Il Papa durante la celebrazione della Messa a Place d'Austerlitz - Reuters
Il primo appello del Papa è a una sana laicità, tema importante per la Francia. Perché la fede non è solo un fatto privato, "privatizzarla è un'eresia", e laici e cattolici devono collaborare al bene comune. Il secondo appello è per la pace, per cui Francesco chiede l'intercessione della "Madonnuccia", come la chiamano qui ad Ajaccio: “Pace per tutte le terre che si affacciano su questo Mare – scandisce Francesco nella Cattedrale -, specialmente per la Terra Santa dove Maria ha dato alla luce Gesù. Pace per la Palestina, per Israele, per il Libano, per la Siria, per tutto il Medio Oriente! E la Santa Madre di Dio ottenga la sospirata pace per il popolo ucraino e il popolo russo. La guerra è sempre una sconfitta. Pace al mondo intero”.
Pace e sana laicità sono le due stelle polari della giornata del Pontefice in Corsica, 47° viaggio internazionale, prima volta di un pontefice nell'isola. Della prima, esprimendosi sempre in italiano, parla all’Angelus, recitato nella cattedrale con i vescovi, i sacerdoti i religiosi e le religiose. Della sana laicità invece tratta nel discorso al Congresso "La religiosità popolare nel Mediterraneo", tappa iniziale della visita odierna. Infine durante la messa di fronte a quindicimila fedeli quasi la si può toccare con mano questa pietà popolare. Specie quando, poco prima dell'inizio, la statua della Vergine solca la folla, portata a spalle dai membri delle confraternite e tutto il popolo intona un bel canto mariano. Mentre il Papa celebra su un altare a forma di prua di barca e le ombre della sera a poco a poco avvolgono l'assemblea che continua a cantare fino alla fine. Anche in mezzo alle devastazioni delle guerre, la speranza del Signore che viene non delude mai, è il messaggio del Vescovo di Roma in questo terzo momento del viaggio.
La laicità
Francesco sottolinea che il concetto di laicità "non statico né ingessato, ma evolutivo e dinamico" si ha quando i credenti si ritrovano "in un cammino condiviso con le istituzioni laiche, civili e politiche, per lavorare insieme al servizio di ogni persona, a partire dagli ultimi, per una crescita umana integrale". È una sottolineatura importante, specie in Francia, dove la laicità è intesa invece come assoluta separazione tra mondo delle istituzioni e mondo religioso. Per Francesco non è così è lo dice senza mezzi termini. Citando Benedetto XVI, afferma: sana laicità «significa liberare la religione dal peso della politica e arricchire quest’ultima con gli apporti della religione, mantenendo tra loro una necessaria distanza, una chiara distinzione e la necessaria collaborazione tra le due. Una tale laicità sana garantisce alla politica di operare senza strumentalizzare la religione, e alla religione di vivere liberamente senza appesantirsi con la politica dettata dall’interesse, e qualche volta poco conforme, o addirittura contraria, alle credenze religiose. Per questo la sana laicità (unità-distinzione) è necessaria, anzi indispensabile a entrambe». In questo modo - sottolinea ancora il Pontefice - si potranno liberare più energie e più sinergie, senza pregiudizi e senza opposizioni di principio, in un dialogo aperto, franco e fecondo".
