Come sarà l’esame di maturità di questo anno scolastico? Sarà un’altra maturità 'di emergenza' come le ultime due? Oppure si tornerà alla normalità? In queste settimane se ne sta già discutendo. Rispetto alle altre che sperimentiamo (sanitarie, sociali, economiche), questa piccola incertezza scolastica potrebbe sembrare una piccola cosa. Eppure, se ci mettiamo nei panni di una studentessa o di uno studente all’ultimo anno delle superiori, possiamo facilmente comprendere che il modo con cui si è chiamati a concludere il proprio percorso scolastico non è questione di poco conto. Non si studia solo in funzione dell’esame finale (e della sua forma), ma certamente per prepararsi in modo efficace conviene sapere con un certo anticipo (il più largo) quali prove ci si troverà a sostenere.
Alcuni studenti – ne ha dato notizia su queste colonne il 19 novembre Paolo Ferrario – hanno lanciato un appello al governo affinché anche nel 2022 l’esame di stato si svolga con le modalità degli ultimi due anni: niente prove scritte, solo un colloquio che parte da un elaborato preparato in precedenza dal candidato, e la commissione tutta interna (cioè a interrogare sarebbero gli stessi docenti della classe) eccezion fatta per il solo presidente di commissione. Diversi insegnanti lanciano appelli in senso diametralmente opposto.
Da docente, vorrei sostenere anch’io con forza l’idea che – in questo come in altri campi – sarebbe auspicabile il ritorno al massimo di normalità possibile. Riepiloghiamo rapidamente quanto è accaduto negli ultimi due anni. Nel 2020 si decise di semplificare in maniera sostanziale l’esame, che assunse la struttura sopra descritta. Decisione molto opportuna: la didattica a distanza si era svolta a singhiozzo, con tante difficoltà, stante l’impreparazione del sistema a mettere in atto una novità assoluta. Lo scorso giugno – nel frattempo Mario Draghi aveva preso il posto di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, e Patrizio Bianchi quello di Lucia Azzolina a Viale Trastevere – si è stabilito di riproporre lo stesso esame dell’anno prima. Anche se nel frattempo le scuole e i ragazzi si erano attrezzati per la Dad, il fatto che le lezioni in presenza in alcune Regioni fossero state sospese per diverse settimane durante l’anno scolastico aveva suggerito di andare incontro in questo modo ai maturandi.
Ora però la situazione è ben diversa. La scuola a settembre è cominciata in presenza e – al netto delle quarantene dovute nel caso di un focolaio in una qualche classe – così sta proseguendo. Sono convinto che – anche a fronte di un eventuale (e purtroppo in questi giorni prevedibile) peggioramento della situazione sanitaria complessiva – molto difficilmente si tornerà alla Dad. In questi ultimi due anni abbiamo capito tutti (insegnanti, studenti, famiglie) quanto la 'chiusura' delle scuole sia stata fonte di sofferenza e di problemi, e come una tale soluzione debba essere evitata a tutti i costi (tra l’altro la grande maggioranza dei ragazzi delle superiori si sono vaccinati). Se l’obiettivo - che stiamo perseguendo, dalla scuola all’università - è quello di un ritorno alla normalità, l’esame di maturità dovrebbe essere il più possibile normale.
Sarebbe poi particolarmente grave se qualcuno pensasse di utilizzare la foglia di fico della pandemia per demolire surrettiziamente l’esame di stato, magari attraverso una sua riforma de facto. Sarebbe anche bizzarro, perché l’esame è stato riformato tre anni fa, e con la nuova formula (due scritti e un orale), si è svolto soltanto una volta (nel 2019). Francamente per il 2022 non si comprenderebbero le ragioni di un esame diverso da quello stabilito dalla normativa. Dire sin da ora in maniera chiara ai candidati che l’esame sarà quello previsto significa trasmettere loro un messaggio di serietà, invitarli a lavorare bene, a impegnarsi per superare brillantemente questa prova. Che continua a rimanere – ne sono convinto – un passaggio fondamentale. Anche solo per il suo valore simbolico. Che però da una semplificazione ingiustificata risulterebbe fortemente indebolito.