Provarsi nella scrittura competenza di cittadinanza
sabato 5 febbraio 2022

Sull’esame di maturità, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha scelto la strada della serietà e del rigore. O forse solo quella della normalità. La normalità possibile in questa situazione ancora per molti versi eccezionale. Auspicavo proprio tale soluzione su queste stesse colonne lo scorso novembre, quando l’argomento era oggetto di accesa discussione tra chi (alcune associazioni studentesche) avrebbe preferito continuare anche per quest’anno con la maturità 'semplificata' (niente prove scritte, solo il colloquio orale, commissione tutta interna tranne il presidente) e coloro (soprattutto gli insegnanti) che sostenevano la necessità di tornare il più rapidamente possibile alla formula ordinaria (i due scritti seguiti dall’orale, con una commissione per metà interna e metà esterna e presidente esterno).

Letto quel mio intervento, mi scrisse un’amica: «Da insegnante sono d’accordo con te, ma come mamma di una ragazza che quest’anno è in quinta liceo sono un po’ preoccupata... sinceramente preferirei la formula 'easy'». È comprensibile la preoccupazione che i ragazzi non si trovino a fronteggiare un esame troppo difficile, tenuto conto delle difficoltà vissute in questi ultimi tre anni scolastici. E credo che questa preoccupazione sia non soltanto degli stessi ragazzi e dei loro genitori, ma anche degli insegnanti e dei dirigenti scolastici, una parte dei quali – infatti – ha commentato negativamente la decisione del ministro.

Eppure si tratta di una scelta improntata a un criterio di saggia mediazione. Quest’anno scolastico si sta svolgendo più regolarmente degli ultimi due. Al netto di qualche periodo di quarantena – peraltro coperto da una didattica a distanza (Dad) ormai meglio organizzata –, i ragazzi hanno seguito le lezioni con continuità. È vero che all’esame di maturità si raccoglie quanto si è seminato anche negli anni precedenti, ma è altrettanto vero che le prove sono incentrate sul programma svolto nell’ultimo anno. Inoltre le 'semplificazioni' previste dal ministro vanno proprio incontro agli studenti, tenendo conto delle asperità del loro percorso dovute alla pandemia. Le tracce del secondo scritto saranno formulate dalle singole commissioni (non arriveranno cioè da Roma, come quelle della prima prova) e verteranno soltanto su una materia caratterizzante i vari indirizzi (e non su due, come previsto dalla normativa: per esempio latino o greco al liceo classico, matematica o fisica allo scientifico ecc.). Ma soprattutto la commissione tutta interna offre la massima garanzia ai ragazzi: a valutarli saranno i loro stessi docenti, quelli che li conoscono bene e che altrettanto bene sanno cosa sono riusciti a fare e cosa no, e quali problemi hanno attraversato.

Tornare alle prove scritte era molto importante. Per tutta una serie di ragioni (che non hanno a che fare con la pandemia, ma con i più ampi cambiamenti socio-culturali di questi ultimi anni), i ragazzi fanno sempre più fatica a scrivere, a esporre un tema, ad argomentare correttamente il proprio pensiero. Questa difficoltà si rovescia, a cascata, sul prosieguo degli studi: lo vediamo in maniera molto chiara – e preoccupante – all’università. Ma scrivere in modo corretto è, anche per quei ragazzi che dopo la maturità cercheranno di inserirsi direttamente nel mondo del lavoro, un’essenziale competenza di cittadinanza. Prevedere gli scritti alla maturità è dunque una decisione che è per il bene dei giovani stessi. Se capissero questo, non scenderebbero in piazza per protestare. Sta a noi adulti spiegarglielo.

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