L'arrivo all'aeroporto Napoleone Bonaparte di Ajaccio - Reuters
L'intervento di Francesco al Congresso sulla pietà popolare - reuters
La religiosità popolare
Poi, all'interno del Palazzo dei Congressi, dove viene salutato a nome di tutti dal vescovo di Ajaccio, cardinale François Xavier Bustillo, Francesco sviluppa il suo pensiero. "La pietà popolare, che qui in Corsica è molto radicata e non superstiziosa - dice -, fa emergere i valori della fede e, allo stesso tempo, esprime il volto, la storia e la cultura dei popoli. In questo intreccio, senza confusioni, trova forma il dialogo costante tra il mondo religioso e quello laico, tra la Chiesa e le istituzioni civili e politiche. Su questo tema, voi siete in cammino da molto tempo e siete un esempio virtuoso in Europa. Andate avanti", ha incoraggiato il Pontefice. In particolare papa Bergoglio si è rivolto ai giovani, invitando "a impegnarsi ancora più attivamente nella vita socio-culturale e politica, con lo slancio degli ideali più sani e la passione per il bene comune. Come pure - aggiunge - esorto i pastori e i fedeli, i politici e coloro che rivestono responsabilità pubbliche a restare sempre vicini al popolo, ascoltandone i bisogni, cogliendone le sofferenze, interpretandone le speranze, perché ogni autorità cresce solo nella prossimità. Auspico che questo Congresso sulla pietà popolare vi aiuti a riscoprire le radici della vostra fede e vi sproni a un rinnovato impegno nella Chiesa e nella società civile, al servizio del Vangelo e del bene comune di tutti i cittadini".
Alcune consorelle di una confraternità di Ajaccio - Reuters
Non manca nel discorso uno sguardo realistico: "Oggi, specialmente nei Paesi europei, la domanda su Dio sembra affievolirsi e ci si scopre sempre più indifferenti nei confronti della sua presenza e della sua Parola. Tuttavia - nota Francesco -, bisogna essere cauti nell’analisi di questo scenario, per non lasciarsi andare in considerazioni frettolose e giudizi ideologici che, talvolta ancora oggi, contrappongono cultura cristiana e cultura laica". Al contrario, "è importante riconoscere una reciproca apertura tra questi due orizzonti: i credenti si aprono con sempre maggiore serenità alla possibilità di vivere la propria fede senza imporla, come lievito nella pasta del mondo e degli ambienti in cui vivono; i non credenti o quanti si sono allontanati dalla pratica religiosa non sono estranei alla ricerca della verità, della giustizia e della solidarietà, e spesso, pur non appartenendo ad alcuna religione, portano nel cuore una sete più grande, una domanda di senso che li conduce a interrogare il mistero della vita e a cercare valori fondamentali per il bene comune".
Il terreno di incontro potrebbe essere proprio la religiosità popolare. "Da una parte, essa ci rimanda all’Incarnazione come fondamento della fede cristiana, la quale si esprime sempre nella cultura, nella storia e nei linguaggi di un popolo e si trasmette attraverso i simboli, i costumi, i riti e le tradizioni di una comunità vivente. Dall’altra parte, la pratica della pietà popolare attira e coinvolge anche persone che sono sulla soglia della fede, che non praticano assiduamente e che, tuttavia, in essa ritrovano l’esperienza delle proprie radici e dei propri affetti, insieme a ideali e valori che ritengono utili per la propria vita e per la società". E infatti, spiega ancora il Pontefice, "quando la pietà popolare riesce a comunicare la fede cristiana e i valori culturali di un popolo, unendo i cuori e amalgamando una comunità, allora ne nasce un frutto importante che ricade sull’intera società, e anche sulle relazioni tra le istituzioni civili e politiche e la Chiesa. La fede non rimane un fatto privato, che si esaurisce nel sacrario della coscienza, ma – se intende essere pienamente fedele a sé stessa – comporta un impegno e una testimonianza verso tutti, per la crescita umana, il progresso sociale e la cura del creato, nel segno della carità". E proprio ricordando quante opera di bene sono nate dalla pietà popolare, il Papa aggiunge: "Le processioni e le rogazioni, le attività caritative delle confraternite, la preghiera comunitaria del santo Rosario e altre forme di devozione possono alimentare questa – mi permetto di qualificarla così – “cittadinanza costruttiva” dei cristiani. La pietà popolare ti dà una “cittadinanza costruttiva”.
