Il Governo sta rivoluzionando – come ha preconizzato il premier Mario Monti – il modo «di vivere e di pensare» degli italiani. Addirittura sta mandando in soffitta alcuni fondamentali del paradigma italiano, dal Dopoguerra in poi. Quelli che segnarono il "Miracolo economico": la motorizzazione di massa e l’edilizia abitativa. Quando si ripercorrono gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, non si può fare a meno di ricordare la Fiat 600, l’Autostrada del Sole e i condomini cresciuti come funghi. Un sogno ben presto conquistò l’immaginario collettivo: ogni famiglia cominciò a coltivare la speranza di acquistare un’automobile e di poter avere un tetto di proprietà. Negli ultimi due decenni del secolo scorso fu la volta della seconda casa, al mare o in montagna. Sempre e comunque, il mattone... e l’auto per andare in vacanza. Un sogno collettivo che tutti i governi hanno alimentato, anche facendo leva sulle agevolazioni fiscali. Ormai conosciamo tutti i limiti di quelle scelte, dalle autostrade intasate all’inquinamento ambientale, dagli sfregi urbanistici alla scarsa tenuta dei piani regolatori.Di sicuro, però, sappiamo che oggi 85 italiani su cento sono proprietari di una casa e questo costituisce una ricchezza reale per il Paese, un primato italiano e un’anomalia nell’Occidente. Una circostanza che ha facilitato il lavoro del governo Monti, nell’attuazione (salvo correzioni e ripensamenti) di quella Imu – vera e propria tassa patrimoniale permanente – che era stata predisposta dal governo Berlusconi. Così come è stato facile agire fiscalmente sui consumi legati all’automobile, attraverso le accise sulla benzina. Il governo non può non sapere quanto la mobilità degli italiani dipenda dalle automobili, ma ha spinto la tassazione sui carburanti a livelli impensabili. Sino a decidere di fronteggiare le spese della Protezione civile, in caso di disastri naturali, con un ulteriore incremento "di scopo" di 5 centesimi a litro del costo della benzina.Se attendevamo segnali dal governo li abbiamo ricevuti. Muoversi in auto costerà sempre più. Le prime case (ma anche e soprattutto le seconde e terze abitazioni), sono destinate a essere tassate permanentemente con importi raddoppiati o triplicati rispetto alla vecchia Ici. Il tutto mentre già si intravede, all’orizzonte, la rivisitazione delle rendite catastali.In conclusione, due paradigmi della crescita italiana, che hanno rappresentato il motore dello sviluppo (e nel caso delle abitazioni hanno anche contributo al processo di patrimonializzazione delle famiglie), vengono messi seriamente in discussione. Come reagiscono gli italiani? Stanno già comprando meno case e meno auto. Anche perché gli strati popolari, e i giovani in particolare, sono già tagliati fuori a causa dei redditi insufficienti. Ragionevolmente possiamo dire che il rapporto degli italiani con l’automobile e con la casa sia destinato a cambiare profondamente, proprio in virtù di quel cambio di mentalità e di stili di vita suggerito da Monti.Dunque, un certo "sogno" italiano sembra arrivato al capolinea. Ma chi governa, o aspira a governare, ha l’onere di indicare un orizzonte, un obiettivo, un traguardo, un progetto. Poiché è impossibile e anche un po’ ridicolo che "il pareggio del bilancio" pubblico possa diventare il nuovo "sogno" italiano, occorre che si mettano in moto l’intelligenza e la fantasia delle classi dirigenti. Anche per individuare nuovi paradigmi attorno ai quali costruire lo sviluppo. Potranno e dovranno diventarlo certamente il risanamento dell’ambiente e il welfare sussidiario. Il primo si fa strada a fatica, ma ha dalla sua la spinta di tanta opinione pubblica italiana e mondiale. Anche nella prospettiva del recupero e della riqualificazione del patrimonio edilizio (pubblico e privato) in abbandono. Per il secondo, invece, occorre scommettere saggiamente sulla famiglia (e sulla rete delle famiglie), l’unico soggetto in grado di far crescere una domanda-offerta di servizi che diventi anche il perno di una moderna "economia civile". Il passo non è breve per costruire, seguendo questa via, nuove imprese e creare occupazione di buona qualità, ma le famiglie hanno la struttura e la carica giusta per affrontarla. Va preservata e sostenuta.