martedì 26 novembre 2024
L’intervento di Luisa Santolini al convegno della Camera dei deputati su “Impegno pubblico e virtù. L’esempio di Carlo Casini, magistrato, deputato, europarlamentare, leader del Movimento per la Vita”
Carlo Casini

Carlo Casini

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Un tempo che può vantare dei testimoni che con la loro vita hanno dimostrato un amore infinito per gli uomini e per il Dio della Bibbia, per la vita terrena e ultraterrena a cui ognuno è destinato, persone che con il loro esempio e la loro fede incrollabile hanno inciso sulle vicende dell’oggi e del domani, è un tempo di Grazia. E il secolo appena trascorso di testimoni ne può vantare tanti, testimoni la cui luce e il cui operato si riverberano ancora sulla prima parte di questo nuovo travagliato millennio. Ne cito due su tutti San Giovanni Paolo II e Santa Madre Teresa di Calcutta. Due giganti con due grandi ali sotto le quali sono cresciute intere generazioni di politici, giuristi, medici, scienziati, docenti, volontari, padri e madri, per non parlare delle migliaia e migliaia di associazioni, di opere di carità, di fondazioni, di centri studi, perfino di facoltà universitarie. Sotto queste ali, tra persone, apparentemente normali ma in realtà di enorme statura, c’è Carlo Casini, uomo del nostro tempo, a testimonianza che con la Fede, la preghiera, le opere e il senso della propria missione si possono davvero scrivere pagine meravigliose della storia.
Ma la storia di Carlo, per alcuni versi eccezionale, per altri è stata assolutamente ordinaria. Come è tipica dei grandi personaggi: una storia straordinaria nell’ordinario, per citare San Paolo VI. Una storia di dispiaceri, ma anche di successi, una storia di sconfitte, ma anche di grandi riconoscimenti, una storia di incomprensioni e di battute d’arresto, ma anche traguardi raggiunti a costo di tante fatiche. In definitiva una storia appunto esemplare di umiltà, di coraggio, di incrollabile Fede, di carità e di speranza, condite dalla gioia di vivere e dalla riconoscenza per tutti i doni ricevuti.
Sono convinta che a Carlo Casini si addicano perfettamente le parole di S. Paolo: «ho combattuto una buona battaglia, sono giunto alla fine della corsa, ho conservato la fede».
“Ha combattuto una buona battaglia”, perché ci ha trascinati con sé per le strade del mondo con ottimismo inguaribile e senza paura, malgrado gli attacchi e i dispiaceri non mancassero, convinto che alla fine quello che è scritto nella Evangelium vitae, sarebbe diventato patrimonio di tutta l’umanità. Non si trattava di andare in Parlamento in Italia come in Europa “con il Rosario in mano”, perché le argomentazioni a favore della vita erano e sono di tipo scientifico, politico, sociale, morale e antropologico. La Dottrina Sociale della Chiesa la sua vera Musa ispiratrice sulla scena pubblica e non perdeva occasione di dimostrare la sua adesione a quella Dottrina quando si trattava di fare scelte difficili, a volte dolorose e “contro corrente”.
“Ha conservato la Fede”, perché ha mostrato che si può essere santi anche frequentando i Palazzi della politica, così inquinati e ciechi e sordi: e questo accade quando la politica diventa servizio all’uomo e capacità di avere come meta il bene comune. Carlo aveva capito prima di altri che la vita si difende anche con la Legge e che il valore pedagogico di una Legge resta insuperabile. Da qui la necessità di scrivere leggi giuste per il bene dell’uomo e del suo destino. Per questo si è “sporcato le mani” facendo politica e ha combattuto con tutto se stesso nei Palazzi del Potere.
Infine, è giunto “alla fine della sua corsa” mettendosi completamente nelle mani del Signore e accettando la Croce fino all’ultimo respiro, desiderando solo raggiungere il Padre celeste nell’alto dei Cieli. Una morte dalle virtù eroiche di cui tutti noi siamo testimoni, affranti ma grati al Signore per averci mostrato come si vive e come si muore davanti al Crocefisso.
Questo breve ricordo di Carlo non può non andare anche alla esperienza fatta nel Forum delle Famiglie e nel Comitato Scienza e Vita accanto a Carlo Casini per finire poi nelle Aule parlamentari (dove Carlo mai ha lesinato consigli e appoggi). Quegli anni sono stati molto di più di una promozione delle politiche familiari o di una difesa della vita costruita in una provetta: sono stati un cammino straordinario e indimenticabile per far risuonare sulla scena pubblica la sacralità della vita, la dignità umana e la famiglia quale pilastro insostituibile di una società, sempre e senza condizioni. Anzi, non un cammino, ma una scalata difficile e faticosa verso la vetta, in mezzo ad avversità di ogni tipo che Carlo ha affrontato con indomabile coraggio, onestà intellettuale e incrollabile Fede nell’aiuto del Signore. La vetta per Carlo non era il successo ma la consapevolezza di avere fatto tutto, ma proprio tutto il possibile per salvare anche una sola vita umana, al suo inizio o alla sua fine. C’erano tante Associazioni e tante realtà nel Forum delle famiglie: ebbene di tante voci soliste di prima grandezza lui ne aveva fatto un coro armonico e armonioso. Una sua caratteristica era proprio quella di condividere: mai primo attore solista ma sempre comprimario. Lui ha portato sulle scene la vita e su quel palcoscenico non voleva essere solo. Mai.