Naturalmente bisogna "vigilare che tali manifestazioni non vengano usate, strumentalizzate da aggregazioni che intendono rafforzare la propria identità in modo polemico, alimentando i particolarismi, le contrapposizioni, gli atteggiamenti escludenti". Tutto ciò non risponde allo spirito cristiano e i pastori devono stare attenti a che non accada. Ma se la religiosità popolare è autentica, essa va a vantaggio di tutti.
Il papa si ferma in preghiera davanti alla statua della "Madonnuccia" - ANSA
Ai sacerdoti: prendersi cura di sé e degli altri
La seconda tappa del viaggio è la Cattedrale di Ajaccio per l'incontro con vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose. Prima Francesco si ferma davanti alla statua della Madonnuccia e sul sagrato del duomo ascolta un canto ispirato alla Corsica. Poi il discorso e la recita dell'Angelus. Soprattutto la raccomandazione di "non essere macinati nei ritmi e nelle attività esterne e di perdere la consistenza interiore". Perciò spazio sempre alla preghiera, all'eucaristia, al silenzio e anche alla direzione spirituale. "C’è da aver paura di quelle persone che sono sempre attive, sempre al centro, che magari per troppo zelo non si riposano mai, non prendono mai una pausa per sé stessi". I preti pavoni insomma. Quindi cita il cardinale Bustillo per dire che bisogna passare dal Libro delle Lamentazioni al Cantico dei Cantici. E infine raccomanda ai confessori: perdonare tutto perdonare sempre, senza torturare la gente. In 53 anni di messa (celebrati qualche giorno fa, ndr) mai ho negato un'assoluzione".
Non deve mancare però la cura degli altri. "Di chi attende la Parola di Gesù - nota il Papa - di chi si è allontanato da Lui, di coloro che hanno bisogno di orientamento o di consolazione per le loro sofferenze. Prendersi cura di tutti, nella formazione e soprattutto nell’incontro. Incontrare le persone, là dove vivono e lavorano, in ogni circostanza". In una parola "cercare le vie più efficaci per l'evangelizzazione".
La Messa e il congedo
Dopopranzo, prima di lasciare il Vescovado di Ajaccio, e dirigersi al luogo della Santa Messa, Papa Francesco ha ricevuto il Sindaco della città per un breve saluto. Al termine ha scritto una dedica sul Libro d’Onore del Comune di Ajaccio: “Attaccati alle radici e aperti al mondo! Questo è l’augurio che lascio ai cittadini di Ajaccio, ringraziandoli di cuore per la calorosa accoglienza. Prego per voi, per favore fatelo per me”.
E nella messa (cui partecipa Emanuele Filiberto di Savoia, ma non è presente Emmanuel Macron, che il Pontefice vedrà in aeroporto prima di partire), messa che viene celebrata nel primo pomeriggio a Place d’Austerlitz, detta anche “U Casone”, dove c'è anche una statua di Napoleone, Francesco indica come vi di annuncio l'“attesa gioiosa” del Signore. Da mettere al bando invece “l’attesa sospettosa, piena di sfiducia e di ansietà”. “Non siate angosciati, delusi, tristi – esorta il Pontefice -. Quanto sono diffusi questi mali spirituali, oggi, specialmente là dove dilaga il consumismo! Una società così invecchia insoddisfatta, perché non sa donare: chi vive per sé stesso non sarà mai felice”. Diverso è l’atteggiamento del credente. Anche di fronte a gravi problemi. “Sappiamo bene – ricorda Francesco - che non mancano tra le nazioni gravi motivi di dolore: miseria, guerre, corruzione, violenza. La Parola di Dio, però, ci incoraggia sempre. Davanti alle devastazioni che opprimono i popoli, la Chiesa annuncia una speranza certa, che non delude, perché il Signore viene ad abitare in mezzo a noi. E allora il nostro impegno per la pace e la giustizia trova nella sua venuta una forza inesauribile”. In definitiva “Cristo è la fonte della nostra gioia”.
L'affetto della gente di Ajaccio per Francesco - MANON CRUZ