sabato 12 aprile 2025
Nella Sala della Conciliazione del Palazzo Lateranense si è chiusa la fase diocesana della causa di beatificazione del diacono permanente, marito e padre di due figli, morto 27 anni fa
Il vescovo Di Tolve firma l'atto di consegna dei documenti

Il vescovo Di Tolve firma l'atto di consegna dei documenti - Dal Web

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Sette faldoni sigillati con la ceralacca hanno preso la strada del Dicastero per le cause dei santi. Custodiscono atti e documenti che ricostruiscono la vita e testimoniano le virtù eroiche, la fama di santità e dei segni del servo di Dio Giampaolo Mollo, sposo, padre di famiglia e diacono permanente della diocesi di Roma di cui ieri si è chiusa l’inchiesta diocesana della causa di beatificazione. La cerimonia si è svolta nella Sala della Conciliazione del Palazzo Apostolico Lateranense ed ha offerto l’occasione per ricordare un uomo che «non è stato celebre agli occhi del mondo ma è stato grande agli occhi di Dio» come ha affermato il vescovo Michele Di Tolve che ha presieduto la sessione. Giampaolo Mollo nacque a Roma il 5 novembre 1941, primogenito di tre figli. A 4 anni perse il padre, la madre, per garantire ai figli un futuro migliore, li iscrisse al Convitto Nazionale. Durante le vacanze estive, conobbe Anna Liberace, che nel 1966 divenne sua moglie. Dopo un aborto spontaneo Anna chiese a Padre Pio la grazia di avere altri figli. Nel 1968 nacque Sabrina e nel 1971 Francesco. «In un tempo in cui la famiglia cristiana è messa alla prova – ha osservato il vescovo -, la figura di Giampaolo si impone come segno profetico. Mostra che è possibile vivere la santità nel cuore della famiglia senza rinunciare alla pienezza della vita spirituale e al servizio ecclesiale». Nonostante le gioie familiari e il riconoscimento sociale, Giampaolo viveva una profonda inquietudine. La sua vita cambiò negli anni ‘70, quando la moglie e i figli si avvicinarono alla comunità di preghiera carismatica “Comunità Maria” che lo introdusse a una nuova esperienza di fede. «Fu nel cuore della famiglia che avvenne la sua conversione» ha ribadito Di Tolve. Dopo aver ricevuto l’effusione dello Spirito Santo, decise di dedicarsi al Signore diventando diacono permanente nel 1986, uno dei primi della diocesi di Roma. «Il diaconato fu per lui il coronamento di una chiamata a servire – ha proseguito il presule -, una vocazione che si integrava con la vita familiare». Nel 1987, insieme ad altre due coppie, fondò la Comunità Gesù Risorto per promuovere l’evangelizzazione e aiutare i bisognosi. Quando la malattia lo colpì nel 1991, Giampaolo affrontò la sofferenza con fede, vivendola come una “resurrezione nella sofferenza”. «Fu per lui un’ulteriore chiamata a offrire tutto di sé – ha concluso il vescovo -. Reagì con forza e dolcezza insieme. Trasformò il dolore in preghiera, la sofferenza in offerta, la fragilità in testimonianza». La figlia Sabrina, intervenuta al termine di una cerimonia molto partecipata, ha ricordato che offrì la malattia «per la Chiesa, per il Papa e per i fratelli. In ospedale diventò un evangelizzatore instancabile, dalla sua stanza partivano benedizioni, consolazioni e conversioni». Giampaolo Mollo morì il 1° settembre 1998. «Non ha mai chiesto la grazia della guarigione – ha affermato commossa la moglie Anna -; anzi, il suo dolore e la sua preoccupazione erano di lasciarmi sola con i figli». Nei 32 anni di matrimonio il marito le ha insegnato ad «accettare la volontà del Signore come dono». Per il postulatore Paolo Vilotta, nominato portitore, Mollo ha lasciato la testimonianza «di una famiglia “diacona”. Il sacramento dell’Ordine e quello del Matrimonio si sono incontrati in armonia, sostenendosi e rafforzandosi reciprocamente».

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