Gli anni vissuti accanto a Carlo mi hanno insegnato che la vita è una missione. Non è ricordato abbastanza anche nel mondo cattolico, perché in genere ci si accontenta di essere brave persone. Per Carlo non era così e diceva che nel mondo di oggi questo non basta più. Chi non sente una chiamata alla responsabilità collettiva, chi non si fa carico dei tanti mali che affliggono le nostre città e la nostra terra, chi non sente l’urgenza di cambiare il mondo per quello che può, ma si limita a scuotere la testa e si chiude in casa dove le culle sono vuote e il focolare è acceso non è un buon cristiano. È l’eredità che ci ha lasciato Carlo e tutti noi dobbiamo esserne degni eredi. A volte penso che non lo abbiamo meritato e che ora è tempo di rimediare.
Rapidamente vorrei sottolineare tre aspetti che mi hanno colpito e che ricordo con particolare piacere.
1) Carlo era innamorato della bellezza, e associava la bellezza alla maternità. Diceva che la bellezza dipende dalla profondità dello sguardo, dall’anima e dal corpo che la suscitano, e non c’è niente di più bello dello sguardo e del corpo di una donna in maternità. Dalla bellezza scaturisce la vita e Carlo lo sapeva. E di fronte a tanta bellezza, alla stupefacente bellezza della maternità si commuoveva. Ma Carlo Casini era anche capace di altro: sapeva trovare la bellezza là dove è nascosta, dove nessuno la vede: la bellezza sotto una maschera di dolore o di indifferenza o di cattiveria o di disprezzo. Là dove gli altri si fermano all’apparenza o girano la testa dall’altra parte. Una bellezza sfigurata dalle circostanze, da un destino imprevedibile, da scelte sbagliate, da un male profondo fisico o spirituale. Ecco lì Carlo c’era e faceva come il buon samaritano: si prendeva cura della sorella smarrita, dello sconosciuto incontrato sul ciglio della sua strada. Non era né semplice, né facile, né scontato, né ovvio, né dovuto. Ma Carlo c’era.
2) La sua estrema riservatezza nei confronti non solo della sua vita privata (famiglia, figli, amici, vacanze, tempo libero, svaghi), ma anche della sua carriera di politico e di magistrato. Ho avuto il privilegio di stargli accanto in tante battaglie e per lunghi anni; eravamo fianco a fianco molto spesso, eppure mai si è lascito andare a ricordi, a rimpianti, a fatti esilaranti o dolorosi della sua vita. Un estremo pudore che nascondeva pure la sua brillante carriera e i riconoscimenti pubblici anche internazionale che aveva ricevuto. Ha scritto e pubblicato per mezzo secolo su argomenti giudiziari, legali, medici, politici, bioetici, divulgativi, spirituali e mai ha imposto la sua competenza, mai ha fatto pesare il suo ruolo, mai ha fatto vanto della sua posizione sociale, delle sue amicizie, della sua storia ricca di successi. Ecco in un mondo che vive esclusivamente sull’apparire e sull’avere, colpiscono la sua modestia e la sua umiltà. Oggi ci sono i famosi “social” dove tutti parlano, scrivono, si intromettono, sparano sentenze, vivono di pregiudizi, affermano errori, divulgano notizie false e offensive, soprattutto vogliono “esistere”. Un far west indomabile e dominante a cui tutti si sottomettono. Penso a Carlo e ricordo la sua pacatezza nel discutere, la sua indomabile forza nel non arretrare, ma anche il profondo rispetto per le ragioni dell’altro che confutava con competenza e ironia... altri tempi.
3) La presenza della compagna di sempre: Maria. Una presenza silenziosa ma con un enorme peso sulla vita del marito. Carlo che le dedicava poesie, Maria che gli scriveva lettere piene di riconoscenza. Carlo consapevole che senza di lei non avrebbe combinato nulla, Maria che lo seguiva come un’ombra e lo sosteneva sempre e senza riserve... ho avuto la fortuna di stare accanto a loro in macchina in lunghi viaggi per l’Italia e non posso dimenticare l’intesa, la complicità, il legame profondo che li univa. Si dice che dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna. Non mi piace. Maria era ed è accanto a suo marito, lo tiene per mano, è la sua forza e la sua guida. Accanto non dietro. E ora rivederla provata da un grande dolore, ma, circondata dai suoi tanti figlioli, forte nella fede e nella speranza mi dà la certezza che Maria e Carlo saranno una cosa sola per l’eternità.
Ora Carlo ha ceduto il passo e si è fermato ma solo qui, sulla terra, e non per sempre. Noi non dimenticheremo il suo coraggio, il suo eroismo anche nella malattia, la sua profonda e inesauribile fede nella umanità e nel Signore della vita.
Carlo ci ha lasciato in tempo di Quaresima per ricordarci che siamo tutti in attesa della Resurrezione e in tempo di quarantena per ricordarci che la fatica di vivere ha spesso risvolti incredibili, ma che la speranza è più forte e sconfigge il male. Per dirci che la morte non avrà l'ultima parola, come ci è stato promesso.

Vite come quelle di Carlo non vanno sprecate, ignorate, dimenticate. Ora tocca a chi è rimasto raccogliere il testimone e il nostro Convegno vuole essere l’occasione per dirgli solo una parola commossa e sentita: GRAZIE.

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