Il Papa ha recitato l'Angelus nel giorno di Santo Stefano - REUTERS
Nel giorno di Santo Stefano, primo martire cristiano, il Papa è tornato a chiedere pace per la Terra Santa, per l'Ucraina e per tutti gli altri scenari di guerra. E davanti a 15mila fedeli riuniti in piazza san Pietro per l'Angelus ha ricordato che anche oggi c'è persecuzione per i cristiani. «All'intercessione del primo martire affido anche l'invocazione di pace dei popoli straziati dalla guerra - ha ricordato nei saluti dopo la preghiera mariana di mezzogiorno -. I media ci mostrano che cosa la guerra produce. Abbiamo visto la Siria, vediamo Gaza, pensiamo alla martoriata Ucraina, un deserto di morte. È questo che si vuole? I popoli vogliono la pace, preghiamo per la pace, lottiamo per la pace».
Quindi Francesco ha messo l'accento sui cristiani perseguitati a motivo della loro fede. «Oggi, duemila anni dopo, purtroppo vediamo che la persecuzione continua. C'è persecuzione ai cristiani - ha sottolineato il Pontefice -: ancora ci sono (e sono tanti) quelli che soffrono e muoiono per testimoniare Gesù, come c’è chi è penalizzato a vari livelli per il fatto di comportarsi in modo coerente con il Vangelo, e chi fatica ogni giorno a rimanere fedele, senza clamore, ai propri buoni doveri, mentre il mondo se ne ride e predica altro. Anche questi fratelli e sorelle - ha aggiunto Francesco - possono sembrare dei falliti, ma oggi vediamo che non è così. Adesso come allora, infatti, il seme dei loro sacrifici, che sembra morire, germoglia e porta frutto, perché Dio attraverso di loro continua a operare prodigi (cfr At 18,9-10), a cambiare i cuori e a salvare gli uomini». Da qui il suo invito alla riflessione. «Chiediamoci, allora: mi interesso e prego per chi, in varie parti del mondo, ancora oggi soffre e muore per la fede? Tanti che sono assassinati per la fede. E a mia volta, cerco di testimoniare il Vangelo con coerenza, con mitezza e con fiducia? Credo che il seme del bene porterà frutto anche se non vedo risultati immediati?».
«Nel segno della testimonianza di Santo Stefano- ha concluso il Papa -, sono vicino alle comunità cristiane che soffrono la discriminazione, e le esorto a perseverare nella carità verso tutti, lottando pacificamente per la giustizia e la libertà religiosa».
Il Papa era partito dal sacrificio di Santo Stefano, al quale era presente - tra i persecutori - anche il giovane Saulo, che poi, dopo la conversione, sarebbe diventato san Paolo. «Pensiamo un momento a questa scena - ha detto il Pontefice -: Saulo e Stefano, il persecutore e il perseguitato. Tra loro sembra esserci un muro impenetrabile, duro come l’integralismo del giovane fariseo e come le pietre lanciate contro il condannato a morte». Eppure, al di là delle apparenze, c’è qualcosa di più forte che li unisce, ha fatto notare Francesco. «Attraverso la testimonianza di Stefano, infatti, già il Signore sta preparando nel cuore di Saulo, a sua insaputa, la conversione che lo porterà ad essere il grande Apostolo Paolo. Stefano, il suo servizio, la sua preghiera e la fede che annuncia, soprattutto il suo perdono in punto di morte, non sono vani. Sembrano concludersi nel nulla, ma in realtà il suo sacrificio lancia un seme che, correndo in direzione opposta ai sassi, si pianta, in modo nascosto, nel petto del suo peggiore rivale, per trasformarne il cuore di pietra in cuore di carne».
Infine il Pontefice ha invitato a guardare il presepe. «Vi invito a sostare davanti al grande presepe di Piazza San Pietro, ispirato a quello che San Francesco fece a Greccio 800 anni fa. Osservando le statue - ha proseguito -, vedrete sui volti e negli atteggiamenti un tratto comune: lo stupore. Vedrete uno stupore che si fa adorazione. Lasciamoci colpire dallo stupore davanti alla nascita del Signore. Vi auguro di custodire questo in voi, lo stupore che si fa adorazione».