martedì 7 gennaio 2025
I bambini che vengono al mondo sono il segno che l’umanità - e ciascuno di noi - può ancora sperare. Una meditazione tra misteri natalizi, fede e spiritualità
Il Papa bacia la statuetta di legno del Bambin Gesù in San Pietro durante una liturgia nel tempo di Natale

Il Papa bacia la statuetta di legno del Bambin Gesù in San Pietro durante una liturgia nel tempo di Natale - Ansa

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Gioiamo perché nel grembo della nostra vita abita Gesù Cristo. È lui la Speranza incarnata, il Dio fatto bambino per cui giubilare, come la gioia di ogni bimbo che nasce. Una gioia incontenibile che va accolta con consapevolezza, custodita con amore, annunciata con trepidazione e testimoniata con tenerezza. Nascere è vedere, vedere la propria madre, il proprio padre, ed entrare come uomini nella vita. Senza la luce della vita siamo incompresi e incomprensibili.

L’icona biblica della Visitazione (Lc 1, 39-45) può essere una porta che apre il Giubileo della Speranza per tutti coloro che come cristiani, uomini di buona volontà, volontari del Movimento per la Vita italiano, hanno a cuore e cercano la vita donata da Dio. Tutto ha inizio in una madre e nulla la può trattenere - come testimoniano Maria ed Elisabetta - dal correre in fretta (Lc 1, 39), tanta è la gioia, per condividere e leggere il segno della vita presente nel grembo materno di entrambe. La difficoltà del cammino di Maria per raggiungere la cugina e quella di Elisabetta avanti negli anni non arrestano la speranza di concretizzare l’amore concepito in servizio. Ci sarebbero mille impedimenti per far risultare inutili i propri slanci carichi di entusiasmo perché contrastati dalle tante incombenze da assolvere, dalle poche risorse da impiegare, dai deboli sostegni sociali mal distribuiti. Organizzarsi per servire non è facile, ma non per questo impraticabile. La predominante cultura dell’indifferenza porta a non accorgersi dell’altro, figuriamoci a riconoscere chi ancora non si vede e può essere considerato un peso da scartare, quasi fosse un ostacolo al raggiungimento della propria realizzazione carrieristica o al proprio tornaconto egoistico. Due donne dicono che nulla è impossibile perché in loro la vita nascente è diventata Speranza prorompente e dirompente. Quella che, guidata dallo Spirito Santo, fa esultare di gioia e dire: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo” (Lc 1, 42), che fa riconoscere il nascituro come uno di noi e fa trasudare di gioia l’umanità delle madri. Due vite - quella di Gesù e di Giovanni Battista - che danzano di gioia perché ammettono l’unicità di entrambi, il Salvatore e il profeta.

L’attesa della nascita porta a peregrinare verso un futuro carico di speranza perché nasce dalla coscienza che la storia personale e comunitaria è guidata non dall’istinto umano ma dalla grazia e dalla provvidenza di Dio: «Ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1, 48). È la vita che vive grata perché gratuitamente formata: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente» (Lc 1, 49). Dal concepimento alla morte un unico inno di speranza perché l’intelligenza e il cuore sono consapevoli che l’essere umano è creatura pensata e amata. La nascita porta a una lettura nuova della vita: ecco il Giubileo della Speranza. Un movimento interiore e di azione generato dalla Speranza che inaugura una nuova cultura, quella della vita. Le miserie umane non devono impedirci di parlare della gioia, di sperare la gioia, applicandoci per uno sviluppo integrale di tutti. L’uomo bloccato in sé stesso non vede più Dio, gli sfugge il senso della vita ed è portato anche a sopprimerla. Recisi i legami vitali, l’uomo ha perso la speranza, Dio sembra inutile, astratto, il suo silenzio gli pesa. Occorre un paziente sforzo di educazione del cuore alla speranza, che suppone un uomo capace di gioie naturali. Partendo da queste Gesù ha annunciato il Regno di Dio. Dalla vita naturale alla vita soprannaturale in un movimento di osmosi che tutto fa ripartire, ringiovanire, rinvigorire. È la speranza che cammina e fa camminare.

La vita nascente per il Movimento per la Vita Italiano è la chiave di accesso alla porta della Speranza, la celebrazione giubilare di colui che è la Speranza e che torna a nascere dentro di noi. Accogliamo l’annuncio dirompente: «Un bimbo è nato per noi, un figlio ci è stato dato» (Is 9, 6), ed il Giubileo riaccenderà in noi la Speranza.

Sacerdote
Tesoriere del Movimento per la Vita Italiano
Già responsabile delle Case di Accoglienza del MpV

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