarà più complice, neanche indirettamente, di una pratica che sfrutta il corpo delle donne come un vero e proprio “forno” con cui produrre bambini su misura come se fossero oggetti da vendere e acquistare. È chiaro che da oggi, ancor più di prima, i giudici dovranno rigettare le richieste di trascrivere nelle anagrafi gli atti di nascita presentati da coppie che hanno affittato uteri all’estero per dotarsi di figli altrui. Esprimiamo il nostro pieno apprezzamento per le forze politiche che hanno votato a favore di questa legge di civiltà, mentre non ci meraviglia il voto contrario del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra colonizzati dalla lobby lgbtqia+. Per Pro Vita & Famiglia questa giornata corona anni di battaglie culturali e politiche, fatte di decine di convegni, affissioni stradali, incontri con la cittadinanza, manifestazioni, flash mob e una petizione popolare firmata da più di 60.000 cittadini.

Emmanuele Di Leo (presidente Steadfast): l’avanguardia della moratoria internazionale

«Da oggi sfruttare una donna per produrre un bambino su commissione, tramite maternità surrogata, sarà reato anche se commesso all’estero. Un importante risultato che, dopo anni di dure battaglie, vediamo concretizzarsi. Un doveroso ringraziamento va all’On. Carolina Varchi, prima firmataria e relatrice di questa proposta di modifica alla legge 40 del 2004, al Governo e all’attuale maggioranza del Parlamento italiano. La maternità surrogata è una vera e propria nuova forma di schiavitù. Una pratica che coinvolge più soggetti: gli adulti committenti, la madre surrogata, il nascituro e, nella maggior parte dei casi, anche una donna donatrice di ovuli e o un uomo che fornisce i propri gameti. I facoltosi committenti sono in una posizione di forza, tale da sovrastare la dignità della donna, le caratteristiche proprie della maternità, il legame oggettivo che si stabilisce fra la madre e il figlio, e le esigenze oggettive del figlio stesso, se questi elementi non risultano funzionali ad ottenere il loro “desiderio” ad avere un figlio. Nonostante le numerose banalità ribadite in aula dall’opposizione, la verità è sotto gli occhi di tutti. Oltre alle numerose Convenzioni e leggi, è la realtà a conclamare il contrasto fra la maternità surrogata e il superiore interesse del minore, nel momento in cui un adulto sceglie deliberatamente di recidere, per contratto, parti essenziali della vita dei bambini: quella intra-uterina, quella della nascita, quella dell’allattamento e del prosieguo della relazione unica che si instaura tra ogni bambino e la propria madre. Una pratica subdola e violenta che sfrutta il corpo della donna, la quale spesso è in stato di indigenza. India e Thailandia sono state leader mondiali nella maternità surrogata a basso costo fino al 2012-2014, creando un vero e proprio turismo procreativo, contrastato successivamente dai rispettivi governi. Ma nonostante questo impedimento, l’industria non si è fermata, si è semplicemente trasferita in altri Paesi, come Nepal, Cambogia, Messico, Colombia, Nigeria e più recentemente in Ucraina, Repubblica di Georgia, Kenya e Ghana, solo per menzionarne qualcuno. Inoltre, accade che le donne vengano reclutate da paesi in cui la maternità surrogata è illegale – compresa la nostra Italia – o non regolamentata, vengono portate in aereo in cliniche all’estero per sottoporsi prima all’impianto e per partorire poi. Un vero e proprio mercato dell’umano, dove fiorenti agenzie, operano per eludere le restrizioni e spingere questo orrendo business ai massimi regimi. Nonostante fino ad oggi la legge 40 del 2004, prevedeva il reato di maternità surrogata, essa veniva aggirata commettendo il reato all’estero e, per un vuoto normativo, questo rimaneva impunito. Da oggi non sarà più così, anche se commesso all’estero il reato sarà perseguibile. Il Parlamento italiano scrive una nuova pagina nel contrasto a questa abominevole pratica e siamo speranzosi che possa essere da traino per una moratoria internazionale al fine di tutelare donne e bambini e stroncare definitivamente questo mercimonio.

Vincenzo Bassi (presidente Fafce-Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa): costruire consenso contro la mercificazione
È una legge a favore della dignità umana per la madre e il bambino, che riconosce giustamente la maternità surrogata come «una forma di tratta di esseri umani», definizione data dal Parlamento europeo nell’ottobre 2023 alla pratica dell’utero in affitto. La nuova norma italiana è un passo estremamente significativo verso l’obiettivo dell’abolizione universale della maternità surrogata. Ora occorre continuare a costruire un consenso globale contro la mercificazione di donne e bambini. L’esempio italiano susciti un appello in tutto il mondo per dire “no” agli uteri in affitto. Dobbiamo continuare a trovare un terreno comune per promuovere la famiglia come un dono, non come una merce.

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