Papa Francesco ha deciso di consacrare la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria - Siciliani
Guardando a Maria con in braccio il suo Figlio, penso alle giovani madri e ai loro bambini in fuga da guerre e carestie o in attesa nei campi per i rifugiati. Ricordiamo che il mondo cambia e la vita di tutti migliora solo se ci mettiamo a disposizione degli altri, senza aspettare che siano loro a cominciare a farlo
Papa Francesco, Angelus del 1° gennaio 2022
Papa Francesco ha deciso di consacrare la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Lo farà il prossimo venerdì 25 marzo durante la Celebrazione della Penitenza che presiederà alle ore 17 nella Basilica di San Pietro. Lo stesso atto, sempre nel giorno in cui la Chiesa festeggia la Solennità dell’Annunciazione del Signore, sarà compiuto a Fatima dal cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di sua santità, come inviato del Santo Padre. La notizia è stata diffusa ieri con una Dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni.
Una richiesta in tal senso era stata formulata lo scorso 2 marzo, con una lettera al Papa, dai vescovi cattolici di rito latino dell’Ucraina. «In queste ore di incommensurabile dolore e di terribile calvario per il nostro popolo – scrivevano i presuli –, noi, vescovi della Conferenza episcopale dell’Ucraina, siamo portavoce della preghiera incessante e accorata, sostenuta dai nostri sacerdoti e dalle persone consacrate, che ci viene da tutto il popolo cristiano per la consacrazione della nostra Patria e della Russia». «Rispondendo a questa preghiera, – aggiungevano – chiediamo umilmente a vostra santità di compiere pubblicamente l’atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria dell’Ucraina e della Russia, come richiesto dalla Beata Vergine a Fatima».
Come ricorda VaticanNews Maria, nell’apparizione del 1917 a Fatima, aveva chiesto la consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato, affermando che, qualora non fosse stata accolta questa richiesta, la Russia avrebbe diffuso «i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa». «I buoni – aveva aggiunto – saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte».
Dopo le apparizioni di Fatima ci sono stati vari atti di consacrazione. Con Pio XII nel 1942 e nel 1952, con Paolo VI nel 1964, con Giovanni Paolo II nel 1981 e nel 1984. Nel giugno del 2000 la Santa Sede ha rivelato la terza parte del segreto di Fatima e l’allora arcivescovo Tarcisio Bertone, segretario della Congregazione per la Dottrina della fede, sottolineò che suor Lucia, in una lettera del 1989, aveva confermato personalmente che l’atto del 1984 corrispondeva a quanto voleva la Madonna.
Sempre nella giornata di ieri la Sala Stampa vaticana, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha confermato che papa Francesco ha ricevuto la lettera del sindaco di Kiev a recarsi nella capitale ucraina «ed è vicino alle sofferenze della città, alla sua gente, a chi ne è dovuto fuggire e a chi è chiamato ad amministrarla».
Il Pontefice «prega il Signore che siano protetti dalla violenza» – prosegue il portavoce Vaticano a proposito della missiva del primo cittadino Vitaliy Klitschko – «e per loro e per tutti ribadisce l’appello fatto domenica scorsa con la Preghiera dell’Angelus: “Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri”».
La lettera con cui il sindaco di Kiev ha invitato il Papa risale allo scorso 8 marzo ed è stata diffusa ieri attraverso canali giornalistici. «Per conto del sindaco di Kiev Vitaliy Klitschko vorremmo invitare sua santità papa Francesco I (sic) a visitare Kiev» si legge nel testo della missiva, redatta in inglese su carta intestata della “Amministrazione comunale di Kiev” e scritta nella prima persona plurale ma recante la firma dello stesso sindaco. «Riteniamo che la presenza in persona di questo leader religioso mondiale sarebbe di importanza basilare per salvare vite umane e aprire la strada alla pace nella nostra città, nel nostro paese e anche oltre», prosegue il testo. Quindi la richiesta che «qualora il viaggio a Kiev non fosse possibile», comunque «si tenga una conferenza video congiunta, che possa essere trasmessa in diretta o registrata». In questo caso «saranno avviate inziative per includere in essa anche il presidente Zelensky».
Di Ucraina, e di Libano, si è parlato anche nel corso del tradizionale incontro bilaterale tra Chiesa e Stato in occasione dall’anniversario dei Patti Lateranensi, che si è svolto ieri pomeriggio a Palazzo Borromeo, sede della rappresentanza diplomatica italiana presso la Santa Sede. A fare gli onori di casa il nuovo ambasciatore Francesco Di Nitto. Presenti il presidente Sergio Mattarella e il premier Mario Draghi da una parte e i cardinali Pietro Parolin, Segretario di Stato, e Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, con il vescovo segretario Stefano Russo dall’altra.
Una nota stampa vaticana informa che nel corso dei colloqui «particolare attenzione è stata data alla situazione internazionale, con riferimento anzitutto alla guerra in Ucraina, fonte di estrema preoccupazione, e alla crisi in Libano». In tal senso «si è sottolineata anche la necessità di uno sforzo condiviso per rendere più umane le condizioni di vita dei migranti, particolarmente di coloro che fuggono dalla guerra, anche tramite specifici interventi presso le nazioni di transito o che accolgono rifugiati».