lunedì 23 dicembre 2024
Un “condensato” di diritti umani: in ogni vita concepita traspare la piena dignità della persona umana, affidata allo sguardo consapevole e alla custodia della società
L'immagine scelta dalla Cei per la Giornata nazionale per la Vita 2025

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Rileggo il messaggio dei vescovi italiani per la Giornata per la Vita 2025 tenendo sullo sfondo le parole che papa Francesco ha pronunciato in tante occasioni in difesa della vita. Davvero la Chiesa è l’autentico, forte e grande baluardo in difesa di ogni uomo! Non c’è periferia che non sia attraversata, situazione che non sia considerata, fragilità che non sia accolta, ferita che non sia curata. E tutto questo perché c’è la profonda fiducia nella Speranza che non delude.

L’esperienza poi dimostra che «abbandonare uno sguardo di speranza, capace di sostenere la difesa della vita e la tutela dei deboli, cedendo a logiche ispirate all’utilità immediata, alla difesa di interessi di parte o all’imposizione della legge del più forte, conduce inevitabilmente a uno scenario di morte», scrivono i vescovi. «L’uomo è la prima e fondamentale via della Chiesa» (enciclica Redemptor hominis), ed è vero. Ma come illuminare tutto l’uomo, tutto il suo valore, come comprenderne fino in fondo quella dignità uguale per tutti? Come far sì che la speranza avvolga l’umanità, senza scarti? E per capire chi è l’uomo nella sua essenza, qual è il suo valore, occorre portare lo sguardo sull’uomo che non ha altra qualità se non quella della sua umanità. Con la Giornata per la Vita la Chiesa italiana ci chiede di scoprire le ragioni più profonde del valore di ogni figlio che comincia a esistere: «Il figlio non è soltanto, fin dal concepimento, uno di noi. È anche un miracolo, un concentrato di speranza, il più prezioso dei doni» (Carlo Casini).

Torna la speranza che si incarna nel big bang del concepimento: porre al centro il più piccolo, colui che non conta, tutto l’uomo e ogni uomo, rovesciando i paradigmi di una mentalità per cui vale solo chi ha potere, soldi, successo; è aprire orizzonti nuovi di speranza. Ecco perché l’aborto è “la” questione emblematica quando si parla di vita, dignità, diritti, solidarietà, accoglienza. Il bambino non nato è il “rappresentante” di tutti gli ultimi della terra: «La difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo» scrivono i vescovi richiamando la dichiarazione “Dignitas infinita”. Del resto, la Giornata della prima domenica di febbraio è nata in collegamento con l’approvazione della ingiusta legge 194 per dire che la Chiesa non si rassegna e non si rassegnerà mai, che dobbiamo evitare l’assuefazione, che le coscienze vanno tenute sveglie rispetto a qualsiasi pretesa di considerare l’aborto un “diritto”, un indice di civiltà, un segno di progresso, una conquista della libertà.

Significativo il passaggio in cui i vescovi apprezzano, ringraziano e incoraggiano i Cav per il loro operato svolto anche in supplenza delle strutture pubbliche. Significativo anche il chiarimento per cui il desiderio di trasmettere la vita non può sfociare nella genitorialità a tutti i costi ma nell’accompagnamento «a una generatività e a una genitorialità non limitate alla procreazione, ma capaci di esprimersi nel prendersi cura degli altri e nell’accogliere soprattutto i piccoli che vengono rifiutati, sono orfani o migranti “non accompagnati”».

Un figlio si accoglie e non si pretende. Avvertiamo nel messaggio dei vescovi il calore della grande speranza che il Giubileo rafforza e diffonde, lo slancio di un profondo rinnovamento verso il futuro, la comprensione del nostro tempo che invoca una riconciliazione morale e civile tra tutti gli uomini. Se vogliamo vedere le cose con speranza e senso positivo dobbiamo essere artigiani (come direbbe il Papa) di una riconciliazione che abbia come punto di partenza la percezione stupita e commossa del valore incommensurabile di ogni uomo che comincia a esistere avviando e proseguendo iniziative che – nella verità – aprono, sia pure in modo parziale e graduale, ambiti di collaborazione e costruzione comune, per cercare poi di camminare insieme per tutto lo spazio possibile. Non possiamo fare a meno della speranza, e perciò con i nostri vescovi «confidiamo nella grazia particolare di questo anno giubilare, che porta il dono divino di “nuovi inizi”».

*Presidente del Movimento per la Vita italiano

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