Ursula von der Leyen - Ansa
Caro direttore,
le ultime settimane hanno sconvolto il nostro mondo. La nostra routine quotidiana di prima ci sembra già un pallido ricordo lontano; in questo momento invece tra quanti leggono queste righe c’è forse qualcuno che presenta sintomi e molti che conoscono qualcuno che si è ammalato. Tutti noi ci preoccupiamo per i nostri cari. Ma la peculiarità di questa situazione è che ciascuno di noi ha un ruolo importante da svolgere per superarla: come cittadini, ma anche come aziende, città, regioni, nazioni e questo in tutto il mondo. Sì, è vero: in un primo momento l’Europa è stata presa un po’ in contropiede da un nemico sconosciuto e da una crisi senza precedenti per portata e repentinità. Di questo passo falso paghiamo le conseguenze ancora oggi.
Ma l’Europa adesso si è rialzata ed è unita, e questo grazie all’ondata di solidarietà che attraversa tutta l’Unione. Nelle ultime settimane abbiamo visto medici e infermieri in pensione rimettersi al lavoro e milioni di persone offrirsi per prestare aiuto in qualsiasi modo. Abbiamo visto ristoranti consegnare cibo al personale medico esausto, case di moda confezionare camici d’ospedale e produttori di automobili mettersi a fabbricare ventilatori polmonari. Questa solidarietà è contagiosa, ed è al centro della nostra Unione. Grazie a questa spinta la vera Europa è tornata. Quella che si unisce per riuscire in un’impresa che sarebbe impossibile per ciascuno singolarmente. L’Europa si è attivata e lavora senza sosta ogni giorno per salvare il massimo di vite umane, per proteggere i mezzi di sussistenza e dare un impulso alle nostre economie.
Nelle ultime settimane abbiamo adottato misure che sarebbero state impensabili solo poco tempo fa. Abbiamo reso le nostre norme in materia di aiuti di Stato più flessibili che mai per dare alle imprese, grandi e piccole, il sostegno di cui hanno bisogno. Abbiamo allentato le nostre regole di bilancio come mai prima d’ora per far sì che gli stanziamenti nazionali e della Ue arrivino rapidamente a chi ne ha bisogno. Tutto ciò ha permesso alle istituzioni dell’Unione e agli Stati membri di mettere a disposizione 2.800 miliardi di euro complessivi per la lotta contro la crisi, la più forte risposta mai messa in atto nel mondo.
Questa settimana l’Unione Europea andrà ancora oltre: abbiamo proposto un nuovo strumento, il Sure, per garantire che le persone possano mantenere posto di lavoro e reddito e per aiutare le imprese a restare a galla durante la fase di stallo. Fornirà 100 miliardi di euro per aiutare i governi a integrare il reddito se l’azienda avrà dovuto ridurre le ore lavorative e potrà servire anche ad aiutare i lavoratori autonomi. Si tratta di un aiuto per chi deve pagare l’affitto, le bollette o la spesa e per mantenere in vita altre imprese. Per intensificare la lotta per salvare vite umane, abbiamo inoltre deciso di destinare ogni centesimo rimanente nel bilancio di quest’anno. Questo strumento di emergenza servirà a fornire attrezzature mediche vitali e aumentare il numero dei test diagnostici.
Per affrontare questa crisi non possiamo adoperare mezze misure. E così sarà per gli anni a venire, quando dovremo cercare di far uscire la nostra economia dalla crisi. Per questo avremo bisogno di investimenti massicci, sotto forma di un Piano Marshall per l’Europa. Al centro di questo piano ci deve essere un nuovo, forte bilancio della Ue. I vantaggi sono evidenti: il bilancio della Ue è uno strumento rodato di solidarietà e modernizzazione. Con la sua durata settennale, crea cer- tezza per gli investitori e affidabilità per tutte le parti coinvolte. Ma così come il mondo appare molto diverso da come era appena qualche settimana fa, così deve essere il nostro bilancio. Questo è un momento cruciale in cui le economie indebolite dalla crisi attuale dovranno riaccendere i motori e far girare nuovamente quella realizzazione unica che è il nostro mercato interno.
I miliardi, le migliaia di miliardi, spesi oggi per evitare una catastrofe peggiore sono un investimento nella nostra protezione futura e saranno vincolanti per le generazioni a venire. Ecco perché le risorse del nostro prossimo bilancio devono essere investite in maniera intelligente e sostenibile, contribuendo a preservare ciò che ci è caro e a rinnovare il senso di appartenenza tra le nazioni europee. Ma soprattutto, ripeto, dobbiamo spendere in maniera da investire nel nostro futuro, ad esempio per ricerca innovativa, infrastrutture digitali, energia pulita, sistemi di trasporto innovatici, economia circolare intelligente. Un Piano Marshall di questo tipo contribuirà a costruire un’Europa più moderna, sostenibile e resiliente. Questa è l’Unione che ritengo possa emergere dalla situazione odierna, così come ha sempre fatto dopo ogni crisi nella nostra storia.
Questo sforzo immane, questa nuova Europa, richiederà una cosa più di ogni altra: i cit- tadini europei devono desiderare un futuro comune in cui siamo solidali gli uni con gli altri. E quello che vedo in atto oggi in Europa ci indica la via da percorrere e mi riempie di orgoglio. Il futuro dell’Europa sono i medici polacchi che sono accorsi in Italia. È la Repubblica ceca che invia mascherine alla Spagna e ad altri Paesi. Sono gli aerei che trasportano i malati dal-l’Italia settentrionale alla Germania orientale o i treni che portano le persone oltre frontiera, dove vengono curate gratuitamente nei reparti di terapia intensiva. Sono i bulgari che inviano dispositivi di protezione agli austriaci e gli austriaci che inviano mascherine all’Italia.
È la prima scorta comune europea di attrezzature mediche o i respiratori e i kit diagnostici acquistati insieme da quasi tutti i Paesi, dalla Romania al Portogallo, e spediti poi in Spagna, in Italia e altrove. Migliaia di europei che erano rimasti bloccati all’estero in Vietnam, in Sudafrica o in Argentina e che sono potuti tornati a casa grazie a un volo europeo hanno toccato con mano la forza e la solidarietà di questa Unione. Ognuno di questi atti di solidarietà fa l’Europa un po’ più grande. E non ho dubbi che tra non molto l’Europa si rialzerà. Unita.
Presidente della Commissione europea