Il Messaggio del papa per la Quaresima con il manifesto di Maupal - ANSA
Il Papa ha usato le parole. L’artista Mauro Pallotta ci ha messo le immagini. Ma il messaggio inequivocabile è lo stesso. La Quaresima è un tempo per passare dalla schiavitù del peccato alla grazia della risurrezione. «Dio educa il suo popolo, perché esca dalle sue schiavitù e sperimenti il passaggio dalla morte alla vita». Questo scrive il Pontefice nel Messaggio per i 40 giorni che precedono il Triduo Pasquale, pubblicato ieri e intitolato “Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà”. E questo ha voluto raffigurare Maupal, lo street artist presente nella Sala Stampa Vaticana attraverso il disegno che accompagna il Messaggio papale. Il pittore, divenuto famoso qualche anno fa per aver raffigurato su un muro di Borgo Pio Francesco nei panni di un supereroe, questa volta ha dipinto il Papa che spinge una carriola dentro la quale c’è un sacco con la scritta “Fede” attraverso un deserto irto di chiodi appuntiti. Chiara la metafora. «I chiodi che rappresentano idoli vecchi e nuovi, tutte le nostre prigionie - ha spiegato l’artista -. Questi pungenti ostacoli potrebbero bucare la ruota gommata della carriola ma, seguendo Papa Francesco, che apre il sentiero con la forza della fede, spariscono: la strada diventa per tutti percorribile e la meta raggiungibile».
Tra gli idoli “chiodi” il Papa ha infatti indicato il «potere tutto, essere riconosciuti da tutti, avere la meglio su tutti» E ancora: «l’essere attaccati al denaro, a certi progetti, idee, obiettivi, alla nostra posizione, a una tradizione, persino ad alcune persone». Nel testo infatti si ricorda che «l’esodo dalla schiavitù alla libertà non è un cammino astratto» e che «anche oggi il grido di tanti fratelli e sorelle oppressi arriva al cielo. Chiediamoci: arriva anche a noi? Ci scuote? Ci commuove?». Il cammino quaresimale, dunque, «sarà concreto se, riascoltandole, confesseremo che ancora oggi siamo sotto il dominio del Faraone. È un dominio che ci rende esausti e insensibili. È un modello di crescita che ci divide e ci ruba il futuro. La terra, l’aria e l’acqua ne sono inquinate - prosegue il Messaggio -, ma anche le anime ne vengono contaminate. Infatti, sebbene col battesimo la nostra liberazione sia iniziata, rimane in noi una inspiegabile nostalgia della schiavitù. È come un’attrazione verso la sicurezza delle cose già viste, a discapito della libertà».
Ma la cosa forse più terribile, segnala papa Bergoglio, è che «il Faraone, infatti, spegne anche i sogni, ruba il cielo, fa sembrare immodificabile un mondo in cui la dignità è calpestata e i legami autentici sono negati». Da qui la denuncia di «un deficit di speranza». Si tratta di «un impedimento a sognare - sottolinea il Messaggio -, di un grido muto che giunge fino al cielo e commuove il cuore di Dio. Somiglia a quella nostalgia della schiavitù che paralizza Israele nel deserto, impedendogli di avanzare. L’esodo può interrompersi: non si spiegherebbe altrimenti come mai un’umanità giunta alla soglia della fraternità universale e a livelli di sviluppo scientifico, tecnico, culturale, giuridico in grado di garantire a tutti la dignità brancoli nel buio delle diseguaglianze e dei conflitti».
Ma Francesco è certo. «Dio non si è stancato di noi. Accogliamo la Quaresima come il tempo forte in cui la sua Parola ci viene nuovamente rivolta. È tempo di conversione, tempo di libertà. Gesù stesso, come ricordiamo ogni anno la prima domenica di Quaresima, è stato spinto dallo Spirito nel deserto per essere provato nella libertà. Per quaranta giorni Egli sarà davanti a noi e con noi: è il Figlio incarnato». Questo messaggio di speranza è corroborato anche dal fatto che «a differenza del Faraone, Dio non vuole sudditi, ma figli. Il deserto è lo spazio in cui la nostra libertà può maturare in una personale decisione di non ricadere schiava». Per questo il Papa ha richiamato «preghiera, elemosina e digiuno, un unico movimento di apertura, di svuotamento: fuori gli idoli che ci appesantiscono, via gli attaccamenti che ci imprigionano». E poi «la Quaresima sia anche tempo di decisioni comunitarie», cioè di sinodalità, e per ripensare «le abitudini e includere chi non è visto o è disprezzato». Infine la raccomandazione del sorriso. «Si veda la gioia sui volti, si senta il profumo della libertà», anche perché «non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo».
Nel corso della conferenza stampa il cardinale Michael Czerny, prefetto del dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, ha ricordato che «il Vangelo apre una strada nel deserto e ci annuncia che la nostra schiavitù è già finita». I cambiamenti sperati nel mondo, dunque, «iniziano dal cambiamento di ciascuno di noi». Erano presenti anche Emilia Palladino, della Gregoriana, e don Andrea Cavallini che nella diocesi di Roma lavora alla formazione dei catechisti.