sabato 14 dicembre 2024
Il vescovo di Ajaccio: «Pietà popolare, principio di libertà. Francesco incontrerà Macron, non contrapponiamo questo viaggio e la riapertura di Notre-Dame»
Il cardinale François-Xavier Bustillo, vescovo di Ajaccio

Il cardinale François-Xavier Bustillo, vescovo di Ajaccio - foto Siciliani

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Sarà una visita che si allargherà a cerchi concentrici. Proprio come quelli suscitati da una pietra gettata in mare. Il bel mare Tirreno (e più in generale Mediterraneo) che circonda la Corsica, meta domani del 47° viaggio internazionale di papa Francesco. Ne è convinto il vescovo di Ajaccio, cardinale François-Xavier Bustillo che si appresta a riceverlo, mentre il suo sguardo si spinge ben oltre i confini della terra in cui esercita il ruolo di pastore. I cerchi concentrici, dice, partono dalla religiosità popolare, primo motivo dell’itinerario apostolico del Pontefice, per allargarsi ai rapporti con la laicità (una vera e propria controreligione, in Francia), alla ricerca della pace nel Mare Nostrum e in Europa, al dialogo necessario per costruire ponti e non ulteriori muri. Senza dimenticare i mugugni che in certi commentatori hanno opposto questa visita alla riapertura della Cattedrale di Notre Dame, dove Francesco non è andato. «Invece di opporli, bisogna celebrare la capacità della Chiesa di celebrare due eventi di questa portata a così breve distanza in un Paese secolarizzato», sottolinea il giovane cardinale (è nato nel 1968) di origine spagnola, ma naturalizzato francese.

Eminenza, partiamo proprio da qui, dal valore effettivo di questa visita.

È un momento unico, storico, perché è la prima volta che un Papa visita la nostra isola. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI si sono avvicinati andando in Sardegna, ma questa è la prima volta di un successore di Pietro in Corsica. Francesco arriva nel contesto di un congresso sulla pietà popolare. Quindi viene a dirci che l’espressione della nostra fede può e deve generare speranza, anche attraverso questa semplicità e autenticità di popolo che passa nelle nostre strade. Almeno in Corsica la pietà popolare si manifesta soprattutto nelle celebrazioni, nelle processioni, con la presenza delle confraternite. Questi momenti, dove la fede ha un’espressione anche pubblica, sono un principio di uguaglianza e di libertà. Perciò si tratta di un momento molto forte per noi, perché il Papa viene in un’isola del Mediterraneo, in un luogo un po’ periferico quando guardiamo alla Francia, e viene a portare la sua qualità di pastore in un’isola dove ci sono molti pastori, per darci forza nella fede.

Ajaccio: scorcio del centro storico. La città, 74mila abitanti, è il capoluogo e il centro più popoloso della Corsica. La diocesi di Ajaccio conta 343.700 abitanti

Ajaccio: scorcio del centro storico. La città, 74mila abitanti, è il capoluogo e il centro più popoloso della Corsica. La diocesi di Ajaccio conta 343.700 abitanti - .

Come presenterà a Francesco il volto della sua comunità?

In Corsica il 90 per cento della popolazione si dichiara cattolica. Magari non sono tutti praticanti, ma quello che è originale da noi rispetto al più generale contesto francese è che non ci sono le ostilità ideologiche e le difficoltà presenti in altre realtà quando si parla di laicità. La laicità alla francese è uno stile, la laicità alla corsa è un’altra cosa: molto più dinamica, più semplice, meno rigida. Dunque c’è una dimensione molto aperta, con un legame naturale e di fiducia tra la Chiesa e il mondo politico, culturale, economico e associativo. Sono legami molto semplici e - secondo me - molto costruttivi, perché in una società in crisi come la nostra c’è bisogno del dialogo tra le realtà dotate di autorità. Esse devono poter parlare non per una logica autoreferenziale o di potere, una logica ermetica, ma per poter esercitare l’autorità nel senso etimologico, dal verbo latino augere, cioè per aumentare le capacità di speranza della popolazione. Quindi c’è un bel legame tra la Chiesa e altre realtà che non sono strettamente ecclesiali.

A proposito di laicità alla francese, questa visita capita una settimana dopo la riapertura della Cattedrale di Notre Dame a Parigi, un simbolo non solo per la Francia. Come avete vissuto voi dalla Corsica questo evento?

Non ho preso parte alle celebrazioni di riapertura, perché ero a Roma per il Concistoro. Ma lunedì scorso sono andato a Parigi e ho celebrato a Notre Dame, anche per manifestare il legame importante di tutti i vescovi francesi con la Cattedrale di Parigi, che è il centro, la storia, la cultura della Francia. La Corsica è invece è un luogo periferico. A tal proposito, alcuni, in maniera maldestra, hanno opposto i due eventi. Io dico invece che c’è il centro e la periferia e ci sono due eventi eccezionali organizzati dalla Chiesa in Francia, un Paese secolarizzato. La Chiesa è stata capace di organizzato un evento a Parigi, a Notre Dame al quale hanno partecipato anche molti capi di Stato e poi un altro evento alla periferia con il Papa che viene da noi, in Corsica. Perciò, invece di opporre questi due eventi, bisogna celebrare la capacità della Chiesa di far incontrare tutti questi cristiani che cercano punti di riferimento. Per questo, subito dopo essere stato a Roma sono andato a Notre Dame, così da manifestare la fraternità e anche la gioia di celebrare la riapertura di quella importantissima cattedrale simbolo.

Sappiamo che il Papa incontrerà il presidente Macron al termine della sua visita ad Ajaccio. Che cosa auspica che emerga da questo colloquio?

Il Papa e il presidente si conoscono bene e si apprezzano. E c’è una bella libertà tra tutti e due. Anche se i media francesi hanno opposto la Corsica e Parigi, Francesco e Macron, sono convinto che non c’è opposizione tra i due e che il dialogo tra loro sarà franco, autentico e fruttifero. La Francia ha vissuto nei giorni scorsi una situazione particolare per la formazione del nuovo governo, sappiamo che al Papa e al presidente stanno a cuore i temi della politica internazionale, quindi sono sicuro che questo dialogo tra i due sarà un momento di scambio, di comunione e di ricerca della pace in Francia, in Europa e anche nel Mediterraneo.

La Chiesa della Corsica che contributo può dare alla ricerca della pace e ai rapporti con l’altra sponda del Mediterraneo, da dove arrivano i flussi migratori?

Da noi non ci sono molti migranti perché siamo più a nord delle rotte solitamente seguite da questi flussi. Ma ogni realtà culturale del Mediterraneo può contribuire a una vita migliore, più sana e di dialogo tra il Nord – quindi l’Europa – e il Sud, cioè l’Africa. È importante che ci siano ponti culturali di dialogo e ponti anche spirituali. E poi, secondo me, è importante che questo luogo di civilizzazione che è stato il Mediterraneo che ora è ferito torni quello che era un tempo. La volontà del Papa e ciò che predica sempre in tutti i luoghi in cui è andato è di riparare la vita fraterna nel Mediterraneo perché ci sia dialogo tra il nord e il sud, tra l’est e l’ovest e ci sia scambio tra le culture.

Qual è l’auspicio, dunque?

Che si possa pacificare gli spiriti. Ci sono tensioni e guerre. È importante che i credenti e la Chiesa siano motori e che possiamo portare un po’ di vitamina C a questo Mediterraneo che ha bisogno di ritrovare la forza, l’energia e le capacità di creare nuove dinamiche pacifiche e fraterne.

Quindi domani si pregherà anche per la pace.

Questo è certo. Perché le notizie che giungono dal Libano, da Gaza, dalla Siria, dall’Ucraina non possono lasciarci indifferenti. Anche se la Corsica sembra lontana da queste regioni, siamo in realtà vicini a tutti coloro che soffrono. E con il Papa vogliamo pregare per la pace. La Chiesa cattolica non ha un esercito e un potere politico, ma ha il dovere di una parola che pacifichi gli animi e tocchi le coscienze.


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